Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Il giubileo eucaristico è una grande occasione di rinascita. Non sprechiamola!

Ping pong # 30  Di queste occasioni, con questo significato e con questa portata, molte città non ne hanno, semplicemente perché non ne possono avere in ragione della loro natura e della loro storia. Orvieto ne ha avute, purtroppo senza "approfittarne" abbastanza, anzi, per qualcuna, senza sostanzialmente accorgersene. Oggi se ne presenta una notevole, che peraltro cade in un periodo particolarmente difficile. Ne sapremo finalmente cogliere il senso e le potenzialità, spirituali e pratiche?

foto di copertina

"Due anni di giubileo eucaristico concesso dal Papa. «Da questo momento - aggiunge Marra - si può procedere ad impostare un programma complessivo di iniziative liturgiche e spirituali, pastorali, artistiche e culturali, civili e religiose, che avranno come punti di riferimento Orvieto e Bolsena». Il Giubileo eucaristico avrà inizio nel mese di gennaio 2013 con l'apertura della porta santa nelle basiliche di Orvieto e di Bolsena e si concluderà nel mese di novembre 2014 con la chiusura della porta santa nelle medesime basiliche". (Da una notizia di OrvietoSi del 5.4.2012)

La notizia è di quelle importanti sul serio: in occasione del 750° anniversario del miracolo di Bolsena (1263) e della bolla "Transiturus" di Urbano IV° (1264), papa Benedetto XVI concede il giubileo eucaristico, che avrà inizio nel mese di gennaio 2013 con l'apertura della porta santa nelle basiliche di Orvieto e di Bolsena e si concluderà nel mese di novembre 2014 con la chiusura della stessa porta nelle medesime basiliche.

Che ci fossero queste due ricorrenze quasi contemporanee ovviamente si sapeva, che si stessero avvicinando naturalmente pure, ma non risulta che ci fosse un grande fermento per prepararle e gestirle come meritano. Ora arriva la notizia, credo inaspettata, del giubileo eucaristico straordinario e non possiamo che augurarci tutti che con essa si rompa il torpore che ci ammorba. Propongo perciò a Pier e ai lettori che avranno la bontà di leggerci anche in questo periodo pasquale qualche semplice riflessione, con la sola ambizione di contribuire a collegare questo evento alle prospettive di rinascita della città, sull'onda di quanto ha ben fatto qualche giorno fa Silvio Manglaviti.

Com'è noto e come è stato già evidenziato dallo stesso Manglaviti, innanzitutto ci si prospetta un'occasione straordinaria per riprendere creativamente il filo della storia secolare che dagli Etruschi al Medioevo ha fatto di Orvieto il centro religioso di un vasto territorio, con in più la possibilità che, se si raggiungesse l'obiettivo della proclamazione del Duomo come santuario eucaristico, la prospettiva territoriale diventerebbe un'apertura sul mondo, che non potrebbe non incontrare il lungo lavoro che, a partire dagli anni ottanta, ha affrontato i problemi della città in termini di internazionalizzazione. Da ultimo, se è concesso, se ne è occupato anche il COVIP con una proposta che ci auguriamo trovi prima o poi una giusta considerazione.

In secondo luogo, più prosaicamente ma non meno convintamene, ritengo che ci sia qualcosa di rilevante anche in un'ottica di più stretta politica territoriale e di più stringente necessità amministrativa, solo che si guardi, partendo dall'asse Orvieto-Bolsena, al ruolo interregionale di questa nostra area, che purtroppo noi stessi sottovalutiamo rispetto alle sue potenzialità. Si badi bene, un ruolo che oggi, nella fase della necessaria ricerca delle sinergie dello sviluppo possibile, sarebbe imperdonabile non affermare con la massima decisione. Parlo di un vero e proprio progetto per un nuovo sviluppo di area vasta.

In terzo luogo poi, si dovrebbe cogliere questa occasione come sfida per affermare finalmente un nuovo costume delle classi dirigenti, più collaborativo, più capace di valorizzare i punti di unione, più disponibile al dialogo costruttivo, più creativo, più attivo, più dinamico. E poi per stimolare una cultura diffusa più aperta, più accogliente, più ricca di prospettive possibili, più documentata, più dubitante e disponibile alla ricerca e però anche più ambiziosa e determinata. Insomma, una sfida per un rinnovamento non di facciata, ma di modo di intendere e di praticare, più che semplicemente la politica, la vita pubblica.

