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Forse ci potrebbe salvare una 'Conventio ad includendum' con qualche buona idea

Ping pong #27 "Propongo questa domanda: ma vi sembra che possa avere un futuro una città che difficilmente riesce a prendere atto del positivo di cui sono portatrici le persone e cerca quasi sempre di sporcare, imbrattare, liquidare, con la violenza della maldicenza e anche ben peggio, chiunque si allontani in qualche modo dalla mediocrità?"

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"Rompe gli indugi. Bastano due comunicati, una conferenza stampa simbolicamente condotta in solitaria e la politica sonnacchiosa, inconcludente e pavida degli ultimi tempi ha un sussulto di inaspettata vitalità" (Da un articolo di Massimo Morcella pubblicato su OrvietoSi il 14.03.2012)

La frase che il Direttore ci propone di commentare appartiene ad un articolo di Massimo Morcella, un professionista serio che a suo tempo si è avvicinato, come purtroppo hanno fatto pochi altri, all'impegno politico per la sua città che per fortuna non ha ancora del tutto abbandonato. La tesi di Morcella è la seguente: sono bastati due comunicati di Stefano Cimicchi perché la "sonnacchiosa, inconcludente e pavida politica orvietana degli ultimi tempi" abbia avuto un "sussulto di inaspettata vitalità"; ed è accaduto perché "natura abhorret a vacuo" (la natura ha orrore del vuoto), ciò che vale non solo in fisica ma anche in politica, cosicché, laddove non c'è o non si percepisce che ci sia quello che normalmente si intende per politica (idee, visione, progetti, dibattito costruttivo, iniziative di un qualche significato per coerenza ed efficacia), qualcuno si fa avanti e riempie il vuoto che si è creato. L'analisi è interessante, però io non credo che la reazione sia una dimostrazione di vitalità, stando almeno a ciò che si è visto finora con riferimento sia ai soggetti che agli oggetti di essa reazione.

Comunque, ciò che a Morcella interessa sottolineare mi pare sia non tanto la riconfermata volontà di Stefano Cimicchi di partecipare attivamente alla vicenda orvietana (cosa normale, e non si vede perché non dovrebbe essere così, a meno che qualcuno non intenda affermare personali ostracismi, che sarebbero illegittimi e inefficaci, e che anche per questo dovrebbero essere resi espliciti con assoluta inequivocabile chiarezza), quanto la condizione del  dibattito pubblico nella nostra città nelle contingenze del momento che viviamo. L'affermazione centrale mi pare infatti senza alcun dubbio questa: "La politica orvietana è caratterizzata dal vuoto: vuoto di idee, di progetti, di speranze, di aspettative, di concretezza, di umiltà, di competenza, di coraggio, di forza, di lungimiranza, di abnegazione, di impegno e di coerenza".

Si tratta di un'affermazione perfettamente coincidente con il succo di Ping Pong di lunedì scorso. Perciò su questo piano poco mi sento di poter aggiungere. In realtà qualcosa solo su un punto, perché a mio avviso - l'ho già detto - ormai il tema è come andare oltre. Il punto è perché ci si dovrebbe preoccupare se Stefano Cimicchi continua a fare politica interessandosi innanzitutto della sua città e al contrario non ci si dovrebbe preoccupare del fatto che questa città normalmente respinge, e se possibile massacra, chi per essa cerca di fare qualcosa in quanto ha idee, le manifesta e, avendone le capacità, cerca le vie attraverso le quali poterle realizzare.

Propongo questa domanda: ma vi sembra che possa avere un futuro una città che difficilmente riesce a prendere atto del positivo di cui sono portatrici le persone e cerca quasi sempre di sporcare, imbrattare, liquidare, con la violenza della maldicenza e anche ben peggio, chiunque si allontani in qualche modo dalla mediocrità?

E' certamente una domanda retorica, che ha in se stessa la risposta. Ma varrebbe sicuramente la pena che su questo terreno si sviluppasse finalmente un dibattito serio. C'è infatti un lungo percorso fatto dalle classi dirigenti di questa città nel cercare di evitare di fare i conti con i propri errori. Non li elenco solo perché l'elenco sarebbe troppo lungo. Tuttavia almeno su alcuni va detto che finché ci si sorvola non si verrà a capo di nulla. Ad esempio, qualcuno pensa che si possa continuare a fare discorsi a pera sulle responsabilità delle difficoltà di bilancio del comune? Qualcuno pensa che si possa continuare a fare di ogni erba un fascio sulla mancata rifunzionalizzazione dell'ex Piave, soprattutto dopo che la sentenza della Corte dei Conti ha fatto capire chiaramente come sono andate le cose e come esse effettivamente, incontrovertibilmente, stanno? Infine, qualcuno pensa che si possa continuare a tempo indeterminato a far finta di niente rispetto al modo in cui si sono selezionate e continuano ad essere selezionate le classi dirigenti? Non mi aspetto certo una resipiscenza da parte di chi pure dovrebbe, ma queste sono domande vere. E se a qualcuno si chiude la vena, peggio per lui.

