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Vino vecchio in un otre nuovo? La sinistra e le riforme

Sul numero di ottobre de "la città", in edicola dal pomeriggio del 2 p.v., editoriale di Antonio Polito, direttore responsabile de Il Riformista. Anticipazioni

Politica

di Giorgio Santelli

Importante operazione editoriale, sebbene possa sembrare altisonante definirla così. Però da questo pomeriggio, La Città uscirà con un editoriale del direttore de "Il Riformista" su uno dei temi più importanti che la politica di centrosinistra sta discutendo in questa fase. La nascita di un partito capace di far convivere al proprio interno molte delle anime laiche e cattoliche di un grande mondo riformista. Un'operazione difficile, capace di snellire la politica anche se più o meno codivisibile.

Ma l'operazione editoriale è quella di riportare, come accadeva un tempo, al centro del dibattito locale i grandi temi della politica. Un po' come facevano i fogli di informazione locale di fine ottocento che proponevano i "pastoni" di politica nazionale. Una sorta di "mission" educativa che permetteva a chi viveva in provincia di conoscere attraverso una finestra informativa quel che accadeva a Roma e nel mondo. La cosa molto strana è che, anche allora, questo compito fu svolto da un giornalista socialista romano - successivamente anche parlamentare - artefice di un riformismo che, paragonato a quello attuale, si potrebbe definire quasi rivoluzionario. Parliamo di Francesco Ciccotti. Ora, al suo posto, Antonio Polito.

Complimenti,. dunque, al direttore de La Città Roberto Basili che, con questa operazione, contribuirà a creare un po' di confusione. E' pur vero che il Riformista non è un giornale della sinistra antagonista italiana ma si differenzia molto da Forza Italia (sebbene si vociferi una ipotetica fusione con Il Foglio di Ferrara); certo è che chi tacciava Basili di "filobarberanesimo" ora resterà con un palmo di naso.

Veniamo all'editoriale di Polito.
"C'è una parte della sinistra che ha orrore delle riformeLa giustizia giusta inserita in Costituzione? Un cedimento all'avversario. La parità scolastica? Un cedimento alla gerarchia ecclesiastica. La flessibilità di Treu? Un cedimento al mercato. C'è una parte della sinistra che pensa che il problema del governo dell'Ulivo non sia stato una carenza di innovazione riformista, ma un eccesso. Che bisognerebbe tornare alle vecchie idee, lo Stato meraviglioso che dispensa servizi inefficienti a costi altissimi; la rigidità del lavoro che protegge chi già è occupato fino alla pensione di anzianità e lascia per strada chi è disoccupato o sotto-occupato; la magnifica illusione che basterebbe liberarsi di Berlusconi per liberare il paese. Ahimè, così non è".

Nella costruzione del partito riformista c'è un pericolo: "quello di mettere il vino vecchio in un otre nuovo. Anzi, per essere più espliciti, neanche del vino, ma una spremuta di olive raccolte dieci anni fa".
omissis
"L'operazione riformista ha bisogno invece di una aperta battaglia politica che produca una manciata di idee guida" omissis
Ad esempio, come destinare le risorse? " Alla cablatura del paese o alle pensioni di anzianità? A pagare lo stipendio al più grande esercito di bidelli d'Europa o a cambiare la scuola per gli studenti? Che cosa farà il nuovo Partito Riformista: dichiarerà guerra al crimine (anche quello micro) o riterrà che il diritto alla sicurezza sia una fissazione borghese? Sarà giustizialista solo per fare un dispetto a Berlusconi o metterà mano al deficit di giustizia giusta che paga il cittadino qualunque? Noi non sappiamo se il partito riformista stavolta si farà. Ma intendiamo aiutare la nascita del nocciolo duro di quello che prima o poi, inevitabilmente, si farà." omissis

Nei giorni 3 e 4 ottobre con "la città" una copia de Il Riformista in omaggio.

Pubblicato il: 02/10/2003

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