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Quali le intenzioni di Radio call service?

La vertenza sembrava avviata ormai ad un esito positivo con l'impegno dell'azienda a mantenere ad Orvieto il call center e con la prospettiva di una importante commessa Rai da gestire con altri cinquanta addetti. Nulla. E il futuro sembra sempre più nero...

ORVIETO - La vertenza sembrava avviata ormai ad un esito positivo con l'impegno dell'azienda a mantenere ad Orvieto il call center e con la prospettiva di una importante commessa Rai da gestire con altri cinquanta addetti. Tutto questo a gennaio. Ma a distanza di tre mesi, Radio call service, la società messinese che si occupa di call center e che ad Orvieto aveva preso in affitto un ramo d'azienda di Acas service, si è praticamente volatilizzata. L'affitto dell'immobile presso il centro direzionale "Il Borgo" di Orvieto scalo su cui l'azienda aveva ripiegato, costretta ad abbandonare lo stabilimento ormai impraticabile di Bardano, non è stato mai formalizzato. Segnali di disimpegno che preoccupano istituzioni, sindacati e soprattutto le lavoratrici, ridotte ormai al numero esiguo di dodici - tredici unità. Chi ha potuto, infatti, ovvero chi ha trovato un altro impiego, ha lasciato. Senza contare che per le dipendenti rimaste, all'incertezza per il futuro, si aggiungono le difficoltà burocratiche legate alla cassa integrazione che non percepiscono più da gennaio. Manca anche una settimana di dicembre. Il motivo dei ritardi - a quanto pare - sarebbe da ricercare in una comunicazione errata da parte della proprietà. Disguidi, dunque, pesanti da affrontare, ma comunque risolvibili, quello che invece più preoccupa è l'effettiva intenzione di Radio call service di ripartire con l'attività mantenendo la sede di Orvieto. C'è un accordo sindacale - è vero - firmato a gennaio in Regione alla presenza delle istituzioni comunali, provinciali e regionali, ma alla luce dei fatti, il rischio che l'accordo diventi carta straccia è più che concreto. L'ingresso di Radio Call service al posto di Acas, fallita dopo la maxi evasione fiscale scoperta dalle fiamme gialle nel luglio 2009, è stata sempre una soluzione di poche garanzie sin dall'inizio. Le difficoltà finanziarie della società vennero a galla dopo pochi mesi dal passaggio. Le operatrici del call center sanitario che lavorano per un servizio cup siciliano sono presto passate dall'incubo Acas a quello Radio call. Con scene già viste: ritardo nel pagamento degli stipendi, promesse, rassicurazioni. Negli ultimi tempi, prima della cassa integrazione, sono state costrette anche a lavorare allo stabilimento di Bardano con l'acqua staccata e in conduzioni igieniche precarie. Ora dopo gli stipendi, anche la cassa ritarda e sulla possibile riapertura non ci sono più così tante garanzie, come sembrava. O, almeno, non ci sono segnali incoraggianti.

Pubblicato il: 20/04/2011

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