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PD. Primarie vere, primarie sempre

di Dante Freddi  Scopetti, Mancarelli, Germani le ritengono il sale del partito democratico
Regolamento quadro del Partito democratico per la selezione delle candidature delle cariche istituzionali

foto di copertina


di Dante Freddi

"Primarie vere, primarie sempre"". E' il nome di uno dei blog presenti sul sito del Partito democratico e proclama un sentimento ed un programma comune a molti militanti, un elemento che è nel DNA del partito e nel suo statuto, ma che sembra complicato a realizzarsi concretamente, al di là delle affermazioni di principio. Eppure è statutariamente obbligatorio scegliere la classe dirigente attraverso questo sistema elettivo, che dà forza decisionale alla gente del partito.

 Chi è in sella a qualche amministrazione comunale si sente colpito personalmente e tende a ritenere "quelli delle primarie" un avversario politico, quando non un avversario personale.

Alcuni sindaci al primo mandato, come ce ne sono nell'Orvietano, chiedono addirittura automaticamente la seconda candidatura, anche se lo statuto prevede che il 30% degli eletti nell'assemblea comunale possa sostenere un altro possibile candidato ed aprire quindi la fase delle primarie. Il limite del 30% è giusto, per non creare confusione gratuita e correnti personalistiche, e contemporaneamente rende possibile aprire il dibattito per la scelta di un diverso candidato rispetto a quello esistente.

In occasione della prossima tornata elettorale di Primavera, rimettere in discussione tutti gli incarichi amministrativi, derivanti dalle scelte di partiti che non esistono più, sarebbe però la soluzione più chiara ed una risposta coraggiosa ai tempi funesti che il centrosinistra sta vivendo in tutto il Paese. Ma è uno "scatto di reni" che va al di là degli interessi e delle ambizioni personali, delle cautele, del doroteismo, del centralismo di ritorno.

Nel PD, nonostante le batoste incassate in quest'anno elettorale, è presente una scarsa capacità di "leggere" la sua gente. Che soprattutto chiede amministratori che non siano margheriti più diesse, ma democratici, razza nuova, che si spera migliore di quella passata e presente. Sennò vota dall'altra parte e Roma docet.
I più furbi delle vecchie volpi, quelli solitamente più consunti, si defilano da primarie e da elezioni, non vogliono sottoporsi al giudizio dell'elettorato e tentano di costruire i loro futuri negli assessorati e negli incarichi di secondo grado, dove decide il Partito, le alleanze, le cordate.

Roba vecchia, che speriamo venga spazzata via per il bene della comunità, sia a destra che a sinistra.


" Per queste benedette primarie stiamo aspettando il famigerato regolamento regionale che dovrebbero presentare insieme allo statuto e al "programma". La scadenza era prima
gennaio poi giugno poi luglio e ora, forse settembre".
Così Andrea Scopetti, dirigente del PD, che evidenzia i ritardi per affermare definitivamente un modo per selezionare la classe dirigente che sia un po' più evoluto, complesso e democratico di quello utilizzato per l'"elezione", diciamo così, del Parlamento.

" Non c'è dubbio-continua Scopetti- che il PD non stia attraversando un grande momento. E' come se il dopo elezioni si sia portato via tutto l'entusiasmo che era stato creato durante la fase delle primarie per la scelta del segretario nazionale, degli organi regionali, provinciali e comunali.
Vedo che siamo più impegnati a creare organi più o meno vasti, più o meno rappresentativi, che fare politica, creare progetti, confronto, discussione.
Sono tra quelli che ancora credono fortemente in questo progetto e non hanno perso la speranza per poter costruire un partito che luogo dove si sviluppano politiche e si costruiscono classi dirigenti, dove si lavora per integrare e non per dividere, dove lo scopo e l'obiettivo unitario è più importante del singolo obiettivo e dello scopo individuale.
Sono anche estremamente sicuro che questo partito può ritrovare energia solo se ritorna al suo spirito iniziale, lo "spirito delle primarie", solo così potremmo ritrovare quelli stimoli e quell' entusiasmo che hanno contraddistinto il nostro processo iniziale.
Solo così potremo ritrovare quel contatto con la base e con i cittadini che tanta forza ci ha dato e che oggi tanto ci manca.
Da parte l'impegno a battermi affinché tutti i ruoli primari del partito e delle istituzioni siano scelte attraverso questo strumento democratico".

