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Rifiuti. Consegnate ai gruppi consiliari le idee dell'Amministrazione Còncina

La prima impressione è pessima, ma siccome è un documento "aperto", vediamo come si esprimeranno i consiglieri e la città. Intanto, oggi, c'è da approvare la mozione Leoni sulla realizzazione del Parco dei calanchi. Un passo importante, che non si può liquidare con la consueta furbata

foto di copertina

Questo che pubblichiamo è il Documento "aperto" sulle linee programmatiche in materia ambientale che l'Amministrazione comunale ha consegnato ai capigruppo consiliari. Sono idee guida aperte ai diversi contributi, tanto che al loro interno  può avvenire tutto. Sembrano mancare scelte effettive, entusiasmo, strategia, l'unico numero è quello del 1-01-2011, quando si dice che  inizierà la raccolta differenziata ad Orvieto. Ci vorrebbe almeno qualche altro numero, tanto per fissare degli obiettivi. Per esempio che percentuale si pensa di raggiungere e in che tempo, quando saranno interessate le altre zone del Comune e per raggiungere quali percentuali. Insomma, qui c'è scritto qualsiasi cosa si intenda leggere, tranne che non si aprirà il terzo calanco, che è una scelta prioritaria ed irrinunciabile, la più faticosa.

La prima impressione è pessima, ma siccome è un documento "aperto", vediamo come si esprimeranno i consiglieri e la città. Intanto, oggi, c'è da approvare la mozione Leoni sulla realizzazione del Parco dei calanchi. Un passo importante, che non si può liquidare con la consueta furbata. Vedremo.
San Pietro Parenzo, ti prego, veglia su di loro, non rinunciare anche tu.

Segue il documento, con alcune note in rosso da considerare come n.d.r., nota del redattore, che è Dante Freddi.

"L'intera partita ambientale costituisce sicuramente la questione più importante per l'Amministrazione Comunale, oltre ad avere dei riflessi diretti ed indiretti  con tutti gli altri settori della vita pubblica. E' infatti fondamentale affrontare l'intera questione ambientale attraverso una visione complessiva ed organica: in sostanza, l'ambiente, la sua tutela ed il suo sviluppo, non può prescindere dalla difesa del territorio e dal rispetto del nostro sistema idrogeologico; inoltre, difendere l'ambiente vuol dire anche porre in essere scelte tese  a mantenere popolazione nelle frazioni e, più in generale, sul territorio, anche attraverso il mantenimento dei servizi.

La politica ambientale, quindi, vista come una grande opportunità per la crescita dell'intero territorio e vista come funzionale ad uno sviluppo compatibile ed eco sostenibile.

E' infatti giunto il momento di fare un'ampia e seria programmazione e di coinvolgere anche tutti i comuni del territorio orvietano: predisporre, di fatto, una sorta di cabina di regia tra i responsabili istituzionali del nostro comprensorio, con il Comune di Orvieto capofila, sia perché dotato delle necessarie professionalità, sia per le ovvie dimensioni demografiche. (Alcuni comuni dell'Orvietano si stanno già organizzando in assenza di una guida politico-amministrativa. Ora, secondo questo documento, dovrebbero  riconoscere ad Orvieto  il ruolo che avrebbe già dovuto assumere da tempo con un piano serio e chiaro. Chi vuole essere stella di riferimento deve risplendere più di ogni altra, altrimenti chi la vede?)

Orvieto, ormai da quasi vent'anni, è la città della regione Umbria più direttamente interessata alla gestione del ciclo dei rifiuti: di fronte a questa incontestabile affermazione, nel corso di questi anni si sono sovrapposte una serie di situazioni che hanno modificato radicalmente la "ratio" per cui era nata la discarica de "Le Crete". Se, infatti, la scelta effettuata verso la fine degli anni ottanta aveva un senso compiuto e si qualificava come una sorta di idea innovativa, nel corso degli anni successivi vi sono state delle modifiche strutturali che hanno stravolto l'intero rapporto tra la città di Orvieto e la gestione dell'ambiente, tanto che da bacino comunale si è passati a bacino di interesse molto più ampio, fino ad arrivare ad essere luogo di conferimento anche per rifiuti extra regionali (Campania).

Non è questa la sede per ragionare su quello che è stato e su quello che, magari, avrebbe potuto essere: a noi, oggi, spetta affrontare l'intera questione ambientale conoscendo la situazione attuale e volgendo lo sguardo verso il futuro, sapendo, per prima cosa, che in questi anni si è giustamente sedimentata e diffusa una forte e crescente sensibilità ambientale. (Che vuol dire? Che ieri si sono compiute operazioni che oggi non sarebbero più compatibili? che non è perseguibile un modello che prevede la costruzione di una nuova discarica? se sì, perché non è chiaro? perché il documento è "aperto" a qualsiasi opzione?)

