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Emergenza lavoro, le opposizioni chiedono un consiglio comunale aperto

L'iniziativa delle maestranze di "Mmanifatture"non è che l'ennesimo episodio della crisi economica che, da un anno a questa parte, investe con sempre maggiore violenza il territorio orvietano e che ha progressivamente coinvolto il comparto del tessile (vedi caso Grinta), le costruzioni e gli inerti, i servizi di call-center, le cooperative sociali fino ai vari settori dell'artigianato e del commercio. C'è un'emergenza-lavoro ignota solo a chi preferisce girare la testa dall'altra parte o a chi gode di ampie rendite. Siamo davanti ad un passaggio difficile che richiede la mobilitazione e la responsabilità di tutta la città: dalle istituzioni alle organizzazioni sociali e datoriali al mondo del credito e delle fondazioni. Dobbiamo maturare, tutti insieme, la consapevolezza che questa crisi mette a repentaglio, oltre che un patrimonio enorme fatto di capacità e di know-how dei lavoratori, quel benessere collettivo e quella qualità della vita che si tengono in piedi perché alla loro base c'è il lavoro vero e concreto di donne e uomini.

Oggi si deve imporre con forza il tema dell'emergenza-lavoro, a tutti i livelli di governo, a partire da quello comunale. Di questo dobbiamo parlare e di questo devono poter discutere gli orvietani. Dobbiamo parlare delle cinquecento famiglie su cui pende la mannaia della disoccupazione e delle nuove privazioni che dovranno sopportare, dei giovani condannati a cercare un lavoro in luoghi sempre più lontani e di ciò che è necessario fare per riportare nelle famiglie serenità anche economica, sicurezza e dignità.

Noi vogliamo parlare di questo. Per questa ragione abbiamo richiesto un consiglio straordinario aperto, da convocare con la massima celerità, per avviare un confronto tra cittadini, lavoratori, organizzazioni sociali, gruppi politici, imprenditori e istituti bancari sulla crisi economica e sulle proposte da mettere in campo per avviare una nuova fase di sviluppo.

Siamo convinti che nessuno vorrà sottrarsi alla responsabilità del confronto.

Pubblicato il: 20/03/2012

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