Anche Gianni Mencarelli, dirigente del PD orvietano, è per la primarie.
"Alle amministrative del 2009 -sostiene- si prevede un affollamento di candidati vecchi e nuovi già invecchiati. Le dinamiche per le elezioni saranno sempre le stesse e in pochi, senza far partecipare  alle scelte, decideranno chi e dove saranno piazzati i futuri  amministratori.

I giovani si agitano e chiedono spazio, qualche vecchio amministratore vorrebbe ritornare alla ribalta, facendosi portavoce di gruppi di scontenti, altri si preparano a scendere in campo con liste civiche che  non dureranno  nel tempo, tutti auspicano un cambiamento, ma pochi si applicano per cambiare le cose senza aspettare  le amministrative. Un nuovo grande partito sarebbe nato soltanto facendo lavorare le centinaia di nuovi  dirigenti  eletti, appunto dalle primarie, ma c'è timore a mettere in funzione la  nuova macchina organizzativa. Tanti,  convinti che si poteva dare un contributo mettendosi a disposizione, sono rimasti delusi, non partecipano. E' il momento di dare un segnale forte di cambiamento partendo dalla costituzione di un forum, proprio per organizzare le primare".

Interessante la considerazione di Mencarelli, secondo cui c'è difficoltà a mettere in circolo le centinaia di dirigenti PD presenti sul territorio, perché poi vogliono contare e il controllo rimarrebbe difficoltoso a quei settre/otto che decidono qui da noi.

Secondo Giuseppe Germani, ex assessore comunale e dirigente del PD, "non sfruttareb al massimo  le primarie, che sono alla base della nascita del partito democratico, è la peggiore delle azioni politiche possibili".

"Il PD -continua Germani-è nato sulle primarie e soltanto ai cittadini spetta decidere chi dovrà rappresentarli.

Ci sono almeno due fatti che rafforzano l'utilità di un confronto all'interno del partito per giungere alle candidature migliori: uno, l'esempio di Roma, dove aver voluto imporre un candidato dall'alto ha provocato una sonora sconfitta, l'altro che la PDL si appresta a gennaio a costruire il suo partito unico, ponendosi di fatto a contatto diretto con l' elettorato proprio tre mesi prima delle elezioni amministrative. In questa situazione, non si può sbagliare nella proposta della classe dirigente.

E poi- conclude Germani- per chi a diversi livelli si sente di amministrare la cosa pubblica, quale migliore opportunità scendere in mezzo ai concittadini e tastare il polso del loro gradimento?

Chi si sente di essere rappresentativo nel popolo del centro sinistra si faccia avanti, perché dobbiamo scegliere i nostri rappresentanti o confermare quelli che meritano davvero il "premio di produzione". 

L'onorevole Carlo Emanuele Trappolino, interpellato per un "contributo" sul tema mercoledì scorso attraverso la sua segreteria, a tutt'oggi, dopo ripetuti scambi di e-mail e di telefonate, non ha ritenuto di esprimersi sul tema delle Primarie attraverso il nostro giornale.
Però ci ha inviato il regolamento nazionale, come a dire: "questo è". (Ma già lo avevamo scaricato da internet e lo alleghiamo n.d.r.)
Neppure la straordinaria fortuna di aver conquistato un seggio parlamentare sembra "brillantare" l'opaca e opportunistica presenza sulla scena politica del giovane responsabile del PD orvietano, che non riesce a scrivere dieci righe sull' "essenza" del partito che dirige e si è fermato alle letture gramsciane.

Pubblicato il: 30/07/2008

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