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'Orvieto città che funziona'

Una nuova terminologia per definire il percorso della città nel 2003. La relazione di Frellicca

Cronaca

di redazione

Dopo il 'progetto Orvieto', il 'sistema Orvieto', la 'gestione del sistema Orvieto', nel 2003 dovrà concretizzarsi il concetto della "città che funziona'.

La "città che funziona". È questo il concetto su cui è costruito il bilancio 2003 approvato dal Consiglio comunale di Orvieto nella seduta del 27 dicembre.

Nella relazione introduttiva, l'assessore al bilancio e finanze, Massimo Frellicca, ha sviluppato la materia in tre aspetti salienti. Il primo, prettamente politico, alla luce delle disposizioni della legge finanziaria per il 2003 nel contesto attuale dell'economia italiana, dei dati sui trasferimenti da parte dello Stato ed i riferimenti all' Europa e al patto di stabilità. Il secondo aspetto più propriamente tecnico del bilancio comunale e, infine, al terzo punto, le prospettive della Città di Orvieto nel prossimo anno.

La relazione politica

«Il bilancio di un Comune non può essere estrapolato dal contesto economico e finanziario internazionale e nazionale - ha spiegato Frellicca - alcune scelte politiche che gli enti locali stanno facendo sono fortemente correlate all'andamento economico negativo del nostro Paese ed in parte da quello Europeo.

Nell'Unione europea vi sono alcuni Paesi che non stanno mantenendo gli accordi di Mastricht, l'Italia è uno di questi; nei giorni scorsi, più di una volta, siamo stati ripresi dal commissario europeo Pedro Solbes, che ha dichiarato 'l'Italia mi preoccupa' ed ha ammonito il governo italiano affinché rispetti una serie di parametri previsti nel Patto di Stabilità che rappresenta la volontà politica degli Stati Uniti d'Europa di diminuire il debito pubblico dei singoli paesi, con il coinvolgimento delle Regioni, delle Province, dei Comuni, con l'obiettivo finale di rendere l'Europa competitiva sul piano finanziario ed economico. Solo per fare degli esempi: il debito pubblico sotto l'attuale governo è aumentato, così pure il deficit, l'inflazione, il prodotto interno lordo praticamente è non aumentato ed il trend, previsto per il 2003, è fuori da ogni logica finanziaria e politica. La crisi economica finanziaria dell'Italia di questi ultimi mesi è stata determinata dalle previsioni totalmente sbagliate presentate dal Governo. Ricordo che le previsioni del Ministro Tremonti indicavano che il debito pubblico - che gli accordi europei prevedono debba scendere al 60% del PIL - nel luglio scorso era stato previsto dal Governo italiano al 108% del PIL. Ebbene ora lo ritroviamo superiore al 110%, unico paese in Europa insieme con la Grecia (106,6%) e il Belgio (105,6%). La cosa assurda è che la previsione del presidente del consiglio per il 2003, è quella di scendere al 105% del PIL; ricordo anche che la stessa Confindustria ha stimato il debito pubblico per il 2003 al 109,1% del PIL e l'Unione Europea al 108%. Intanto l'Italia rischia la procedura per deficit eccessivo e comunque abbiamo perso tutti i benefici sulla 'flessibilità' per il patto di stabilità.

I dati evidenziati fanno riferimento a fonti ISTAT, Confindustria e Unione Europea.
Inoltre, secondo il Governo - ha aggiunto Frellicca - il prodotto interno lordo doveva crescere nel 2002 del 3,1%, secondo Confindustria crescerà solo dello 0,6% mentre l'OCSE lo limita ancora di più al 0,3%. Le previsioni del Governo italiano per il 2003 sono ancora eccessivamente ottimistiche intorno al 2,9%, previsione che sia Confindustria che Economist non condividono, indicando una percentuale di crescita del 2,2/2,4%. Secondo le stime del Governo, il deficit/pil doveva diminuire, invece secondo l'Unione Europea nel 2003 salirà al 2,9%, considerando che il limite per entrare in Europa nel 1998 era del 3%. Anche Germania e Francia sono in difficoltà. Secondo l'irreale previsione del Governo, nel 2003 l'inflazione dovrebbe scendere al 1,4%, ma a settembre era a quota 2,6%, ad ottobre al 2,7%, a novembre al 2,8%, quindi in grande ascesa.

