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Vaso della discordia, nessun dubbio sull'autenticità dell'expertise

Il legale di Marco Marino, l'avvocato Angelo Ranchino, in merito alla vicenda del vaso venduto dall'assessore alla Fondazione Cro precisa che già la società firmataria del certificato ha attestato l'autenticità dello stesso.

ORVIETO - Nessun dubbio sull'autenticità dell'expertise. Il legale di Marco Marino, l'avvocato Angelo Ranchino, in merito alla vicenda del vaso venduto dall'assessore alla Fondazione Cro precisa che già la società firmataria del certificato ha attestato l'autenticità dello stesso. Come noto, l'expertise concorda con la datazione proposta dell'oggetto al 1630, contro quanto sostiene l'antiquario Mencarelli che lo colloca tra la fine dell'8 e i primi del '900 (per un valore di mercato, quindi, di un decimo rispetto a quanto sborsato dalla Fondazione).

Ranchino chiarisce anche che "l'incidente probatorio non riapre la datazione del vaso o sul documento in quanto tale aspetto è stato ritenuto fondatamente irrilevante per il reato contestato, ma si limita a rimettere a giudizio di un esperto la valutazione se il manufatto possa apparire "palesemente" risalente a periodo diverso da quello periziato". In realtà la difesa di Mencarelli, indagato per calunnia e diffamazione, ipotizza che la certificazione sia falsa non perché falsificata, ma perché attestante qualcosa di non esatto. Ranchino invita infine ad indagare circa i reali motivi "che muovono le calunniose accuse".

Di seguito le precisazioni dell'avvocato Ranchino:

Il Sig. Marco Marino, che fino ad oggi ha tenuto un silenzio ossequioso alle indagini in corso, dinanzi alle ripetute illazioni oggetto della campagna di stampa diffamatoria protratta per settimane nei suoi confronti, rappresenta per il tramite del sottoscritto difensore che le indagini avviate hanno già consentito di dare conferma della pretestuosità degli addebiti mossi nei suoi confronti in merito alla nota vicenda che, è bene sottolinearlo, lo vede parte offesa del reato di calunnia e diffamazione, in un procedimento nel quale è indagato un terzo soggetto, presunto autore delle pubblicazioni.

Le lettere e le affissioni anonime compiute (sulla cui correttezza e moralità si sorvola) attribuivano al medesimo la condotta di avere attestato la datazione del vaso venduto alla Fondazione con una falsa certificazione proveniente dalla Arcadia di Milano, uno dei laboratori di analisi più quotati in Italia.

Si afferma infatti in detti scritti che "La Fondazione Cassa di Risparmio ha speso "denaro pubblico" per comperare un vaso in ceramica, epoca fine '800 inizi '900, di poco valore a una cifra davvero esorbitante: si parla di circa sessantamila euro che un antiquario orvietano ha incassato mostrando un certificato di autenticità riconducibile al '600 (come epoca) palesemente falso."

Già la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto ha accertato, con dichiarazione proveniente dalla Arcadia del 21.04.2011, che il documento contenente il risultato dell'analisi strumentale di termoluminescenza che data il vaso come realizzato nel 1630 e ne attesta l'autenticità, è stato redatto dal suddetto istituto, smentendo le illazioni contenute nelle delazioni anonime, che sono evidentemente non rispondenti a verità.

L'incidente probatorio ammesso non riapre dunque il giudizio sulla datazione del vaso o sul documento che ne fa attestazione, come si legge in qualche notizia di stampa, in quanto tale aspetto è stato ritenuto fondatamente irrilevante per il reato contestato, ma si limita a rimettere a giudizio di un esperto la valutazione se il manufatto possa apparire "palesemente" risalente a periodo diverso da quello periziato, cosa che potrebbe al limite costituire una esimente, in senso atecnico, sotto il profilo del dolo, in capo al soggetto che ha predisposto gli scritti che rimangono però oggettivamente calunniosi e diffamatori.

Vi invito pertanto a porre nella giusta ottica i fatti inerenti la vicenda anche per i prossimi interventi che saranno oggetto di pubblicazione al fine di non fornire una informazione distorta e non veritiera.

Riterrei invece interessante motivo di indagine giornalistica la composizione del "gruppo di onesti cittadini", come si qualificano i firmatari dei volantini anonimi e le motivazioni che muovono le calunniose accuse rivolte nei confronti del mio assistito e dei vertici della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.

Pubblicato il: 14/03/2012

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