Infine, non può sfuggire che la sintesi di tutto questo sarebbe necessariamente la riscoperta del senso dell'essere comunità e con esso del bene comune come guida del pensiero e dell'azione.

Di queste occasioni, con questo significato e con questa portata, molte città non ne hanno, semplicemente perché non ne possono avere in ragione della loro natura e della loro storia. Orvieto ne ha avute, purtroppo senza "approfittarne" abbastanza, anzi, per qualcuna, senza sostanzialmente accorgersene. Oggi se ne presenta una notevole, che peraltro cade in un periodo particolarmente difficile. Ne sapremo finalmente cogliere il senso e le potenzialità, spirituali e pratiche?

Dalle fasi di crisi, com'è noto, si esce con il coraggio delle visioni innovatrici e delle scelte che le traducono in fatti per la vita. Però, com'è altrettanto noto, mentre con un certo sforzo si può arrivare a comprendere come stanno le cose nella vita di una città, è sicuramente meno facile impostare un percorso efficace di uscita dai problemi che essa vive per poi effettivamente realizzarlo. Allora conviene dire subito che se i decisori si chiuderanno anche in questo caso in esclusivi circoli, assisteremo a molte chiacchiere e a poche idee all'altezza del compito. E temo che la stessa cosa accadrà se si dovesse dar luogo alla creazione di organismi pletorici. Dunque già da qui si capirà se avremo imboccato finalmente la strada giusta. In ogni caso è necessario muoversi subito e recuperare il tempo perduto. Ora a Pier Luigi il compito di dire la sua.

Franco Raimondo Barbabella

 L'educazione cattolica m'impone prudenza nell'affrontare temi religiosi. Mi è stato insegnato che trattasi di un campo minato dove solo la gerarchia possiede gli strumenti per evitare guai. Ma la mia Chiesa, nonostante abbia impiegato quasi duemila anni per imparare il rispetto della libertà religiosa, rispetta la mia coscienza molto più di quanto lo facciano le altre Chiese cristiane coi loro fedeli, per non parlare delle altre religioni. In forza della mia libertà religiosa di coscienza e della mia libertà civile di parlare, metto becco  nei risvolti religiosi di questo giubileo. Anche perché Franco ha coperto magnificamente la tematica civile lasciandomi solo la possibilità di sottoscrivere le sue affermazioni.

Diciamo subito che la proclamazione del giubileo è un avvenimento solenne che ha le sue radici nella Bibbia. Ogni cinquant'anni gli antichi Ebrei celebravano un anno di grazia tutto particolare nel quale gli uomini e la natura chiudevano un ciclo e ne aprivano un altro. Gli schiavi tornavano liberi, la terra veniva restituita a coloro ai quali era stata assegnata per la prima volta. «Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non seminerete e non raccoglierete quello che i campi produrranno da sé, e non vendemmierete le vigne non potate. Poiché è il giubileo; esso vi sarà sacro; mangerete il prodotto che vi verrà dai campi. In quest'anno del giubileo ciascuno tornerà in possesso del suo.» (Levitico 11-13).

Un anno di liberazione per gli uomini e per la natura, che simboleggia la liberazione dal peso dei peccati che si accumula sulla coscienza degli esseri umani. E la liberazione dal peso dei peccati è la più bella forma di liberazione, da accogliere veramente con giubilo. È in questo spirito che il papa Bonifacio VIII proclamò nel 1300 un anno di remissione universale dei peccati da acquistarsi con il pellegrinaggio a Roma, alle tombe degli Apostoli. Bonifacio previde una cadenza cinquantennale per i nuovi anni giubilari, ma finì con l'affermarsi la cadenza venticinquennale, con le eccezioni del 1933 e del 1966. Ovviamente, essendo gli uomini, anche quelli di Chiesa, fatti di anima  e di corpo, il bisogno spirituale della remissione dei peccati s'intrecciò sempre con quello materiale di trarre guadagni dal flusso dei pellegrini. E noi gente del terzo millennio non siamo da meno. Infatti la proclamazione di questo giubileo eucaristico suscita, per associazione molto umana d'idee, la speranza di rilanciare Orvieto sul piano turistico, cioè commerciale.

Dal punto di vista spirituale, invece, la proclamazione di questo giubileo fa pensare a una certa affinità d'interessi e d'intenti tra due papi vecchi e malandati, entrambi incantati dal sacramento dell'Eucarestia: Urbano IV e Benedetto XVI.

