Il Palazzo del Capitano del Popolo non decolla
Fatturato risibile e attività congressuale scarsa. Più riunioni ed incontri che congressi veri. Notevole valore sociale ma scarsa incidenza economica
Cronaca
Il Palazzo del Capitano del Popolo è un bel centro congressi, tutti lo hanno voluto, tutti hanno pensato che potesse essere un volano eccezionale del turismo orvietano. Il sempre perseguito passaggio da turismo "mordi e fuggi" a turismo qualificato, con presenze di almeno due o tre giorni, doveva passare anche attraverso il centro congressi.
È ovvio, inoltre, che il Palazzo è una ricchezza per la città anche in termini sociali, perché è il luogo deputato alle riunioni, agli incontri, ai dibattiti, alle manifestazioni in genere.
Durante il 2002, 62 giornate sono state occupate per iniziative del Comune, altre 28 per manifestazioni di istituzioni collegate. Insomma, delle 163 giornate lavorative del Palazzo, 90 sono state occupate da iniziative riferibili al Comune di Orvieto. Le rimanenti 72 sono state utilizzate da soggetti diversi. L'incremento delle giornate lavorative rispetto allo scorso anno è stato del 50%. Il fatturato è di 28.967 euro, il 32% in più del 2001.
Questi i dati, offerti dall'ufficio stampa del Comune di Orvieto.
Una lettura spietata dei numeri e dei fruitori del Palazzo ci dice che l'attività langue, che il Palazzo non è entrato in nessun circuito congressuale, che non si possono scambiare "riunioni" pomeridiane con congressi, che l'occupazione della Sala etrusca non può essere assimilata statisticamente a quella della Sala dei quattrocento.
Il fatturato di 28.967 euro, 56 milioni delle nostre vecchie lirette, è quello di una bancarella di frutta e verdura.
Questo anche perché ben pochi pagano. Tra gratuiti e tariffe al 50% "tirare su" qualche euro è un'impresa.
Ma anche se tutte le 163 giornate impegnate fossero state pagate regolarmente, il bilancio non sarebbe stato neppure di 50.000 euro. Quanto serve, forse, per pagare, il riscaldamento.
Se non c'è affare al Palazzo, non c'è affare neppure nell'indotto, nella città. È questo l'aspetto più preoccupante.
L'affitto del Palazzo potrebbe anche essere gratuito per tutti, l'importante è che si apra seriamente all'attività congressuale, non a convegni e riunioni "mordi e fuggi", che non modificano la nostra clientela turistica.
So che è un àmbito difficile, considerata la nostra limitata capacità ricettiva, poca adatta a congressi veri, ma una collocazione sul mercato deve pur essere trovata, dopo anni di tentativi non riusciti.
Pubblicato il: 02/01/2003