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Per un partito cattolico-riformista-popolare. Contributo al dibattito su 'Un partito di cattolici'

Mario Tiberi

Ripropongo questo corsivo scritto qualche tempo fa e che pu? essere utile nel dibattito lanciato da Dante Freddi con "Per un partito di cattolici"

"Mi succede sempre pi? di frequente di difficilmente sapermi districare tra i grovigli dei confini ultimi che separano il conosciuto dall?ignoto, nell?incessante altalena del riflusso nell?oblio di molte realt?, date illusoriamente per certe perch? apparenti come stabilmente acquisite, e dello scavalcamento verso la luce della verit? di poche dimensioni di tenebra rischiarate dai lumi dell?intelletto attraverso la cognizione.

Sui banchi di scuola, ai tempi di quando frequentavo il Liceo Classico, una eccellente insegnante di lingua e letteratura italiana, donna dalle larghe ed aperte vedute culturali travalicanti le catene montuose delle Alpi, mi invit? ad avvicinarmi allo studio di una corrente filosofico-letteraria denominata ?Dadaismo? perch? imparassi, fin da giovane, che la realt? non si esaurisce solamente in ci? che si vede, si sente o si pu? toccare con mano ma che, anche il surreale e l?utopico, debbono essere tenuti in degna considerazione se non si vogliono perdere occasioni importanti di crescita spirituale e di allargamento dei propri orizzonti esistenziali.

Nonostante le vissute convulsioni di questi ultimi giorni, dovute all?appesantirsi della crisi politica ed economico-finanziaria gravante sulla mia amata citt? e generata da attempata ?mala gestio rei publicae?, mi sono comunque imposto alcuni ritagli di spazio e di tempo da dedicare alla riflessione e all?approfondimento di qualche tema di nodale orientamento.

La societ? contemporanea ? malata di indifferenza e di eccesso di egoismi singolaristi che, in una visione nefasta e distorta di squilibrati rapporti di comunit? coercitivamente organizzate, finiscono inevitabilmente per sfociare nell?esatto opposto rispetto al bene supremo rappresentato dalle libert?: nasce da qui la mala pianta nelle cui radici germoglia l?affermazione trionfale del totalitarismo, prima come ?forma mentis? e, poi, come realizzazione pratica.

Totalitario ? ogni sistema che esclude tutto ci? che non ? conforme ad esso, tende a sopprimere qualsiasi diversit? che ha in s? le potenzialit? di intaccarne la sua essenza monolitica, omogenea ed ontologica e, quindi, consente la sola sopravvivenza di censiti e accuratamente selezionati elementi, funzionali unicamente a se stesso.

Si potrebbe arrivare a dire, attraverso un cinico gioco di parole, che la natura pi? intima dell?essere totalitario risiede nel suo rappresentarsi come ?total-elitario?.

In politica, totalitarie sono le forme statuali in cui, con lo strumento del pensiero e del partito unico, si perviene alla strutturazione ideologica della dittatura; in economia, totalitario ? lo statalismo collettivistico che nega la propriet? privata dei mezzi di produzione di beni e servizi; ma lo ? anche il capitalismo selvaggio e non corretto da interventi di etica redistributiva della ricchezza derivante dallo spiegarsi degli effetti del libero Mercato.

Anche se da alcune mie prese di posizione potrebbe apparire il contrario, non sono mai stato un estremista ed, anzi, mi sono sempre sforzato di ricercare stadi di equilibrio intermedio tra dimensioni divaricate e divergenti trovando nel popolarismo, fondato sul pluralismo solidaristico e sulla democrazia sostanziale, quella concezione umanitaria e comunitaria della societ? che, unica, pu? davvero essere fonte di liberazione dalle gabbie del qualunquismo e della rassegnazione servile.

Il marxismo-leninismo ? stato definitivamente sconfitto dalle esperienze tragiche e fallimentari del socialismo reale; il cattolicesimo democratico versa in obiettive difficolt? a causa della sua involuzione verso derive spesso conservatrici: non riesco ad intravedere, all?orizzonte, altro che una rivisitazione in chiave moderna del pensiero cattolico-riformista-popolare che non ho difficolt? alcuna a ribattezzare come il ?Liberalpopolarismo?, nuova frontiera di una ritrovata ideologia politico-filosofica per tutti coloro che aspirano ad un ordine sociale pi? aperto, pi? ugualitario, pi? armonico, pi? giusto.

Non so quanti condivideranno tale ragionamento e tale impostazione; ma se il corso degli eventi dimostrer? anche una bench? minima base di fondatezza alle esposte argomentazioni, allora sar? come aver riscoperto ?L?uovo di Colombo?.

Pubblicato il: 16/11/2010

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