I conti pubblici dimostrando come la politica economico-finanziaria proposta dal Ministro Tremonti è stata fallimentare ed ha avuto come immediata conseguenza l'approvazione di una Finanziaria per il 2003 che, come vedremo, creerà danni non calcolabili agli Enti Locali e quindi ai cittadini. Molte scelte fatte dalle Amministrazioni Comunali derivano ovviamente dalla finanziaria del Governo Berlusconi, si rende quindi necessario fare anche una riflessione sulle enormi difficoltà che il Comune di Orvieto, al pari di tutti i Comuni d'Italia, dovrà sopportare in futuro.
Quello che è accaduto al Senato durante l'approvazione della Legge Finanziaria 2003 - ha proseguito l'assessore al bilancio - è stato 'scandaloso'. La finanziaria è stata stravolta con 75 articoli su 95 che sono stati modificati e 20 che sono stati inseriti ex novo, ma soprattutto ne è uscito stravolto l'impianto fiscale. La maggioranza ha litigato sia al Senato che alla Camera, dove l'UDC ha rivelato di non essere d'accordo sul cosiddetto 'condono tombale' e Bottiglione ha attaccato il Tesoro. La prima finanziaria del Governo Berlusconi, quella del 2002, aveva già determinato problemi economici enormi agli enti locali, come la diminuzione dei trasferimenti ordinari dallo Stato per un importo pari all'1% nel 2002, al 2% nel 2003, al 3% nel 2004: per il Comune di Orvieto la diminuzione complessiva sarà di circa 250 mila euro. È andata bene che le percentuali previste siano rimaste tali, non è andata così per quanto riguarda il patto di stabilità interno, che, come era stato proposto dal Ministro Tremonti, obbligava i Comuni a non superare le Spese Correnti del 2001 aumentate del 6%. La legge finanziaria 2003 prevederà ancora maggiori difficoltà. Il presidente dell'ANCI nazionale, Domenici ha quantificato e pubblicato più volte sul Sole 24 Ore che la diminuzione di trasferimenti dallo Stato ai Comuni è quantificabile in 1,7 miliardi di Euro.

Tutto questo in barba del federalismo fiscale e della devoluzione - ha precisato Frellicca. Altri esempi: la compartecipazione all'Irpef, che è stata tanto decantata nella finanziaria 2002, perché andava a coprire una parte dei minori straferimenti ai Comuni, si è trasformata in una presa in giro per tutti gli Enti Locali da parte del Governo. Infatti, il 6,5% di compartecipazione all'Irpef è un parametro puramente teorico, in quanto la compartecipazione andrebbe calcolata sull'intero gettito che i cittadini versano all'Erario; in realtà la Finanziaria stabilisce un tetto massimo in base al quale non rimborserà le amministrazioni; questo tetto per il Comune di Orvieto è al disotto non solo del 6,5% ma anche del 4,5%. Ma la trovata più innovativa per i cittadini italiani sono i 'condoni fiscali'. Sicuramente gli evasori e coloro che non hanno pagato le tasse saranno molto felici, ma la stragrande maggioranza degli italiani no.

Fare una riflessione politica su questo tipo di provvedimenti ci porterebbe lontano. Ricordo che si parla di 'condono' che riguarda tutte le imposte concernenti le dichiarazioni fino al 31 ottobre 2002, di 'concordato', 'dell'integrativa semplice', 'delle scritture contabili' e dello 'scudo fiscale', dello 'sconto per illeciti gia iscritti', del 'condono del canone Rai', 'dell'affissione illegale di manifesti', anche quelli politici, ma soprattutto di 'condono per le tasse locali'.

I cittadini orvietani non subiranno questo smacco, poiché l'amministrazione comunale non applicherà alcun condono sulla tassazione, né per l'ICI, né per la TARSU, né per la TOSAP, né per altre entrate tributarie del Comune di Orvieto. Lo consideriamo un atto doveroso verso i concittadini onesti che hanno svolto sempre il loro dovere ma anche un obbligo verso coloro che hanno evaso. La Corte dei Conti in diversi studi ha evidenziato, inoltre, come gli enti locali abbiano raggiunto correttamente il patto di stabilità interno (solo 50 Comuni in tutta Italia sono andati sotto ai parametri previsti), ma soprattutto abbiano diminuito le spese per il personale, garantendo la qualità dei servizi erogati.

L'operazione politica di centro-destra è evidente: mettere sempre più in difficoltà gli enti locali in particolare i Comuni, che inevitabilmente sono costretti ad 'aumentare le tasse ai propri cittadini o a diminuire i servizi.
In questo quadro di condizioni politico-finanziarie ed economiche in cui abbiamo lavorato per stesura del bilancio di previsione 2003 e del piano pluriennale degli investimenti, l'obiettivo politico fondamentale raggiunto nel Bilancio 2003 è rappresentato dal fatto che ad Orvieto non aumenteranno le tasse e non diminuiranno i servizi, in un contesto nazionale dove vengono tagliati i finanziamenti alle Università (ricordiamo la protesta di tutti i Rettori d'Italia), alle scuole (il Ministro Moratti è continuamente criticata dalla stessa maggioranza), il comparto sociale viene ulteriormente tagliato (manca per esempio ogni riferimento alla non autosufficienza degli anziani), come pure ogni voce rileva allo sviluppo (le misure proposte vanno contro lo sviluppo del Sud).

Queste le scelte politiche compiute dall'Amministrazione comunale: no all'aumento delle tasse (Ici, Tarsu, Tosap, ecc.) che ci permette di avere una pressione fiscale fisiologica mantenendo quell'equità fiscale possibile per un Comune, no alla riduzione dei servizi, anzi saranno migliorati i servizi a domanda individuale, gli asili nido, le mense scolastiche ecc., no alla riduzione dei finanziamenti per il sociale, la formazione e la cultura, no alla limitazione della progettualità».

Tutti gli interventi dei Consiglieri comunali in occasione del dibattito sul bilancio (link)

Pubblicato il: 31/12/2002

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