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Vino di Orvieto. Rovente la polemica tra Confagricoltura e Monrubio

"Le affermazioni del presidente Poggioni - conclude l'intervento dei soci Monrubio - risultano assolutamente deprecabili, pretestuose ed offensive. Secondo Monrubio le chiavi del successo sono "anticipare il mercato e modificare con grande rapidità le strategie"

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ORVIETO - Vino: ad Orvieto si abbassano le temperature ovunque, ma non nelle cantine.  Resta rovente la polemica tra Confagricoltura e Monrubio, all'indomani dell'abbassamento della resa per ettaro e dopo le dichiarazioni del presidente di Confagricoltura, Roberto Poggioni che, pur appoggiando il provvedimento, ha messo in chiaro posizioni che alla Monrubio non piacciono affatto. Poggioni lavorerebbe per dividere e non per unire, sostengono i soci della cantina sociale di Monterubiaglio, diretta da Riccardo Cotarella, in un documento licenziato all'unanimità dei presenti all'assemblea (un solo astenuto).

Quanto alle "fluttuazioni" della resa la Monrubio ribatte: "L'aumento a 120 quintali, decisa all'unanimità nel settembre 2009 dal consorzio, fu frutto di un difficile compromesso raggiunto al fine di tenere uniti i vitivinicoltori divisi tra chi chiedeva di portare la resa a 140 quintali e chi ancora voleva mantenere i 110 quintali.

E' da tener presente che, in quel momento, lo stato delle giacenze, dopo due vendemmie in cui la produzione era diminuita a 100 quintali, non destava nessuna preoccupazione. L'andamento del mercato a seguito della vendemmia 2009, il progressivo aumento delle giacenze (+46% a giugno 2010) e il diniego del consorzio ad accogliere la richiesta della Monrubio di riconsiderare un ritorno alla produzione originaria di 110 quintali, hanno indotto la nostra cantina a ricercare il consenso di altre aziende su questo punto. Consenso, che, in pochi giorni, ha coinvolto la maggioranza dei produttori, tra cui oltre cento associati della stessa Confagricoltura". Passano anche da qui, secondo Monrubio, le chiavi del successo: "anticipare il mercato e modificare con grande rapidità le strategie". Il tutto, sempre, "nell'esclusivo interesse dei propri associati". "A dimostrazione di ciò - è detto nella nota - basta verificare i prezzi di liquidazione delle uve che, nell'ultimo quarto di secolo, sono state sistematicamente superiori a quelli riscontrabili sul mercato".

Ma veniamo alla scelta di non imbottigliare. "Affermare, come fa il presidente Poggioni, che la Monrubio ha deciso di non imbottigliare non per scelta imprenditoriale, ma perché priva di impianti adeguati, è falso e denigratorio. La nostra cantina - affermano i soci - ha raggiunto, in un recente passato, livelli di imbottigliamento per circa 1,5 milioni di bottiglie, ha deciso di limitare tale attività solo perché, al momento, non remunerativa. Come ha sempre fatto nel passato, se le condizioni lo consentiranno, la Monrubio modificherà, prima degli altri, il proprio atteggiamento".

Detto ciò i soci chiariscono di non avere alcuna pretesa "di indirizzare le scelte altrui sull'opportunità o meno di imbottigliare". La cantina "ritiene però che qualunque scelta debba essere realizzata nell'interesse della denominazione e, per questo, orientata, senza dubbi, al sostegno dei prezzi del vino indipendentemente se sfuso o imbottigliato". "Le affermazioni del presidente Poggioni - conclude l'intervento dei soci Monrubio - risultano assolutamente deprecabili, pretestuose ed offensive nei confronti della nostra cantina e di tanti soci della Confederazione e, pertanto, lo invitiamo, qualora nel futuro ne avesse l'opportunità, ad avere maggiore rispetto dei propri associati, a non creare fazioni e ad informarsi sullo stato delle cose prima di lanciare proclami".

 

Pubblicato il: 01/08/2010

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