Allo stesso modo non possiamo assolutamente rimanere indifferenti alle nuove tecnologie, ai nuovi impianti ed alle realtà imprenditoriali che, legittimamente, hanno come oggetto sociale quello di fare impresa in tutta la filiera della gestione dei rifiuti.(Non dovremmo essere indifferenti a chi prevede di fare impresa con una nuova discarica? significa quindi che dovremmo essere sensibili?)

Inoltre, sappiamo tutti che moltissime scelte progettuali, strutturali e decisionali, nonché quelle di pianificazione e di natura tariffaria,  vengono effettuate in ambiti politico-amministrativi diversi da quelli comunali. In sostanza, la Regione, gli ATI,  le Province ed i Comuni, relativamente alle proprie competenze, risultano attori dell'intero processo in ambito ambientale.

Di fronte a queste oggettive ed incontestabili considerazioni, il Comune di Orvieto si trova a dover affrontare le tematiche ambientali con la necessità di contemperare non solo le legittime aspettative di tutti gli attori istituzionali, privati e associati, ma anche e soprattutto di effettuare scelte tese a dare risposte alle legittime istanze dell'intera comunità orvietana. (Puro politichese veltroniano. Sì, ma anche...sì cosa e anche cosa?)

In questi mesi il Sindaco, l'Assessore competente, gli Uffici preposti e il Consiglio Comunale, tramite il suo Presidente, attraverso le commissioni, si sono attivati per  ascoltare e per dare cittadinanza a tutte le varie sensibilità: è un fatto incontestabile che, vista la complessità della questione, quello che necessita è una grande e diffusa partecipazione, senza la quale non vi sarebbero gli strumenti per poter dare risposte organiche alla complessità della questione.

In questi mesi due sono stati gli elementi che hanno fatto da architrave alla politica ambientale messa in campo dall'Amministrazione Comunale: SOSTENIBILITA' e REDDITIVITA'.

Per quanto riguarda la prima, occorre sostenere con forza come non si possa prescindere dal contesto ambientale in cui si colloca il nostro territorio e di quali siano le sue specificità e le sue vocazioni in campo turistico e agricolo. E' un fatto acclarato che viviamo in un'area ancora abbastanza incontaminata e che solamente attraverso una significativa tutela ambientale si possono mettere le basi per la creazione di un "sistema" Orvieto che possa far crescere e far sviluppare tutte le filiere che da secoli costituiscono l'ossatura della nostra economia. E' quindi doveroso che qualunque intervento imprenditoriale in materia di smaltimento dei rifiuti debba avere una sua sostenibilità ambientale e debba di fatto convivere con il territorio che lo circonda. (Significa che, dati i presupposti dell'economia orvietana, qualsiasi azione  deve salvaguadiare agricoltura, turismo e, diamolo per scontato, il diritto dei cittadini di vivere nel migliore ambiente possibile? Condividiamo totalmente, nella speranza di aver interpretato correttamente)

In merito alla redditività occorre affermare come l'Amministrazione Comunale non abbia più nessuna intenzione di subire la presenza di un importante impianto industriale sul proprio territorio e non avere dei benefici di natura economico-finanziaria. Ciò non significa "barattare" alcunché, ma, al contrario, significa fare programmazione e capire nel corso degli anni su quali elementi si può fare una politica dei costi-benefici in materia ambientale che vada incontro alle necessità delle casse comunali e, soprattutto, alleggerisca in maniera sensibile il costo del servizio ai cittadini utenti. Non per rivangare il passato, ma non aver costituito intorno alla metà degli anni novanta una società mista (pubblico-privato) per la gestione del ciclo dei rifiuti, soprattutto quando il Comune era proprietario degli impianti, fu un gravissimo errore: infatti, se oggi importantissimi Comuni partecipano al capitale sociale di società di servizi quotate addirittura in Borsa  (A2A, ACEA, ecc.) e ne ricavano degli importanti benefici nel settore dei dividendi, non si può non affermare che il nostro Comune al tempo perse una grandissima occasione di sviluppo nel settore del ciclo dei rifiuti.

In questi ultimi anni l'intero ciclo ha subito una fortissima accelerazione, tanto che le

discariche stanno divenendo residuali rispetto all'intero ciclo. Per tale oggettiva ragione, è doveroso che le scelte di prospettiva vengano incardinate attraverso una visione organica dell'intero processo.

