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Comune di Orvieto.
E' il fallimento

di Massimo Gnagnarini - UDC Il sindaco riforma il Consiglio comunale assegnando incarichi così come avviene anche nei gruppi d'animazione della Valtur. Stride poi,  in questa chiamata alle armi,  il comportamento del titolare del bilancio,  l'assessore  Romiti,  che, negli ultimi sette mesi, si è presentato solo 3 volte alle  25 sedute di Giunta che si sono svolte

foto di copertina

Quelle che seguono sono le cifre iscritte a bilancio e rimaste prive di riscontro o meglio non accertate. 

Si tratta di un buco finanziario pari a 17.208.000 euro al quale vanno aggiunti altri 8 Ml del "market to market" negativo dei contratti di finanza derivata che deve essere ancora evidenziato, altri 1,2 Ml di fabbisogno già attestato dagli uffici anch'esso non evidenziato e, infine, l'aggravio degli oneri sul debito generato dal lento ma progressivo innalzamento dei tassi.

Pertanto, ad oggi, le dimensioni del deficit hanno superato il valore di realizzo ipotizzabile dalla vendita dell'intero patrimonio immobiliare disponibile compresa la ex Caserma Piave il cui ricavato, quand'anche fosse venduta entro quest'anno,  non sarebbe iscrivibile tra le entrate correnti.

In altre parole il Comune di Orvieto è tecnicamente fallito.

In termini politici il fallimento corrisponde alla sostanziale incapacità dimostrata nell'impostare un bilancio che si sarebbe dovuto basare sulla messa a reddito della città e quindi su nuove entrate derivanti dalla riorganizzazione delle risorse disponibili:  riassegnazione funzionale del personale  - gestione dei parcheggi - gestione dei beni culturali e del patrimonio - oltre alla razionalizzazione della spesa sociale e culturale attraverso tagli responsabili e ristrutturazioni possibili. Inoltre ha contribuito la fallimentare conduzione dei bandi di gara e delle trattative fin qui tentate.

 Ma di questo, ormai,  bisognerà tornare a occuparsi dopo la "purga" del Commissario. E' più che plausibile immaginare, infatti, che gli organi di controllo non tarderanno a prendere atto della situazione e a disporre il conseguente commissariamento del comune. E' di queste ore la notizia che la Corte dei Conti di Perugia ha chiesto al Comune di Orvieto di essere informata sullo stato di attuazione del programma di risanamento concordato lo scorso mese di ottobre e , oggettivamente, non si vede quali rassicurazioni potranno essere fornite a tal proposito.

 

Che la realtà si sarebbe incaricata di spazzare via le bugie e le illusioni spese in questi ultimi sei mesi per occultare una deriva che ha portato a raddoppiare il deficit ereditato non si poteva dubitare.

Il dovere di chi si presta alla politica, ancor prima di immaginare come e cosa può aggiungere al bene comune, è di  riflettere su come evitare che il suo agire  possa , al contrario, sottrarre qualcosa al bene comune. Giova talvolta non l'ostinazione, ma il coraggio di fermarsi.

La troppa frequenza con la quale questa inversione di risultati si presenta,  ed è certamente il caso di questa amministrazione oltre che, in un diverso contesto,  di quella che l'ha preceduta,  non è ascrivibile a  fenomeni di corruzione, peculato e altri tipici reati delle classi dirigenti, ma, principalmente, ai limiti sull'uso del buon senso, alla ritrosia ad ascoltare, all'abitudine a galleggiare anziché all'agire con una visione futura, alla fatica di studiare e di comprendere le questioni e i problemi sui quali si desidera intervenire.

Assumere per scontato che ciò sia sempre avvenuto e sottintendere che sempre avverrà è una leggerezza alla quale gli elettori orvietani sia di destra che di sinistra o di centro non dovranno mai più indulgere.

 La foto in home, Siamo alla frutta, è di Piero Piscini

Pubblicato il: 06/02/2011

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