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Bombe inesplose, paga lo Stato

Lo ha stabilito la sentenza del tribunale di Perugia, al termine di sei anni di ping pong per il saldo delle spese tra i Comuni (Orvieto, Allerona, Castel Viscardo) e lo Stato....

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di Stefania Tomba

ORVIETO – Sarà lo Stato a pagare le spese di brillamento per l’ordigno bellico inesploso rinvenuto in località poggio Capanna, tra Allerona e Castel Viscardo, nel luglio del ’99. Così ha stabilito la sentenza deposita lo scorso 29 giugno presso la cancelleria del tribunale di Perugia, al termine di sei anni di ping pong sulle pertinenze relative al saldo delle spese tra i Comuni interessati e gli organi dello Stato. Il giudice ha esonerato i Comuni (Orvieto, Allerona, Castel Viscardo) ma anche la Prefettura (come organo periferico del ministero degli Interni) e ha condannato la presidenza del Consiglio dei ministri – in qualità di organo sopraintendente all’organismo di Protezione civile nazionale – al pagamento di 26 mila 357 euro. La cifra (il corrispondente dei 51 milioni delle vecchie lire) dovrà essere corrisposta alla ditta Biagioli - che all’epoca si fece carico dei lavori - insieme a quanto dovuto per la rivalutazione e le spese legali.

“E’ una sentenza importante – commenta il legale della ditta orvietana, l’avvocato Luca Giardini – in quanto apre una breccia destinata a fare giurisprudenza, stabilendo che le spese a cui si va incontro nel caso di interventi di notevole risonanza come questo sono a carico dello Stato”.  E’ questa infatti la prima delle sentenze emesse dal tribunale di Perugia relativa ai procedimenti in ballo per il brillamento delle bombe rinvenute tra il luglio del ’99 e il marzo - aprile del 2000 nell’Orvietano. Procedimenti per i quali resta ancora da definire – ma a questo punto l’esito pare scontato – chi liquiderà la ditta Socil dei 132 milioni delle vecchie lire, fatturati per le operazioni di messa in sicurezza dei due ordigni rinvenuti nello stesso periodo in località Pianlungo. Tutte e tre le operazioni richiesero l’intervento degli artificieri dell’Esercito. Le operazioni furono coordinate dalla Prefettura di Terni e dal Comune di Orvieto. Sulla base dei suggerimenti degli artificieri in merito all’intervento, poi, le amministrazioni comunali scelsero le ditte che avrebbero portato a termine le operazioni. E le fatture, inizialmente addebitate alla Prefettura ternana, tornarono dopo qualche mese al mittente. Aprendo il contenzioso il cui primo nodo si è sciolto soltanto adesso con la sentenza di fine giugno. 

“E’ un bel successo – afferma l’avvocato che ha patrocinato i Comuni, Francesco Venturi – che conferma la validità di una regola non scritta che abbiamo sempre sostenuto. Ispirata a un principio di carattere generale secondo il quale il pagamento non può ricadere sulle singole amministrazioni quando alla radice c’è un problema di carattere nazionale come è stato quello dei bombardamenti. Altrimenti si rischierebbe di incorrere nell’assurdo di discriminare i Comuni che hanno avuto la sorte di essere più bombardati, rispetto a quelli che non lo sono stati o lo sono stati meno”.

ORVIETO – E’ stato il Dipartimento nazionale della protezione civile a corrispondere le spese per il brillamento dell’ultima bomba rinvenuta alla fine dell’agosto scorso in un vigneto di Tordimonte tra Baschi e Orvieto. Memori delle traversie giudiziarie allora ancora in corso, alle operazioni si diede il via libera solo dietro garanzia di certezza su chi avrebbe pagato. Fu, tra l’altro, una spesa irrisoria. Si fece del tutto per abbattere i costi. L’esercito per la prima volta mise a disposizione mezzi propri e venne impiegata un quarto della sabbia utilizzata in numerose altre occasioni. Fu così che la paura passò con soli 2 mila euro, centesimo più centesimo meno. Niente a che vedere con i vecchi 51 milioni a bomba delle vecchie lire.

Pubblicato il: 07/07/2005

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