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Consigli di zona: non buttiamo il bambino con l'acqua sporca

Pier Luigi Leoni "Cosa è peggiore, che qualche famiglia si accordi su come votare o che otto famiglie su dieci non votino per niente?". Leoni dà valore alla partecipazione come valore fondante della democrazia e le regole per l'elezione dei consigli possono modellarsi sulle necessità...

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Sui consigli di zona è stata maturata un'esperienza di 15 anni e su questa esperienza si dovrebbe riflettere. Quando nacquero era di gran moda la partecipazione, ma la vera ragione che convinse tutte le forze politiche a varare quegli organismi fu la particolare distribuzione della popolazione nel territorio orvietano. Una particolarità che emergeva nel sorgere di comitati locali spontanei senz'altro utili, ma privi di verifica democratica e di stabilità istituzionale.

Oggi è di moda demonizzare i costi della politica, ma basta conciliare le esigenze del risparmio con quelle della partecipazione.

Per i consigli di zona, è vero, come dice il consigliere il consigliere Marco Moscetti, che la spesa sta tutta, o quasi, nel procedimento elettorale. Dagli appunti per la mia autobiografia risulta che il primo sistema elettorale fu elaborato dal sottoscritto. Esso costava poco e portò la percentuale dei partecipanti al voto a quota superiore al 70 per cento, un vero record. Basta pensare che, a quel tempo, a Città di Castello non si raggiungeva il 17 per cento. La situazione si ribaltò quando, successivamente, si decise di introdurre un costoso sistema elettorale che scimmiottava quello delle elezioni comunali. La riforma fu giustificata col fatto che il primo sistema elettorale, basato sulla spedizione delle schede a casa degli elettori, non poteva garantire che non avvenissero manipolazioni della segretezza del voto in seno alle singole famiglie. Ma cosa è peggiore, che qualche famiglia si accordi su come votare o che otto famiglie su dieci non votino per niente?

A mio avviso si possono e si devono introdurre modificazioni per rendere più semplice e meno costoso il procedimento elettorale e per non convalidare i consigli di zona quando i votanti non arrivino al 50 per cento. La rappresentanza va data a chi la vuole avere.

Altre modifiche potrebbero essere introdotte per fluidificare il rapporto tra i consigli di zona e gli organi comunali e per dare più rilievo all'apporto di tali rappresentanze.

E poi non mi sembra onorevole distruggere ciò che è stato democraticamente inventato e che, bene o male, ha funzionato, o almeno è sopravvissuto. Si valorizzi il bene e si rimedi al male.

 

Pubblicato il: 23/03/2012

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