Orvieto istituisce la De.Co.
Primo Comune in Umbria. La De.Co è denominazione comunale di origine. Potrà essere applicata ad un prodotto tipico, un prodotto dell'artigianato, una ricetta, una festa, un terreno, un sapere o un paniere di prodotti
ORVIETO - Orvieto, primo Comune in Umbria, istituisce la De.Co.: denominazione comunale di origine. Potrà essere applicata ad un prodotto tipico, un prodotto dell'artigianato, una ricetta, una festa, un terreno, un sapere o un paniere di prodotti. Si tratta di uno strumento per la valorizzazione delle attività agro - alimentari tradizionali e non solo che risultano presenti in una determinata realtà territoriale. La proposta, accolta all'unanimità dal consiglio comunale, è arrivata dal consigliere del Pdl, Pierluigi Leoni. "L'Umbria - ha detto Leoni nell'illustrare l'atto - è una delle pochissime regioni italiane in cui nessun Comune ha deliberato in materia di De.Co. Le denominazioni comunali - ha aggiunto - consistono nella individuazione e nella ufficializzazione da parte delle amministrazioni comunali di prodotti in senso lato che contribuiscono all'identità della comunità affidata alle loro cure. Essa hanno un significato eminentemente culturale, che non esclude, anzi favorisce, positivi risvolti economici". L'iscrizione al registro De.Co. sarà gratuita e vagliata, di volta in volta, in base al regolamento da un'apposita commissione comunale che sarà composta anche da associazioni di categoria e possibili portatori di interessi presenti in città. Essenziale il rispetto di due principi: la storicità, per evitare improvvisazioni che possono nascere da meri interessi commerciali, e l'espressione di un patrimonio collettivo e non il vantaggio di una singola azienda.
L'Umbria è una delle pochissime regioni italiane in cui nessun Comune ha deliberato in materia di De.Co.
Orvieto il primo Comune dell'Umbria che regolamenta le De.Co.
Che cosa sono le De.Co.?
Le De.Co. (Denominazioni Comunali) consistono nella individuazione e nella ufficializzazione da parte delle amministrazioni comunali di prodotti (in senso lato), che contribuiscono all'identità della comunità affidata alle loro cure.
Le De.Co. hanno un significato eminentemente culturale, che non esclude, anzi favorisce, positivi risvolti economici.
Esse non sono vie brevi rispetto alle denominazioni europee riconosciute, ma atti di consapevolezza e di responsabilità nell'uso dello spazio di libertà che la Costituzione italiana riconosce alle autonomie locali.
Le De.Co. trovano i loro limiti nel rispetto di due principi: la storicità, per evitare improvvisazioni che possono nascere da meri interessi commerciali; la espressione di un patrimonio collettivo e non il vantaggio di una singola azienda.
Breve storia delle De.Co.
Il fenomeno delle De.Co. nasce a seguito della legge 142/1990 (Testo Unico Enti Locali, attualmente decreto legislativo 267/2000) che consente ai Comuni di disciplinare, nell'ambito dei principi sul decentramento amministrativo, la valorizzazione delle attività agro-alimentari tradizionali che risultano presenti nelle diverse realtà territoriali.
In seguito ed in forza di questa potestà concessa ai Comuni, l'ANCUI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) nel 2000 redige una proposta di legge di iniziativa popolare recante: "Istituzione delle denominazioni comunali di origine per la tutela e la valorizzazione delle attività agro-alimentari tradizionali locali".
Nel frattempo, giuristi e opinion leader intervengono in merito all'opportunità dei Comuni di legiferare in tema di valorizzazione dei propri prodotti. Il giurista Giuseppe Guarino e il giornalista Luigi Veronelli ingaggiano una battaglia per la diffusione del fenomeno delle De.Co.
Essi iniziano a fare riferimento anche alla legge Costituzionale n. 3/2001, che conferisce ai Comuni la potestà di emettere regole in campo agricolo. Da qui, o meglio da quella data, si segnala il proliferare di Comuni che deliberano una o più Denominazioni Comunali.
La burocrazia ministeriale ha tentato di intralciare lo sviluppo delle De.Co. che, per la loro natura, sfuggono al dirigismo europeo e governativo, ma si è dovuta arrendere a un fenomeno che, pur con qualche invitabile stravaganza, è sospinto dal vento inarrestabile della libertà.
I tre filoni delle De.Co.
Allo stato attuale, il fenomeno delle De.Co. è attestato su tre filoni principali:
I
La De.Co. su un PRODOTTO TIPICO.