Il Papa felicemente regnante, nell'udienza generale del 17 novembre 2010, aveva detto:

Cari fratelli e care sorelle, anche questa mattina vorrei presentarvi una figura femminile, poco nota, a cui la Chiesa però deve una grande riconoscenza, non solo per la sua santità di vita, ma anche perché, con il suo grande fervore, ha contribuito all'istituzione di una delle solennità liturgiche più importanti dell'anno, quella del Corpus Domini. [] Alla buona causa della festa del Corpus Domini fu conquistato anche Giacomo Pantaléon di Troyes, che aveva conosciuto la Santa durante il suo ministero di arcidiacono a Liegi. Fu proprio lui che, divenuto Papa con il nome di Urbano IV, nel 1264, istituì la solennità del Corpus Domini come festa di precetto per la Chiesa universale, il giovedì successivo alla Pentecoste. Nella Bolla di istituzione, intitolata Transiturus de hoc mundo (11 agosto 1264) Papa Urbano rievoca con discrezione anche le esperienze mistiche di Giuliana, avvalorandone l'autenticità, e scrive: "Sebbene l'Eucaristia ogni giorno venga solennemente celebrata, riteniamo giusto che, almeno una volta l'anno, se ne faccia più onorata e solenne memoria. Le altre cose infatti di cui facciamo memoria, noi le afferriamo con lo spirito e con la mente, ma non otteniamo per questo la loro reale presenza. Invece, in questa sacramentale commemorazione del Cristo, anche se sotto altra forma, Gesù Cristo è presente con noi nella propria sostanza. Mentre stava infatti per ascendere al cielo disse: «Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20)".

Il Pontefice stesso volle dare l'esempio, celebrando la solennità del Corpus Domini a Orvieto, città in cui allora dimorava. Proprio per suo ordine nel Duomo della Città si conservava - e si conserva tuttora - il celebre corporale con le tracce del miracolo eucaristico avvenuto l'anno prima, nel 1263, a Bolsena. []  Urbano IV chiese a uno dei più grandi teologi della storia, san Tommaso d'Aquino - che in quel tempo accompagnava il Papa e si trovava a Orvieto -, di comporre i testi dell'ufficio liturgico di questa grande festa. Essi, ancor oggi in uso nella Chiesa, sono dei capolavori, in cui si fondono teologia e poesia. Sono testi che fanno vibrare le corde del cuore per esprimere lode e gratitudine al Santissimo Sacramento, mentre l'intelligenza, addentrandosi con stupore nel mistero, riconosce nell'Eucaristia la presenza viva e vera di Gesù, del suo Sacrificio di amore che ci riconcilia con il Padre, e ci dona la salvezza. [] Vorrei affermare con gioia che oggi nella Chiesa c'è una "primavera eucaristica": quante persone sostano silenziose dinanzi al Tabernacolo, per intrattenersi in colloquio d'amore con Gesù! È consolante sapere che non pochi gruppi di giovani hanno riscoperto la bellezza di pregare in adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Penso, ad esempio, alla nostra adorazione eucaristica in Hyde Park, a Londra. Prego perché questa "primavera" eucaristica si diffonda sempre più in tutte le parrocchie, in particolare in Belgio, la patria di santa Giuliana. []

La concessione del Giubileo eucaristico mi fa venire in mente che il sacramento dell'Eucarestia, insieme a quello del Battesimo, è riconosciuto e praticato anche dalle Chiese ortodosse e da quelle protestanti. Quindi il giubileo può essere l'occasione per una ripresa del dialogo tra le Chiese cristiane con spirito ecumenico. La divisione tra i cristiani ha robuste radici storiche, ma rappresenta uno scandalo da eliminare impiegando tutta la possibile buona volontà. La mia speranza è che Orvieto e Bolsena siano in grado di organizzare incontri eucaristici ecumenici e che rimangano negli anni futuri punti di riferimento per le confessioni cristiane acattoliche.

Pier Luigi Leoni       


Ping Pong è la rubrica di Orvietosì curata da Franco Raimondo Barbabella e Pier Luigi Leoni. Un appuntamento del lunedì in cui i due nostri "amici" raccontano la loro su una frase apparsa sul nostro giornale durante la settimana, una palla che io lancio ad uno dei due e che loro si rimpallano. Ci auguriamo che questo gioco vi piaccia e si ripeta il successo di "A Destra e a Manca". Naturalmente tutti i lettori sono invitati la tavolo di Ping Pong. Basta inviare una e-mail a dantefreddi@orvietosi.it 

Questa è la puntata 30

Pubblicato il: 09/04/2012

Torna alle notizie...