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Uranio impoverito, respinto il ricorso contro la sentenza Melone

La sentenza di primo grado, nel giugno 2004, aveva aperto una strada  a tutti quei militari che sono tornati affetti da malattie dalle missioni militari all'estero

ORVIETO - Uranio impoverito, la corte d'Appello di Roma, nella giornata di ieri, ha respinto il ricorso del ministero della Difesa contro la sentenza di primo grado (giugno 2004) che riconosceva il risarcimento di un miliardo delle vecchie lire ai familiari di Stefano Melone, l'elicotterista orvietano stroncato da un tumore a 40 anni.

I giudici riconobbero allora e confermano oggi che tra le cause della morte del sottufficiale dei "Cavalieri dell'Aria" di Viterbo è da ascrivere la contaminazione da uranio impoverito. Una sostanza con la quale Melone sarebbe entrato in contatto nelle missioni all'estero che l'hanno visto coinvolto dall'Albania alla Somalia, dal Medio Oriente al Kosovo.

Già la sentenza di primo grado, nel giugno 2004, aveva aperto una strada, almeno dal punto di vista legale, a tutti quei militari che sono tornati affetti da malattie dalle missioni militari all'estero. A loro, o ai loro familiari.

Più che legittima la soddisfazione del legale della famiglia. "È la conferma di una vittoria importante - dichiara l'avvocato Francesco Venturi - una battaglia in cui abbiamo sempre creduto fino in fondo, con tutte le enormi difficoltà del caso, in primis quella di avere per contro parte il ministero della Difesa". Secondo le ultime stime, le vittime da uranio impoverito, la cosiddetta "sindrome dei Balcani", sono arrivate a 163, 2500 gli ammalati. (S.T.)

Pubblicato il: 17/12/2008

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