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Sarà il rinascimento dei bianchi. Parola di Riccardo Cotarella

"Ci sono ottimi presupposti per una annata da non dimenticare. Sia da un punto di vista quantitativo, sia da un punto di vista della qualità". Largo ai bianchi freschi, fruttati e, al contempo, ricchi di struttura.

foto di copertina

di Stefania Tomba

ORVIETO - A prevedere un nuovo rinascimento per i bianchi (ma di carattere e strutturati, ricchi di intensi aromi) e una nuova stagione per il bianco d'eccellenza (l'Orvieto) è il"wizard" (il mago) dei rossi,"Monsieur Merlot" come lo chiamano i francesi, alias Riccardo Cotarella, enologo di fama mondiale e orvietano, di Monterubiaglio di nascita. 

A lui abbiamo chiesto quale previsione è possibile fare per la produzione dei bianchi di quest'anno sulla base delle analisi fatte fino a questo punto della stagione.
Ci sono ottimi presupposti per una annata da non dimenticare. Sia da un punto di vista quantitativo, per cui è ipotizzabile addirittura un aumento della produzione pari al 10-15 per cento rispetto allo scorso anno, sia da un punto di vista della qualità. Questo ovviamente per tutti quei produttori che hanno condotto bene l'ultima parte della maturazione ed hanno provveduto allo sfoltimento, ovvero all'eliminazione dei grappoli in sovrappiù, che penalizzano la qualità del prodotto finale, e sono corsi ai ripari in tempo rispetto alle malattie della vite, in modo particolare la peronospera".

Quest'anno cambia ufficialmente il disciplinare per l'Orvieto classico. Quale sarà la nuova anima dei nostri vini?
La decisione di rendere predominante il Grechetto conferirà al vino maggiore personalità e struttura. L'obiettivo è quello di passare da vini semplici e impersonali a vini che rispecchino maggiormente il territorio di produzione e le sue uve. E tutto ciò non farà che consolidare l'immagine dell'Orvieto classico quale vino di grande prestigio".

Come sta rispondendo il mercato ai bianchi? E vero che c'è un ritorno in questa direzione a dispetto del costante successo dei rossi?
E' vero per certi bianchi, quelli"seri". Il che significa trasformare l'approccio produttivo sin qui seguito. Non più secondo le tecniche del passato e, d'altro canto evitando il conferimento di aromi eccessivamente legnosi e barricati. Negli ultimi tempi il gusto si è orientato verso i vini bianchi freschi, fruttati e, al contempo,  ricchi di struttura".

L'Orvieto classico si è affermato nel Vecchio Continente e ha conquistato un certo spazio anche negli Stati Uniti . Qual è, oggi, la nuova frontiera da raggiungere?
Intercettare il mercato della Cina è l'opportunità da non lasciarsi scappare per il prossimo futuro. Lo considero un mercato dalle enormi potenzialità che vive oggi la condizione attraversata dagli Stati Uniti negli anni Sessanta. Occorrerebbe portare a maturazione i buoni rapporti che già ci sono".

Le vendemmie tardive possono, secondo lei, rappresentare un motivo in più di appeal per le produzioni locali?
Sono convinto che i passiti, i muffati stiano attraversando un momento di riflessione. Mentre il mercato, anche quello più giovane, si è nettamente spostato verso altre qualità. Che sono, ribadisco, la fragranza, la consistenza e l'aroma intensamente fruttato.

Quali sono i vitigni che consiglierebbe di impiantare ad un nuovo produttore nelle nostre zone?
Il bianco, ovviamente. E dirò di più: il Grechetto".

Un consiglio che fa coppia con le novità introdotte quest'anno dal nuovo disciplinare dei bianchi, frutto della sperimentazione infaticabile del Consorzio tutela dei Vini di Orvieto, che non pago dei successi raggiunti apre sempre nuovi e più ambiziosi percorsi per la promozione delle eccellenze locali.   

Pubblicato il: 15/09/2004

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