E' il caso di un prodotto agricolo coltivato in quel territorio, adattatosi nel tempo e conservato, come coltura, dagli abitanti di un paese. E' questo il caso della Mela grigia di Torriana, della cipolla rossa di Breme, dell'asparago di Cilavegna, del pomodoro cuore di bue di Belmonte Calabro, della pesca limonina di Asti, della cipolla borettana di Boretto, dell'albicocca puntinata della Valeggia di Quiliano.
La De.Co. su un PRODOTTO DELL'ARTIGIANATO ALIMENTARE.
E' il caso di un prodotto dell'artigianato alimentare locale, che rappresenta un valore identitario delle famiglie di un paese. Lo sono gli amaretti di Mombaruzzo, lo sono gli amaretti di Gallarate, il cioccolato di Modica, il pane di Visso, la michetta di Dolceacqua, il panettone di Milano oppure la Pizza di Tramonti.
La De.Co. su un PRODOTTO DELL'ARTIGIANATO.
Si tratta di un sapere che ha sviluppato un artigianato locale. Ad esempio i fischietti di Rutigliano o i Camparot di Lu Monferrato. Tutti questi esempi di De.Co. hanno una caratteristica: possono rappresentare il fulcro di attività commerciali. Quindi la loro crescita di notorietà può richiedere forme di tutela che possono sfociare nella creazione di un'Associazione di produttori, in un Consorzio e nell'avvio di una richiesta di denominazioni riconosciute dall'Unione Europea come la Dop o l'Igp, percorso che ad esempio sta interessando il cioccolato di Modica o il panettone di Milano. In assenza di questi riconoscimenti che richiedono un iter complesso, è possibile registrare un "marchio collettivo territoriale", come è accaduto per l'Amaretto di Mombaruzzo. Ma questi sono momenti dove il Comune non può entrare, mentre vi entrano i singoli produttori.
II
La De.Co su una RICETTA
Questo tipo di De.Co. rappresenta il livello meno commerciale e più culturale. E solitamente è legato ad una tradizione, che a sua volta ha prodotto una sagra, codificando la storia e l'esistenza di un piatto. E' il tipo di De.Co. che ultimamente sta trovando più consensi, e che meglio esprime il concetto identitario che menzionavamo prima. Ecco alcuni esempi. A Milano, il Comune ha deliberato la De.Co. in due tornate per il risotto giallo, i mondeghili, i rustin negàa. Quindi i Subrich di Masio, il Turtun di Castelvittorio, la torta amara della Vallera, la torta Paciarela di Gessate, gli agnolotti gobbi di Asti, la bistecca Madama la Piemonteisa di Savigliano, i tortelli con la coda di Vigolzone, la Seupa a la Vapelenentse di Valpelline.
La De.Co. su una FESTA
Si tratta di momenti legati alla tradizione di un piatto o di un prodotto, che rimangono un momento di aggregazione popolare di una data Comunità, con una certa storicità. Esempio di questo gruppo è sicuramente la De.Co. sulla Fiera del Bue grasso di Moncalvo (At).
Le De.co. su un SAPERE
Sono denominazioni riferite ad una pratica in uso in un determinato Comune come può essere una tecnica di pesca, di coltivazione, di artigianato. Ad esempio i muretti a secco di Arnasco (Sv) o gli infernot di Frassinello Monferrato (Al).
La De. Co. su un TERRENO.
E' il caso, assai diffuso, delle De.Co. sulle tartufaie, che di fatto tutelano (vedi esempio del tartufo nero di Montemale) un territorio vocato alla crescita e raccolta di una particolare specie di tartufo.
III
Le De.Co. MULTIPLE
Il terzo filone delle De.Co, riguarda situazioni multiple o aggregate, come ad esempio la De.Co. sulla pasticceria alessandrina, che si situa a ombrello sui due tipi di De.Co, precedenti, oppure un esempio su scala provinciale, come il Paniere dei prodotti della provincia di Torino o il Paniere delle De.Co. della provincia di Vicenza. Ma attenzione, mentre il caso del Paniere è un eventuale aggregazione di De.Co. comunali (pochissimi dei 30 prodotti hanno la De.Co.), le aggregazioni all'interno di un Comune che intendiamo noi partono da una storia, come il sapere diffuso ed emulato sulla pasticceria alessandrina.
E' un discorso ben diverso dal Comune che fa più De.Co., a volte con un principio solo quantitativo.
LINK UTILI
Comune di Marsala - Prodotti De.C.O. Comune di Marsala
www.comune.lazise.vr.it/allegati/regolamento deco_100316095318.pdf
Denominazione Comunale di Origine (De.C.O.) - Comune di PONT CANAVESE (TO)
De.Co. - Il portale di Papillon della Denominazione Comunale.
Pubblicato il: 04/04/2012