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I disubbidienti di Forza Italia si presentano alla città

Nel dibattito organizzato dalla fronda a Gribaudo, forse maggioranza nel partito e probabilmente nuova classe dirigente, escono attacchi al clero ed alla Fondazione CRO. Morcella non perdona. Leoni, assente, fa sentire la sua presenza

Cronaca

di Dante Freddi

Venerdì della Passione, Palazzo dei Sette, convegno dei "disubbidienti" di Forza Italia.

Si presenta l'opportunità di conoscere il pensiero di Forza Italia su qualcosa.

Dietro il tavolo della presidenza senza presidente, con coordinatore del dibattito "il coordinatore dei dibattiti" Giulio Ladi, la bandiera americana e quella italiana. Al centro una minacciosa scritta avverte i presenti:"Giù le mani dalle caserme". Carletto Perali accoglie ed introduce. Entro con le mani in tasca.

All'avvocato Massimo Morcella l'incarico di definire le questioni di partito. Dopo un affondo doveroso contro l'amministrazione comunale che ha ridotto Orvieto ad «una città di quarta categoria», tocca alla dirigenza forzista. Mai nominato Gribaudo, ma la sua è definita "non politica" e totalmente assente l'iniziativa sotto la sua direzione, a parte l'eroica eccezione dei consiglieri comunali Turreni ed Ermini.

Morcella rappresenta la voglia di esistere di due terzi del partito, così dice, stretti in un angolo da una chiusura preconcetta. Dopo gli affondi polemici, l'augurio che finalmente il congresso del 25 maggio rappresenti l'occasione per parlare della città. Subito dopo Ermini, che illustra come il ruolo di un consigliere ad Orvieto sia quello «di un combattente al fronte», oberato da responsabilità e competenze, in più abbandonato dal partito, solo. L'immagine di Turreni ed Ermini spauriti, abbracciati, minacciati da una sinistra ringhiosa, cuccioli soli di una Forza Italia debole e distratta, mi tocca. Il consigliere accenna qualche considerazione sulla caserma 'Piave, una questione affrontata dalla maggioranza «con arroganza» ed interviene subito Turreni. Premette che la filosofia di Forza Italia è quella «del fare e non quella del dire» e attacca la politica dei rifuiti dell'Amministrazione, che riempie di "mondezza" la città per solidarietà con l'incapace governatore della Campania Bassolino. Il racconto è colorito e poiché odio i rifiuti e ho simpatia per Turreni mi sento un po' più in sintonia con l'ambiente. Turreni chiude ricordando che la sua è la «filosofia del fare», tanto per evitare dubbi. Finalmente l'atteso intervento di Manlio Morcella. «La città è all'anno zero» e poi giù agli ultimi cinquant'anni di politica amministrativa della città, una politica che ha avuto «l'espressività che viene dalla campagna» e che, nonostante l'imbellettamento di qualche intellettuale, non poteva riuscire ad accompagnare la città verso la modernità. Niente di quanto è stato disegnato per il futuro della città convince Morcella. Non si salvano neppure gli emigrati che hanno aumentato la popolazione iscritta all'anagrafe, che sono «di bassa qualità». L'avvocato si fa sfuggire anche un grido di pessimismo, quando annuncia che questo sistema di potere è invincibile. Invincibile perché frutto di decenni di connivenze, con in più il clero orvietano, «fattore K», a sostenere il sistema e ad imporre un turismo di pellegrini totalmente inadatto per Orvieto. Sotto tiro anche la Fondazione Cassa di Risparmio, governata da uomini di centro destra che però sono subalterni alla sinistra. «Mi auguro che il presidente abbia qualche idea autonoma», conclude Morcella. L'udienza è praticamente chiusa.

Pier Luigi Leoni, assente, vaga nella sala come essenza intellettuale .Chi ha letto il suo gustoso "Orvieto Kaputt" si è reso conto che è stato adottato come libro di testo anche da Forza Italia disubbidiente.

Pubblicato il: 19/04/2003

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