Imposta di soggiorno? No grazie
Su un turismo allo stremo il Comune pensa di introdurre la tassa di soggiorno. Dal no di Confindustria Alberghi, Confesercenti e Federalberghi alla crisi del turismo in generale. Intanto, da venerdì scatta la tassa per il mordi e fuggi: 30 euro a bus turistico
ORVIETO - Registrano ormai un tasso di occupazione delle camere che oscilla da un 22-23% nel centro storico a un 30% ad Orvieto scalo, dove si lavora prevalentemente con le comitive, a prezzi stracciati. Sono strangolati dal 23% di aumento della Tarsu, "iniqua" perché pagata in base alla volumetria e non all'occupazione effettiva delle stanze. Subiscono la "concorrenza sleale" di decine e decine di b&b, più o meno autorizzati che "nessuno controlla". Qualcuno ha già chiuso, altri sono ricorsi alla cassa integrazione e poi ai licenziamenti. Si va verso la conversione o addirittura la chiusura. Senza contare l'Imu in arrivo e la totale assenza di politiche di promozione.
E' in questo contesto di crisi profonda del settore alberghiero che il Comune di Orvieto sta pensando di introdurre l'imposta di soggiorno: da uno a 5 euro per notte di soggiorno, in proporzione al prezzo. La levata di scudi delle categorie, come è facilmente immaginabile, è unanime. Da Confinduistria Alberghi passando per Federalberghi e Confesercenti arriva un secco no, a priori. Semplicemente: "Orvieto non è nelle condizioni di pagarla" afferma Piero Caponeri presidente di Confindustria Alberghi Terni. Già, perché a pagare la tassa alzando i prezzi (che ad Orvieto già sono del 25 - 30 % sotto i listini ufficiali) non ci pensa proprio nessuno, a meno di non volersi letteralmente "suicidare". Quindi, va a finire che l'imposta di soggiorno la paga l'albergatore, non il turista. E così, d'altronde, sarebbe certamente per i booking on line già pagati.
In pratica, "l'imposta di soggiorno diventa una tassa in più" - come fanno notare Sandro Gulino, presidente di Confesercenti ma anche Riccardo Cristofari di Federalberghi- dopo la Tarsu (contestata perché calcolata sulla volumetria della struttura e non sull'effettiva occupazione di essa), l'Imu, l'occupazione di suolo pubblico e altro. Il balzello poi è del tutto improponibile per gli hotel che lavorano con le comitive. E' sufficiente un esempio. Ad Orvieto ci sono alberghi che si reggono sul turismo cinese, ospitando 40-50 gruppi l'anno che arrivano alle 9 di sera e ripartono alle 10 del mattino. Loro Orvieto neanche la visitano. Ci fanno tappa, sfruttando la vicinanza dell'A1. Per dormire pagano 17-19 euro a persona. Bene, se a tali cifre si applicasse la tassa di soggiorno, Orvieto semplicemente non sarebbe più concorrenziale e le comitive invece che ad Orvieto si fermerebbero a Orte o a Chianciano.
"La tassa di soggiorno non è che la ciliegina sulla torta - afferma Caponeri - purtroppo Orvieto non ha più un'identità. E' anche l'unica realtà in Italia, dove i posti letto dei b&b, abusivi e non, superano quelli degli alberghi e il Comune - non si sa perché - non vuole controllare. Quello che manca e non si vuole fare - aggiunge Caponeri - è un sistema unico di gestione del territorio. Inutile che consorzi e musei facciano promozione ognuno per sé. Non è questa la strada. Ci vuole una cabina unica di regia con chiarezza dei ruoli del pubblico e del privato. Invece, purtroppo, si va avanti a chiusure e licenziamenti. E il settore perde occupati. Ma di questi lavoratori, diversamente dalla manifattura ad esempio, nessuno si fa carico".
Intanto, la giunta comunale si appresta ad approvare la tassa di 30 euro per i pullman turistici che dovrebbe entrare in vigore da venerdì. Così anche il turismo "mordi e fuggi" farà la sua parte.
Pubblicato il: 04/04/2012