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Un medico in ogni campo, o tanti laici rianimatori ed un defibrillatore in ogni campo ?

Giordano riprende un dibattito aperto sul Messaggero e ribadisce l'importanza della formazione di laici rianimatori

E' stata pubblicata da Il Messaggero Umbria del 3 settembre 2006 ne " La voce dell' Umbria " una lettera " Per evitare che si muoia facendo sport " del dott. Giampiero Giordano presidente della Associazione Amici del Cuore di Orvieto e  responsabile del progetto Orvieto Cittacardioprotetta in replica all'articolo " E adesso un medico in ogni campo " a firma di Walter Rondoni, pubblicato su Il Messaggero Umbria il 17 agosto 2006.

Pubblichiamo la lettera integrale del dott. Giampiero Giordano in modo tale che le proposte degli Amici del Cuore di Orvieto e del Progetto Orvieto Cittacardioprotetta possano raggiungere il maggior numero possibile di interessati al grave problema dell'arresto cardiaco nel territorio ed in maniera particolare all'arresto cardiaco nello sport.

"Gentile Direttore,

in merito all'articolo "E adesso un medico in ogni campo", a firma Walter Rondoni, pubblicato nella quotidiano da Lei diretto, corre l'obbligo di esprimere qualche precisazione.

La morte improvvisa è un evento tragico che colpisce giovani atleti nel corso di esercizio fisico con frequenza compresa in letteratura tra lo 0.35 e il 2.3/100.000 all'anno, con una netta prevalenza nel sesso maschile rispetto al femminile. La variabilità riportata può dipendere da vari fattori, come il tipo di analisi effettuata, l'età media del campione esaminato, il livello di intensità dell'esercizio. Ogni volta che il mondo sportivo è funestato da un episodio del genere, ci si domanda come sia potuto avvenire e cosa si sarebbe potuto fare per evitarlo. Come è accaduto nel caso del giovane Alessio Calisti, calciatore, morto mentre si allenava con altri atleti in attesa di definire un rapporto con una società sportiva per la prossima stagione. Le soluzioni a caldo indicate da Luigi Repaci, responsabile del Comitato Regionale Umbro e da Claudio Tomassucci, responsabile del Settore giovanile e scolastico del CRU , per quanto lodevoli, dimostrano una scarsa conoscenza del problema della morte improvvisa nello sport. Distribuire a pioggia defibrillatori senza istruire laici rianimatori capaci di farli funzionare è una operazione lodevole ma di scarsa efficacia e pertanto solo di facciata, tanto è vero che saranno apparecchi destinati ad essere dimenticati in un angolo della medicheria, spesso non collegati alla corrente elettrica, e pertanto destinati a una rapida e definitiva usura o forse ancora peggio, inutili nel momento del bisogno, "perché nessuno lo sa usare". Altrettanto lodevole la presenza di un medico in ogni stadio, ma non dovrà essere solo durante le partite, ma anche durante gli allenamenti e non solo della prima squadra, ma anche di tutte le giovanili visto che l'arresto cardiaco non distingue tra gare ufficiali ed allenamenti, e neppure tra professionisti, dilettanti, amatori, giovani e giovanissimi. Una dichiarazione quindi di grande effetto ma che ha grossi problemi organizzativi per essere efficace nella lotta all'arresto cardiaco. Quanto all'obbligo di visite mediche periodiche con certificato medico di idoneità da allegare al tesseramento annuale, nulla da ridire, anzi tutto giusto , ma  tale misura basterà a scongiurare altri lutti ? Le morti improvvise nei giovani atleti sono spesso sottese da cardiopatie organiche infide, pronte a innescare la morte improvvisa in soggetti definibili peraltro "sani" anche al più scrupoloso degli esami obiettivi. Si fa riferimento alle ben note forme fruste di cardiopatia aritmogena del ventricolo destro, che non si associano a cardiomegalia e pertanto colpiscono cuori che potrebbero essere erroneamente definiti normali. Si fa riferimento a origini anomale delle arterie coronarie, riscontrabili purtroppo solo al tavolo autoptico, in cui lo schiacciamento del take-off coronarico anomalo ha luogo solo occasionalmente e sotto sforzo tra arteria aorta e arteria polmonare, innescando così un'ischemia miocardica acuta e la conseguente fibrillazione ventricolare. Si fa riferimento a forme precoci di malattia aterosclerotica coronarica, magari neanche significativa, ma con imprevedibile fissurazione e trombosi occlusiva durante l'allenamento o la competizione e conseguente morte improvvisa. E tutto ciò solo per citare alcuni esempi, peraltro molto rappresentativi percentualmente tra le cause di morte improvvisa negli atleti. E' chiaro che, in questi casi, alla medicina preventiva, cui può sfuggire l'identificazione precoce dei soggetti "a rischio", va associata la possibilità di somministrare tempestivamente la terapia in tempo reale, cioè la rianimazione cardiopolmonare e l'erogazione del DC shock da parte del defibrillatore automatico, due manovre che possono da anni essere bagaglio anche di personale non sanitario, di quei laici rianimatori che sono a nostro parere fondamentali nella lotta all'arresto cardiaco. Riflettendo con serenità e lucidità, ma tenendo ben presenti le peculiarità dell'arresto cardiaco, dal pochissimo tempo a disposizione per attivare una efficace rianimazione cardiopolmonare e per provvedere alla defibrillazione elettrica precoce, all' importanza del testimone all'arresto cardiaco e all'importanza del testimone esperto in rianimazione cardiopolmonare, ecco allora emergere forte la necessità dei Corsi di Formazione e Addestramento in Resuscitazione Cardiopolmonare rivolti al personale laico, comprendenti lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche in scenari di arresto cardiaco simulato, con esame finale e rilascio di relativo certificato, allo scopo di insegnare e diffondere la conoscenza circa il riconoscimento tempestivo dell'arresto cardiaco e tutte le manovre da mettere in pratica rapidamente, incluso, ovviamente , il corretto impiego del defibrillatore, per rianimare, con successo, il soggetto in arresto cardiaco. Allo svolgimento di questi Corsi potrebbero e dovrebbero partecipare tutti gli iscritti a vario titolo alle diverse Società Sportive, come dirigenti, allenatori, preparatori atletici, massaggiatori, atleti. Solo in questo caso la dotazione di defibrillatori esterni automatici troverebbe la possibilità di un  corretto e tempestivo impiego, ove necessario. Del resto, già esiste proprio in Umbria un modello di preparazione su larga scala del personale laico per il trattamento dell'arresto cardiaco extraospedaliero, ad integrazione di defibrillatori esterni collocati in zone critiche ad accesso pubblico.

E' il modello di Orvieto, "città cardioprotetta" ( www.cittacardioprotetta.org), ed è la bellissima esperienza della Cestistica Azzurra Iemmeci dove allenatori, dirigenti e atlete tutte, prima squadra e giovanili, sono diventati laici rianimatori per costituire un team sportivo  per vincere ma anche per vincere in uno di quei terribili momenti che non vorremmo accadessero mai.

E' presto ancora per parlare di risultati, ma sembra ragionevole che solo la piena integrazione dell'elemento umano con il progresso della tecnologia possa portarci a conseguire quei risultati che tutti ci auguriamo.     

Tutto questo solo mirando ad ottimizzare e concretizzare al meglio tutti gli sforzi che la nostra Comunità può produrre a salvaguardia e tutela di chi pratica sport a tutti i livelli".

                                                                                                       

                                                                   

Pubblicato il: 05/09/2006

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