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Orvieto manifesta per 'Se non ora, quando?'

Circa 300 persone in piazza, interventi e riflessioni tengono alta l'attenzione per due intense ore. E' andata oltre ogni previsione la partecipazione ai 230 appuntamenti di "Se non ora, quando?" previsti in tutta Italia per la mobilitazione del 13 febbraio

foto di copertina

di comitato organizzatore

E' andata oltre ogni previsione la partecipazione ai 230 appuntamenti di "Se non ora, quando?" previsti in tutta Italia per la mobilitazione del 13 febbraio. Donne, giovani e uomini di tutte le età hanno invaso in modo massiccio le piazze delle grandi città per dire basta all'indecorosa rappresentazione delle donne da parte dei media e della pubblicità, per chiedere un racconto più giusto, dignitoso e vero di quello che sono e che agiscono le donne italiane. La voce delle donne, in realtà, parla da secoli, e in modo sempre più affollato, forte e autorevole se non altro dalla rivoluzione femminile del '68 e degli anni '70. Si tratta solo di ascoltarla e, quelle donne impegnate in mille e diversi lavori e ruoli sociali, di farle vedere. Oggi sono uscite in tante, tantissime, e in modo più collettivo per farsi sentire con maggiore incisività, per prendersi, insieme agli uomini che condividono il loro punto di vista, una visibilità di massa. E non si può dire che l'obiettivo non sia stato centrato, anzi ha travalicato i confini: a migliaia anche in altre più o meno grandi città del globo, a mostrare che anche la protesta, nel mondo globalizzato, può diventare globale.

Orvieto, nel suo piccolo, non ha fatto eccezione, e le circa 300 persone che hanno affollato Piazza della Repubblica non sono davvero poca cosa per una città di provincia delle nostre dimensioni: come nel resto d'Italia donne, giovani e uomini di tutte le appartenenze e di tutte le età. Molto nutrita la partecipazione del PD, della Cgil, dei giovani di SEL, ma anche quella del mondo associativo e di donne e uomini non appartenenti a nessuno schieramento partitico, semplicemente desiderosi di fare, dell'Italia, un paese più giusto e accogliente per le donne. Perché un paese che ascolta e valorizza le donne può diventare, senza alcun dubbio, un paese migliore.

A Orvieto il comitato promotore aveva scelto una formula aperta e molto "in diretta", sollecitando all'intervento chiunque avesse voglia di dire o di fare qualcosa. Molti i pensieri scritti appesi sulla griglia che era stata predisposta, su cui hanno trovato posto anche i disegni delle più piccole; molti gli interventi che si sono succeduti con il coordinamento di Benedetta Dubini: riflessioni e letture di donne più o meno giovani, di qualche uomo che ha voluto manifestare il suo pensiero, intervallate da alcuni intermezzi delle giovani cantanti del coro della maestra Silvia Cerquaglia. Di fronte a una piazza molto partecipativa e attenta, gli interventi si sono susseguiti per circa due ore; poi, in corteo, molti dei presenti si sono spostati nel vicino palazzo Caravajal-Simoncelli, messo a disposizione da Rossella Fiumi di "Caravajal 15 residenza dinamica", dove si è fatta musica e si sono proiettati video fino a sera.

"Sono solo poche radical chic" - ha commentato, a livello nazionale, la ministra Gelmini. Ma per quanto riguarda Orvieto c'erano studentesse, operaie, pensionate, impiegate del pubblico e del privato, professioniste... tutto tranne che chic o radical. L'auspicio, a Orvieto come altrove, è che questa nuova presa di coscienza collettiva non si fermi a questo 13 febbraio.

La foto sopra è di Piero Piscini.
In "Visto così" 2 foto di Massimo Achilli

Pubblicato il: 14/02/2011

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