Dicevo però che il tema è ormai come andare oltre questo costume pessimo e questo vuoto di politica che viviamo. A mio parere si può fare molto. Propongo, forse ripetendomi per alcuni aspetti, alcune linee di azione. 1. Basta con la "conventio ad excludendum", nel nostro caso non tanto di partiti, quanto di persone; 2. Sì ad una "conventio ad includendum", che non vuol dire inciucismo, tutti intruppati, ecc. ecc., ma ricerca dell'unità tra persone e forze, culturali, sociali, economiche, prima ancora che politiche, in nome di un comune forte interesse per combattere il degrado e rilanciare la speranza di futuro sulla base di un'idea di risanamento e di sviluppo possibile; 3. Elaborazione di un pacchetto di idee essenziali e strategiche su cui costruire il più largo consenso, ad esempio: che cosa vuol dire ruolo interregionale del territorio orvietano, come e per quali obiettivi dare vita alle unioni speciali dei comuni, come utilizzare il patrimonio pubblico non per fare speculazioni o risanare i debiti ma per produrre ricchezza (e dunque anche per risanare i debiti), ecc. ecc.; 4. Definire uno stile di governo che sia chiaramente improntato alla valorizzazione del merito rispetto alla tentazione ricorrente di accontentarsi della mediocrità; 5. Selezionare una classe dirigente amministrativa che abbia quale caratteristica di fondo la dedizione al bene comune e la capacità di assolvere ai propri compiti. Qualcuno per caso è disposto ad adottare il Codice etico proposto dal COVIP?

Per ora mi fermo qui. Sarebbe già un grande risultato se ci si degnasse di incominciare a discutere sul serio di temi come questi, senza paura di scoprirsi o di accreditare chi propone la discussione come interlocutore. Altrimenti tra poco, senza il necessario coraggio, ognuno sarà solo interlocutore di se stesso. Non certo Pier Luigi, da cui mi aspetto una schiacciata all'altezza della sfida.

Franco Raimondo Barbabella 

Mi arriva una palla veloce e con l'effetto, perciò difficile. E non perché sono in ballo due personaggi, Massimo Morcella e Stefano Cimicchi, che sono tutt'altro che scialbi e secondari e quindi hanno voce in capitolo, ma perché Franco ha messo brutalmente in evidenza il nodo gordiano che blocca la realtà orvietana.

Franco, esperto di storia e di filosofia della storia, sa che Alessandro Magno, tagliando il nodo di Gordio con un colpo di spada (che nel nostro caso sarebbe lo scioglimento del consiglio comunale) si aprì le porte per la conquista dell'Asia, ma finì male. Perciò fa capire che prima del colpo di spada bisogna comprendere le cause del groviglio e intervenire su di esse, affinché non subentri un altro Gordio a intrecciare le cortecce di corniolo sul giogo che grava sul collo degli Orvietani.

Ebbene, la metafora  cui ricorre Morcella (la natura non sopporta il  vuoto) è lecita come espediente retorico. Ma io sostengo che il mondo politico, essendo un'astrazione, può resistere a lungo, al contrario del mondo fisico, alla mancanza di idee e di soluzioni. Una dimostrazione lampante la danno oggigiorno i rappresentanti dei partiti politici in parlamento. I giornalisti si dannano per ricavarne qualche concetto e riescono a estorcere solo qualche banale ritornello. I politici aspettano che passi 'a nuttata,  col terrore che si faccia giorno troppo presto, prima che i professori abbiano dato una rabberciata alla cassa e alla reputazione nazionale.

Provo ad analizzare la situazione psicologica degli Orvietani e di chi ha a che fare col problema Orvieto.

Ci sono gl'incoscienti: quelli che non hanno la percezione della gravità della situazione perché la loro vita personale è quella di prima e non pensano né agli altri né al futuro.

Ci sono i soddisfatti: quelli che comunque se la passano bene e non hanno interesse a grandi sconvolgimenti.

Ci sono gli umiliati: quelli di sinistra, ancora intronati dalla batosta del 2009, che si trovano fuori da quella che ritengono la loro casa e non hanno la lucidità per ritrovare il buco della serratura.

Ci sono gli emozionati: quelli di destra, ancora esaltati dall'insperato successo, memori di una vita di frustrazioni. Essi si appagano con la goduria di veder soffrire i loro eterni nemici.

Ci sono gli attendisti: quelli che aspettano il maturare di alternative sostanziali e sostanziose.

Ci sono i movimentisti: quelli che lavorano per strutturare aggregazioni attive.

Ci sono gl'incazzati: quelli che si sfogano a chiacchiere, ma non fanno niente.

In queste categorie c'è posto per tutti: per me, per Franco, per Morcella, per Cimicchi, per Concina e per i suoi assessori, per i revisori comunali, per il prefetto, per i magistrati della Corte dei Conti ecc.

Non si tratta di una miscela esplosiva, altrimenti esploderebbe, ma può diventarla, e ciò non dipenderebbe dalle leggi fisiche, ma dalla volontà delle persone, magari sollecitate da fatti pesanti.

Non ho la palla di vetro e, se l'avessi, avrei paura di guardarvi dentro. «Beato l'uomo perché non conosce la sua sorte», dice la Bibbia.

Quanto a me, cerco di onorare la mia funzione pubblica, rispettando i pochi concittadini che mi hanno votato, ma anche gli altri. Cerco di pensare e di dire le mie opinioni senza clamore e senza timore, con l'umiltà del seminatore che cammina incespicando sulle zolle, ma sempre dritto e attento al solco, consapevole che non può prevedere se la sua semina darà il frutto sperato e chi lo mangerà.

Ma cerco pure di frequentare buone compagnie. E questa rubrica ne è un esempio.

Pier Luigi Leoni



Ping Pong è la rubrica di Orvietosì curata da Franco Raimondo Barbabella e Pier Luigi Leoni. Un appuntamento del lunedì in cui i due nostri "amici" raccontano la loro su una frase apparsa sul nostro giornale durante la settimana, una palla che io lancio ad uno dei due e che loro si rimpallano. Ci auguriamo che questo gioco vi piaccia e si ripeta il successo di "A Destra e a Manca". Naturalmente tutti i lettori sono invitati la tavolo di Ping Pong. Basta inviare una e-mail a dantefreddi@orvietosi.it 

Questa è la puntata 27

Pubblicato il: 19/03/2012

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