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Zeno e le nostre coscienze

Massimo Dapporto interpreta uno Zeno originale. Ne fa emergere i lati più comici, ironici e macchiettistici del carattere. E la sua coscienza parla alle paure di tutti gli uomini

Cultura

di Valeria Cioccolo

Chi è Zeno? Zeno è ognuno di noi. Sì, lo Zeno interpretato magistralmente da Massimo Dapporto è sicuramente un personaggio calato nel suo tempo, proprio come nel romanzo di Italo Svevo. Vive a cavallo tra 8 e 900, e, quando lo incontriamo è il 1916, la guerra è alle porte di Trieste, la sua città, che sta vivendo grossi rivolgimenti sociali ed economici. Ma guardandolo bene, lo Zeno Cosini che ci sta di fronte ci rispecchia, con le sue ansie, le sue paure, i suoi tic. Dietro di lui una scenografia minimale che sapientemente accompagna i flash back del personaggio. E così, lo sappiamo, il vero protagonista è Zeno ma anche la sua coscienza, che parla un po' a tutti: quante scelte fatte o da fare che ci spaventano, quanto sono difficili i rapporti con gli altri, dalla famiglia, al lavoro. E Zeno apparentemente manifesta una cronica incapacità di prendere decisioni, la spinta che sente ad un continuo miglioramento lo porta invece a sentirsi inferiore ed inetto, anche quando non lo è. Nel suo mettersi continuamente in discussione Zeno rappresenta l'anelito dell'uomo a voler raggiungere sempre ciò che non può avere, rimanendo spesso cieco a tutto ciò che di bello la vita gli offre. Anche i tic, i malesseri, non sono che malattie immaginarie con cui il protagonista somatizza la sua insoddisfazione.... ma la determinazione a migliorare non nasconde in realtà un'altrettanta forza di volontà. Zeno,"malato eccezionale" riesce (oh, come lo capiamo!!) a riproporsi continuamente di abbandonare le sue cattive abitudini, di cambiare vita: smettere di fumare, lasciare l'amante, mettersi a lavorare. Non ce la fa mai, non perchè ci sia un destino crudele che glielo impedisce, come egli crede, ma semplicemente perchè non vuole in realtà rinunciare a questi piaceri della vita. Ma alla fine è la vita che deciderà per lui. E tra tutti i personaggi che si muovono nel suo pensiero, che circondano la sua esistenza sarà lui il vero vincitore. Scoprirà anche che in realtà la sua malattia è la malattia di tutti gli uomini: è la vita. Che non è"né brutta né bella, è originale" e che,con le sue"originalità", non può essere controllata e, come ci dice alla fine uno Zeno ormai sereno (o rassegnato?),"porta sempre alla morte".

Per altro Massimo Dapporto, grazie ad una interpretazione originale, fa emergere i lati più comici e ironici dello Zeno sveviano, lo fa muovere e parlare evidenziandone le manie, le indecisioni e i tic, lo Zeno dapportiano non è mai un perdente, ma un vero combattente, che vuole capire fino in fondo e lotta sempre per vincere.

Pubblicato il: 01/02/2004

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