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Quando politica e personalismi si incrociano con l'amministrazione, ecco i danni. Note sulla ex Piave

La sconfitta del correntone non è bastata ai fassiniani, vogliono veder scorrere i "cadaveri" dei nemici
Mocio ha tolto le deleghe a Massimo Frellicca, ex assessore

foto di copertina

di Dante Freddi

La turbolenta vita interna dei Ds ha condizionato pesantemente e condiziona ancora  la politica amministrativa della città. Anche il sindaco Mocio, giorni fa, ha evidenziato la necessità di distinguere il piano amministrativo da quello politico, per non creare l'increscioso "cortocircuito istituzionale" che si è verificato nelle scorse settimane.
La sconfitta del correntone non è bastata ai fassiniani, vogliono veder scorrere i "cadaveri" dei nemici e il flusso di "ex cimicchiani" sotto il ponte di Paglia è già iniziato: Germani e Frellicca sono passati. "Ad albero abbattuto, accetta accetta", avrebbe detto Verga.
Nella lotta sono finite le grandi scelte per la città, prima tra tutte la Piave, che sconta i peccati della dell'insipienza dei partiti nostrani. A cominciare da quando fu istituita RPO società per azioni, con un consiglio d'amministrazione tutto spartitorio e con il solo Barbabella che aveva un cursus honorum e un'esperienza amministrativa all'altezza della situazione. Dopo le elezioni del 2004 è proceduta un'azione politico amministrativa di rallentamento e di quotidiana delegittimazione dell'attività di RPO, fino alla farsa dell'approvazione del business plan. Poi c'è stato un anno di blocco dell'attività determinato dal socio di riferimento Comune di Orvieto, fino alla modificazione della ragione sociale e fino ad oggi, con una gestione di tecnici che ne garantiscono la sopravvivenza.

Ora, tra un rinvio e l'altro giustificato dalla complessità ed importanza e gravità della scelta, non sappiamo nulla, se non quanto è già stato deciso e che quindi lì ci sarà il "palazzo delle istituzioni" e quello della "salute", anche questi in ritardo, sempre per la complessità, importanza e gravità della scelta.

Tolto il prezioso "giocattolo" dalle mani di Barbabella, i  nostri amministratori devono ancora decidere, o "farsi decidere", cosa fare della ex caserma.
La destinazione per infermeria e mensa, che saranno occupate da uffici comunali e dell'ASL, è già stata individuata. Che deve essere costruito un albergo, per dare sostanza all'asfittico palazzo dei congressi, è altrettanto certo e la palazzina comando è adatta. Quindi, si operi almeno a stralci, con soluzioni tecniche che non inficino possibili destinazioni del rimanente corpo a "c". Certo, procedere con un progetto globale sarebbe meglio e più logico, ma se non c'è il coraggio di decidere, bisogna prendere atto che il coraggio, scusatemi la seconda citazione, questa volta manzoniana, "chi non ce l'ha non se lo può dare" e quindi domani sarà come oggi.
Limitare i danni e andare avanti, avanti un po', è già una soluzione.

Pubblicato il: 02/04/2007

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