E' inconfutabile che la sostenibilità ambientale, un rapporto virtuoso nella gestione dei rifiuti ed una capacità di trattare il rifiuto non più come qualcosa che deve essere "buttato" in discarica, deve avere come elemento fondamentale la raccolta differenziata (nel resto d'Europa i rifiuti vengono considerati come "miniere urbane"). Non sfugge a nessuno come la città di Orvieto sia in forte ritardo ed abbia percentuali di raccolta differenziata veramente risibili. Ma, sempre per dipingere una situazione vera e reale, non sfugge a nessuno che dal 1 gennaio 2011 nel centro storico di Orvieto partirà la "differenziata". Questo fatto è da considerarsi rivoluzionario e deve costituire il trampolino di lancio per estendere in tempi brevi questo tipo di raccolta su tutto il territorio comunale. E' un grande sforzo economico che l'Amministrazione mette in campo, ma è anche una sfida che la stessa Amministrazione vuole giocare e che vuole vincere. Sappiamo bene quanto sia difficile arrivare al cosiddetto "rifiuto zero", ma è dovere di un'Amministrazione comunale tentare in ogni modo di raggiungerlo, attraverso anche un'azione fondata sulle più moderne acquisizioni scientifiche e tecnologiche, oltre a sviluppare al massimo grado la lavorazione del rifiuto fino al livello "zero" dell'immissione in discarica. (Non c'è nulla di rivoluzionario. E' soltanto il minimo che si possa attuare per seguire le indicazioni legislative, che sono riportate a piè della pagina. La rivoluzione non la compiono i tiepidi sostenitori dei luoghi comuni dell'ambientalismo, come è ormai la necessità di differenziare. Il centro storico raccoglie poco più di un quarto della popolazione orvietana. Anche se si raggiungesse il 100% della raccolta, la percentuale sul territorio comunale sarebbe risibile.)

Un altro elemento che deve considerarsi prioritario è quello del controllo del trattamento del rifiuto: siamo consapevoli della grande professionalità con la quale il gestore privato mette a sistema l'intero ciclo del rifiuto, ma ad una accorta Amministrazione spetta, allo stesso modo, agire con gli strumenti normativi vigenti per assicurare una tutela ambientale e sanitaria che dia il massimo grado di certificazione e che predisponga soluzioni il più possibile limitanti l'impatto ambientale.

Inoltre, il Comune non può prescindere dal conoscere e contribuire a predisporre una pianificazione sulla coltivazione della discarica: sarebbe incomprensibile che l'Amministrazione Comunale non fosse a conoscenza dello sviluppo dell'impianto relativamente a tutti gli aspetti che vi insistono. Così come il soggetto privato conosce la programmazione urbanistica del Comune, allo stesso modo il Comune ha il dovere di conoscere la programmazione dell'impresa privata. Sappiamo bene che la programmazione è il frutto di una attenta partecipazione, nella quale però il Comune di Orvieto dovrà essere un attore principale.

L'evoluzione normativa in merito alla gestione dell'intero ciclo dei rifiuti ha determinato una obiettiva diversificazione delle competenze: sappiamo bene che la pianificazione e la programmazione stanno in capo alla Regione. (Cosa significa? Che Il Comune non è competente nel determinare l'uso del territorio, che le competenze sono in capo alla Regione? che il Comune ha soltanto l'obbligo di conoscere la programmazione dell'impresa?)

Al fine ottemperare quanto sopra riportato, e nell'ambito delle politiche di sviluppo  sostenibile per il territorio del Comune di Orvieto e dei comuni limitrofi occorre quindi  predisporre la costituzione di un Parco Tecnologico Ambientale in cui i valori culturali ed ambientali del territorio si coniughino con le attività industriali e tecnologiche connesse con l'attuale impianto di trattamento dei rifiuti e con tutti gli impianti che nel corso degli anni a vario titolo si sono succeduti. Senza dimenticare come nel corso dei secoli i calanchi hanno costituito una vera e propria risorsa naturale, ambientale  ed economica, intorno alla quale si è sviluppato un modello sociale ed economico che trova la propria forza nella presenza delle "argille".  Un Parco Tecnologico Ambientale che deve perseguire le finalità di assicurare il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio ambientale, storico-culturale e tecnico-scientifico dei beni e dei siti individuati ai fini della sua costituzione: tale patrimonio costituisce una risorsa utile per promuovere processi virtuosi di sviluppo locale impostati su principi di sostenibilità ambientale e rispetto delle identità territoriali. Inoltre, per la progettazione di un Parco Tecnologico Ambientale non si prevede alcuna pianificazione straordinaria, bensì la sua attuazione resta affidata agli strumenti ordinari della pianificazione territoriale ed urbanistica. ( Le parole scritte sono "buone" ma in assenza di paletti certi il ragionamento consente tutto. Si potrebbe anche leggere, per assurdo, che la scelta economico-culturale della discarica, effettuata negli anni ottanta e sviluppata nel Novanta, vada salvaguardata nei suoi valori tecnico-scientifici e sviluppata secondo le nuove tecnologie.)

