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Un'intervista del vescovo scuote la vita "slow" di Orvieto

Il flash scattato alla città dal vescovo Scanavino, nell'intervista rilasciata alle colonne del quadrimestrale di informazione culturale, "Lettera Orvietana" e riproposta ieri su "Il giornale dell'Umbria" , ha lasciato a bocca aperta, per lo più favorevolmente, molti protagonisti della vita politica, economica e culturale della città

di Stefania Tomba

ORVIETO - Inatteso, lucido e spiazzante. Il flash scattato alla città a solo anno e mezzo dal suo insediamento, dal vescovo Scanavino - nell'intervista rilasciata alle colonne del quadrimestrale di informazione culturale, "Lettera Orvietana" e riproposta ieri su "Il giornale dell'Umbria" -  ha lasciato a bocca aperta, per lo più favorevolmente, molti protagonisti della vita politica, economica e culturale della città. Specie perché, per accidenti e inaspettatamente, si innesta proprio nel dibattito che sulla Rupe si sta animando, giorno dopo giorno, sul futuro della città. Un dibattito sul quale le parole del vescovo sembrano piombare come un macigno o forse come una pietra miliare, quasi a voler dare linfa alla riflessione e scrollare da un apatico sonno quella città che lui stesso definisce come una "bella addormentata". Non a tutti, però, è piaciuto commentare. Lo hanno fatto, per la verità, in pochi.

A partire da Luca Giardini, capogruppo consiliare di An. "Credo che il vescovo abbia semplicemente descritto la realtà - afferma Giardini - Lo ha fatto, naturalmente, sotto l'angolo di visuale del cristiano. Non va assolutamente strumentalizzato. Quello che noto con piacere, tuttavia, è che, dopo anni in cui la chiesa si è dimostrata molto benevola nei confronti dei governi cittadini, per la prima volta, un vescovo ha sentito il bisogno di dire, pane al pane vino al vino, come stanno le cose. Di dare a Cesare quel che è di Cesare".

Un plauso, anzi quattro arrivano dall'avvocato Manlio Morcella. "Quattro volte grazie al vescovo - dice - per avere denunciato una situazione da anni all'evidenza di tutti e che ora, per l'autorevolezza di chi l'ha indicata, non potrà più passare sotto silenzio; per essersi presentato - come era giusto, ma come, per troppo tempo, è stato inusuale in passato - quale vescovo della città e non di una parte della città; per non aver disatteso l'aspettativa di rendersi egli stesso giardiniere dell'incantevole luogo, al momento dell'investitura, da lui stesso definito giardino; per aver vibrantemente evidenziato l'esigenza di disegnare una politica culturale della città, da lustri contrabbandata con manifestazioni di paese. Il mio auspicio è che - in omaggio al principio della discontinuità finora affermatasi solo in chiave nominalistica - garantito e coordinato dell'attuale sindaco, si apra, a questo punto, un dibattito pubblico. Aperto a chicchessia, sul perché della realtà attuale, sulle metodologie da seguire per uscirne e su una proposta progettuale che dovrà nascere da un confronto nuovo, a città aperta. Che io confido, alla luce della pochezza politica, che venga espressa da esponenti primari della società civile. Cattolici, laici e laici credenti, meglio se giovani, che suppliscano all'inadeguatezza della politica ortodossa". 

"Accolgo con favore le dichiarazioni del vescovo - ha affermato Sandro Gulino, presidente di Confesercenti - Credo che la città abbia bisogno di una nuova spinta progettuale. E, nello specifico, credo che ci sia l'urgenza di tornare a un confronto aperto tra istituzioni e associazioni per trovare un nuovo slancio, contributi concreti e concertati per un progetto organico che sviluppi le questioni fondamentali dello sviluppo, in particolare quello economico e commerciale".

È il giornalista Roberto Antonio Basili a chiudere, momentaneamente, il cerchio degli interventi. "Da tempo - afferma - il giornale che dirigo ha capito che il vescovo Scanavino sarebbe stato un elemento fondamentale per il rinnovamento di questa città. E dimostra di esserlo, pur nell'assoluto rispetto dei ruoli, in questa occasione. Le sue dichiarazioni, quindi, le accolgo con grande favore e in qualche misura me le aspettavo. Ha ragione nel dire che serve un colpo di timone deciso per far compiere alla nave Orvieto una virata in grado di guadagnare il favore del vento. Speriamo che questo avvenga prima dell'American's cup 2007. Non c'è dubbio che il progetto Orvieto abbia esaurito la spinta propulsiva che conteneva e che quindi serva un nuovo progetto per governare questa città, un progetto capace di mettere in gioco tutte le forze economiche, culturali e sociali disponibili". 

Pubblicato il: 01/09/2005

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