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Partecipazione è la parola magica

di Dante Freddi Pier Luigi Leoni ha ritrovato e me l'ha regalato un mio pezzo di trent'anni fa pubblicato sul Comune nuovo. Ho letto che la pensavo come oggi e la questione mi preoccupa un po'

E' "partecipazione" la parola magica: ma partecipazione al concepimento e alla gestazione dei progetti, non semplice informazione su scelte già operate; partecipazione, non gestione di poltrone. E' esclusivamente una questione di buona fede. E' una soluzione che sta in noi, semplice, ovvia, naturale per chi ha assunto un incarico pubblico nel bene della comunità. Innaturale, impossibile per chi considera il potere come mezzo per difendere o conquistare posizioni personali o di parte. E il potere, per il raggiungimento di tali fini, meno è partecipato e più è utilizzabile elasticamente. Non sono queste affermazioni di principio, giuste forse ma non praticabili. Costituiscono invece il punto di partenza essenziale perché una comunità possa vivere in armonia, il fondamento di un impegno civile, la necessaria premessa per il successo della coesione sulla fazione, di ciò che unisce su ciò che divide."

Pier Luigi Leoni ha ritrovato e me l'ha regalato un mio pezzo di trent'anni fa pubblicato sul Comune nuovo.
Ho letto che la pensavo come oggi e la questione mi preoccupa un po'.
Credo che il cambiamento sia l'espressione del ragionamento che produce pensiero e invece quest'idea di partecipazione e di comunità serena e armonica non si è evoluta, è rimasta com'era, utopica, non si è realizzata, è cristallizzata. Gli manca evidentemente qualcosa per diventare pensiero e poter poi trasformarsi in azione.
A quest'idea mancano infatti gli uomini che siano in grado di realizzarla, qui e altrove.

La settimana scorsa c'è stato ad Orvieto un interessante Consiglio comunale. Osservare all'opera un paio di volte al mese i nostri amministratori, emblema degli "amministratori" nostrani, tutti fatti con la stessa "ciccia", suggerisce uno scorcio di quell'umanità che poi le idee dovrebbero concretizzarle.

Come fa la mia utopia a compiersi nella creazione di una comunità positiva quando ascolti gente che termina il suo discorso aggressivo e sgraziato con "vergogna, vergogna, vergogna" di berlusconiana confezione. Oppure di un altro che riesce ad esprimere il suo sdegno addirittura contro le "rotatorie di regime", e così via. Dall'altra parte c'è chi nega che il morto sulla bara sia morto e gioca sulla semantica amministrativa, sul significato di  "debiti fuori bilancio" e li mischia con presunti falsi in bilancio che però non sono debiti fuori bilancio, quasi fosse meglio: "Non si poteva fare altrimenti", come se non esistessero le dimissioni quando non si può "fare altrimenti".

"Partecipazione al concepimento e alla gestazione dei progetti, non semplice informazione su scelte già operate; partecipazione, non gestione di poltrone".
Il primo a comprendere il senso di questa possibilità miracolosa per la città dovrebbe essere il sindaco, l'unico che ha vinto ed è forte.
Partecipazione, Toni, senza sbagliare interlocutori, tra i tuoi e tra gli altri. Frena gli istinti dei perdenti che stazionano sul carro del vincitore, il tuo.
La destra senza Concina non riprenderebbe il Comune. Lo sfogo degli orvietani c'è stato, il miracolo fatto sperare però non potrà esserci  perché, come ha detto Romiti in risposta ad un mio pezzo, "non siamo maghi".
E noi di un mago abbiamo bisogno.

Pubblicato il: 12/10/2009

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