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Basta con gli estranei alla città che la governano senza avere amore per chi la abita

di Dante Freddi La lettera dell'assessore Brugiotti al sindaco, offensiva nei confronti degli orvietani, ha provocato uno scatto d'orgoglio. Questa della "colonizzazione" è una fase che va chiusa, anche se ci ha permesso di godere di persone intelligenti, rispettose  e capaci

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Il tema che regge la cronaca amministrativa di questi giorni ad Orvieto, oltre il bilancio sempre in bilico, è la regolamentazione della viabilità e della sosta, insomma come si dovrebbe vivere in città.
L'argomento doveva essere discusso nel Consiglio del 29 dicembre, ma "stanchezza e freddo", come ha raccontato il sindaco, hanno convinto a rimandare la discussione. Il piano confezionato dall'Amministrazione presenta un "cappello" di propositi positivi e di strategie da manuale, mirati all'obiettivo di una maggiore mobilità pedonale. Poi, si passa subito all'assetto di piazza della Repubblica, con la nuova viabilità che, in tutto, evita che le auto attraversino la piazza e permette invece che la lambiscano soltanto lateralmente. Troppo poco per tanta premessa, soprattutto se contemporaneamente non ci sono azioni per ottenere davvero il risultato promesso, che è la maggiore pedonalizzazione del centro storico.
In un corsivo di qualche giorno fa Massimo Gnagnarini ha proposto di liberare tutto il centro storico dal traffico e ha presentato i vantaggi di una soluzione che, seppure con una regolamenti da verificare, è la sola possibile nell'interesse dei residenti, dei turisti e dei commercianti. Cambiare le abitudini sconcerta, certo, le sicurezze di cui abbiamo bisogno ci fanno attaccare anche al peggio. E una regolamentazione del traffico come quella di oggi, nonostante la lotta più attenta alla sosta selvaggia, è il peggio.
Idee buone e incontestabili e giuste sono inficiate da azioni risibili. Ha ragione Maurizio Conticelli: un gran casino per approvare un'inversione di marcia e la liberazione di una parte di piazza della Repubblica da macchine, vasi e panchine.

In questa sciagurata vicenda del traffico, in cui legittimamente ciascuno dice la sua, quasi sempre animato dal proprio interesse particolare, ci si mette anche la questione dello spostamento del pozzo dello Scalza, così animatamente voluto dall'Amministrazione e altrettanto animatamente osteggiato da quasi tutti gli ambienti culturali orvietani.
Uno dei passaggi più deprimenti di tutta questa avvilente  vicenda è l'uscita dell'assessore all'urbanistica e al decoro urbano tal Brugiotti, da nessuno conosciuto prima della "chiamata" di Còncina, che si permette di scrivere in una lettera  aperta al sindaco, con irriverenza provocatoria nei confronti di chi questa città la vive e la ama, che "Per quanto sopra ti rinnovo tutta la mia stima e collaborazione...anzi più gli altri strillano più io lavoro. Se acconsentirai, quando la Soprintendenza ci avrà dato il suo parere, sarà mia cura far smontare il Pozzo dello scalza alle ore 04,00 locali, affinché al loro risveglio anche i cittadini dissidenti ma esperti urbanisti nonché gli scienziati locali potranno gioirne. Un abbraccio dal tuo assessore all'urbanistica con delega Gengis Kahn e ...SEMPRE AVANTI."
I derisi "dissidenti esperti urbanisti e gli scienziati locali" dovrebbero gioire perché l'ignoto assessore perugino, che qualcuno ci ha catapultato qui, con coraggio piazzerebbe a notte fonda  il pozzo, in rispetto agli ordini del Capo. Insomma, chi non è d'accordo con la buffonata dei lampioni Primo Novecento e del pozzo in piazza della repubblica si attacca, si sveglia e se lo trova. Altro che proteste. Lui cel'ha duro e  va avanti, ligio agli ordini.
Anche chi, come me, non si sarebbe scandalizzato più di tanto del nuovo assetto, prova un senso di ripulsa di fronte alla bravata di Brugiotti, all'offesa spudorata di gente intelligente e appassionata di Orvieto.
Basta con gli estranei alla città che la governano senza avere amore per chi la abita.
Questa è una fase che va chiusa, anche se ci ha permesso di godere di persone intelligenti, rispettose  e capaci come Margottini.
Basta, siamo bastevoli.

Pubblicato il: 09/01/2012

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