Il ritorno di Cimicchi, ovvero, 'Natura abhorret a vacuo'
di Massimo Morcella Rompe gli indugi. Bastano due comunicati, una conferenza stampa simbolicamente condotta in solitaria e la politica sonnacchiosa, inconcludente e pavida degli ultimi tempi ha un sussulto di inaspettata vitalità
Era già tutto previsto!
Anche i meno attenti alle questioni orvietane avrebbero potuto immaginare il ritorno di Stefano Cimicchi sulla scena politica locale. E Lui, puntuale (a parere di alcuni anche con un certo inaspettato ritardo), fa sapere di esserci. Lo fa secondo il proprio personalissimo stile: immediato, diretto, senza tentennamenti.
La presenza è quella di un tempo. La personalità forte di una volta.
Rompe gli indugi. Bastano due comunicati, una conferenza stampa simbolicamente condotta in solitaria e la politica sonnacchiosa, inconcludente e pavida degli ultimi tempi ha un sussulto di inaspettata vitalità.
Si è detto molto circa l'uomo e il politico Cimicchi. Io personalmente non avrei nulla di nuovo da aggiungere. Accolgo dunque il suo monito: sarà la storia a giudicare una epoca politica e una certa visione di "Città".
Non so neanche se e quale contributo Cimicchi potrà ancora dare. Non mi stupisco però del suo ritorno.
"Natura Abhorret a Vacuo" diceva il filosofo. Nel mondo fisico, come nella politica, la natura sopporta tutto: tranne il vuoto. Ogni spazio lasciato incustodito fa scattare l'Horror Vacui che impone che tale spazio venga ricoperto da altro o, come nella specie, da altri.
Se il principio è corretto le conseguenze sono scontate.
La politica orvietana è caratterizzata dal vuoto: Vuoto di idee, di progetti, di speranze, di aspettative, di concretezza, di umiltà, di competenza, di coraggio, di forza, di lungimiranza, di abnegazione, di impegno e di coerenza.
Non credo questa sia una valutazione di parte. Ritengo piuttosto sia la rappresentazione oggettiva di uno stato di fatto. L'inconcludenza perniciosa del Sindaco e della Sua giunta, unita alla volatilità di una opposizione a tratti intangibile, rappresentano l'habitat ideale per il rifiorire di suggestioni antiche che soltanto i meno accorti avevano creduto archiviate.
Il clamore è tanto. Ma non c'è da sorprendersi. Ciò è quello che succede quando si accosta un vaso di ferro ai classici vasi di terracotta di manzoniana memoria.
Pubblicato il: 14/03/2012