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Mocio e Cimicchi ai ferri corti

Le lettere aperte di Cimicchi e Mocio denunciano un clima difficile, ammorbato da seminatori di discordia

foto di copertina

di Dante Freddi

Le polemiche di questi giorni sulla vicenda triste e complessa dell'università e sul rapporto tra Orvieto da una parte e Provincia e Regione e poteri provinciali e regionali dall'altra, rimbalzano sulla stampa, recepite però, in verità, soltanto da una piccola parte dell'opinione pubblica, quella più politicamente coinvolta. Intanto, seminatori di discordia si aggirano con i soliti "documenti segreti" che tirano fuori furtivamente dal giornale, come i venditori di patacche, e provvedono a ravvivare le fiammelle che minacciano di spegnersi.
In questa atmosfera ammorbata capita allora che un ex sindaco(Cimicchi) senta la necessità di esprimere la sua amarezza per una esperienza umana e politica pesante, ed un nuovo sindaco(Mocio) gli ricordi che "non ci possono essere 'centri direzionali' diversi da quelli istituzionali. Chi non condivide questa linea-dice Mocio-, peraltro perfettamente riportata sui documenti approvati tra giugno e luglio, deve mettere in pratica comportamenti conseguenti". In pratica, si dimetta.
Cimicchi e Mocio sono alla resa dei conti, esasperati da un confronto personale che credo sostanzialmente non li riguardi e che sono altri a compiere continuamente, per realizzare il progetto di rompere una continuità di collaborazione politica ed amministrativa che dura da dieci anni.
E ci stanno riuscendo. Con il solito "terzo", il "seminatore", che gode tra i due litiganti.

Pubblicato il: 09/10/2006

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