Per supportare in maniera concreta quanto sopra affermato, e per dimostrare come in questi mesi l'Amministrazione abbia già messo in campo iniziative concrete in merito alla sostenibilità ambientale, occorre rammentare come abbia già visto la luce il Progetto "Soste", finalizzato alla difesa e tutela ambientale dei territori dei Comuni di Orvieto e di Porano, presentato dallo stesso Comune di Orvieto alla regione Umbria e da questa finanziato.

Da ultimo è doveroso ribadire come questa Amministrazione, nella gestione complessiva della politica ambientale, intenda dare dignità, forza ed autorevolezza al Comune di Orvieto e fare in modo che qualunque scelta e decisione da porre in essere nei consessi deputati  venga indirizzata verso il bene dell'intera comunità orvietana. ( Il Comune di Orvieto vuole dignità, forza e autorevolezza  rispetto a chi? agli altri comuni dell'Orvietano? alla Regione e alla Provincia? sente che gli sta sfuggendo definitivamente la leadership?)

Segue una nota tecnica sulla legislazione presente in tema di rifiuti, per aiutarci a comprendere il documento dell'Amministrazione.

 Rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata
 78/112

Solo al Nord la percentuale di raccolta differenziata supera il 40 per cento      

UNO SGUARDO D'INSIEME
La raccolta differenziata, effettuata per le diverse frazioni merceologiche che costituiscono i rifiuti urbani, rappresenta un'operazione di primaria importanza ai fini del successivo avvio alle operazioni di recupero. Nel 2007, in Italia solo il 27,5 per cento dei rifiuti urbani prodotti è avviato a raccolta differenziata.

DEFINIZIONI UTILIZZATE
Il rapporto tra i rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata e il totale dei rifiuti urbani è un indicatore ampiamente usato a livello nazionale. La legislazione vigente (D.Lgs. 152/2006 e Legge 296/2006) prevede per l'indicatore i seguenti obiettivi da raggiungere: 35 per cento entro il 31 dicembre 2006, 40 per cento entro il 31 dicembre 2007, 45 per cento entro il 31 dicembre 2008, 50 per cento entro il 31 dicembre 2009, 60 per cento entro il 31 dicembre 2011 e 65 per cento entro il 31 dicembre 2012.

L'indicatore fa parte anche del set di indicatori degli obiettivi di servizio previsti nel Quadro strategico nazionale per le politiche di sviluppo regionale (Qsn 2007-2013). Queste fissano per le regioni del Mezzogiorno il valore obiettivo di quota di rifiuti oggetto di raccolta differenziata al 40 per cento, da raggiungere entro il 2013.

L'ITALIA NEL CONTESTO EUROPEO
L'indicatore che misura la quota di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata ancora non viene utilizzato in sede comunitaria e mancano, di conseguenza, dati comparabili. Le Direttive comunitarie invitano comunque gli Stati membri ad adottare strategie nazionali mirate all'aumento della raccolta differenziata dei rifiuti, da avviare al recupero energetico o alla produzione di compost di qualità.

Anche in assenza di una comparazione completa, i dati riferiti da alcuni paesi mostrano che la pratica della raccolta differenziata è comunque più diffusa nell'Europa settentrionale (Austria, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Belgio), dove sono già stati raggiunti gli obiettivi fissati dagli orientamenti comunitari.

L'ITALIA E LE SUE REGIONI
Le regioni italiane presentano una situazione molto differenziata. Mentre il Nord, con una quota di raccolta differenziata pari al 42,4 per cento, supera l'obiettivo fissato per il 2007, il Centro e il Mezzogiorno, con percentuali rispettivamente pari a 20,8 e 11,6 per cento, ne risultano ancora decisamente lontane. In alcune regioni dell'Italia settentrionale (Veneto e province autonome di Trento e Bolzano) è stato addirittura superato l'obiettivo posto per il 2009. Le regioni del Centro sono invece ancora al di sotto dell'obiettivo, fatta eccezione per la Toscana che vi si sta lentamente avvicinando (31,3 per cento nel 2007, con un incremento di circa 7 punti percentuali rispetto al 2001). Tutte le regioni del Mezzogiorno sono ancora molto distanti dal target fissato per le politiche di sviluppo regionale: nel complesso la quota di rifiuti avviati a raccolta differenziata è di poco superiore all'11 per cento. L'obiettivo del 40 per cento previsto nel Quadro strategico nazionale per le politiche di sviluppo regionale (Qsn 2007-2013) appare particolarmente ambizioso soprattutto per Molise (livello attuale del 4,8 per cento) e la Sicilia (6,1 per cento). Di contro, progressi significativi si registrano in Sardegna, che da un valore del 2,1 per cento del 2001 passa al 27,8 nel 2007, guadagnando il primato nel Mezzogiorno. Sia l'Abruzzo sia la Campania nel 2007 hanno più che raddoppiato la percentuale di raccolta differenziata registrata nel 2001.

 

Pubblicato il: 20/12/2010

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