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Riportiamo Orvieto... sulla Rupe

C'è una Orvieto che non conosciamo nelle pitture e nelle sculture, nelle ceramiche, nelle cartoline, nei codici antichi... Artisti locali di cui si è perduta la memoria. Film di grandi registi che hanno descritto Orvieto. Perché non recuperarli?

Cultura

di Stefano Corradino

«Il Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto ha una splendida collezione. Ma da 20 anni non è accessibile», scriveva due settimane fa il settimanale l'Espresso. «Una delle collezioni più importanti d'Italia con i dipinti di Luca Signorelli, Simone Martini, Giovanni Lanfranco, le statue di Lorenzo Maitani». Ma quanto dell'importante e misconosciuto patrimonio artistico orvietano è altrove? Sparso nei musei italiani ed esteri? E di che opere si tratta? Abbiamo tentato di fare una prima ricostruzione con l'aiuto dell'architetto Alberto Satolli, con l'obiettivo di sviluppare una discussione che incoraggi, in primo luogo le istituzioni ma anche enti, soggetti economici privati e studiosi, a "riappropriarsi" delle bellezze artistiche orvietane perlomeno predisponendo una catalogazione (e magari alcune mostre), visto che, ovviamente, le opere vendute non si possono certo espropriare ai legittimi acquirenti.

Nel 2000, ricostruii sul periodico "la Città" la vicenda (che ebbe eco sulla stampa internazionale) del mosaico della facciata del Duomo conservato dal 1891 presso il Victoria & Albert Museum di Londra. Ma il mosaico non è ovviamente l'unica opera che nel corso dei secoli ha lasciato la Rupe. Alcuni esempi:

Ceramiche
«Per pura passione - afferma Satolli - mi sono ritrovato a fare una ricerca delle ceramiche orvietane che sono state vendute o regalate» (il podestà di Orvieto donò una ceramica al museo di Faenza). «Agli albori del '900 nessun museo italiano comprava le ceramiche orvietane e quindi agenti inviati dai musei internazionali, veri e propri "trafficanti di ceramiche" giravano alla ricerca di possibili pezzi da acquistare. D'altronde è così che i musei americani si sono riempiti.»

Polittici
Ci sono due polittici di grande rilievo: il primo di Simone Martini (1284 - 1344), "la Madonna con Bambino e quattro santi" (che forse erano sei), dipinto intorno al 1320 per la Chiesa di S.Maria dei Servi, è smembrato in 5 pezzi, in musei americani, tedeschi (un pezzo è anche a Orvieto). L'altro polittico è quello di Pier Matteo D'Amelia (1450-1506), dipinto per la Chiesa di S.Agostino e i cui pannelli sono distribuiti oggi in quattro diverse collezioni e musei esteri.

Codice Miniato
C'è un codice miniato del XII secolo che sparì dall'archivio vescovile (nel 1910 circa) ed è conservato alla Morgan Library di New York.

E molte altre sono le opere, reperti etruschi di vario genere (terrecotte architettoniche, bronzi) provenienti da scavi orvietani che si trovano oggi in numerosi musei italiani ed esteri.

RIFLESSIONI E PROPOSTE

La quantità di opere di artisti orvietani (o stranieri che hanno "immortalato" la nostra città) sparse nel mondo, richiederebbe quantomeno una documentazione, un inventario. Perché non pensarci? Si potrebbe tracciare così una "mappa" delle produzioni artistiche orvietane nel mondo, importante per la memoria storica della città, che magari qualche appassionato d'arte potrebbe anche decidere di andare a vedere di persona. Perché, ad esempio, non organizzare una mostra in cui "ricomporre" i polittici? «Al Palazzo dei Sette - afferma Satolli - si tengono numerose mostre. Perché piuttosto che fare due mostre all'anno in cinque anni non si pensa magari a due sole mostre di altissimo valore e grande richiamo internazionale? I costi sarebbero probabilmente gli stessi ma avrebbero un rilievo indiscutibilmente maggiore».
In effetti i costi sono un problema di non poco conto. Tuttavia, le grandi mostre non gravano esclusivamente sulle casse dei Comuni che li ospitano ma, fondazioni e privati, nelle grandi e nelle piccole città, investono in modo cospicuo per promuovere eventi di portata internazionale: si costituiscono associazioni pubblico-private che trovano i soldi per pagare le mostre e le persone che ci lavorano. Perché non può avvenire anche ad Orvieto?

«C'è un artista orvietano di grande importanza - afferma Satolli - al quale è stata solo dedicata una via e che non è stato mai studiato a sufficienza: Cesare Nebbia. C'è già un'ottima ricerca realizzata da una studiosa. Perché non portare ad Orvieto per una mostra i circa 100 disegni realizzati dall'autore?»
Ricordate il suggestivo panorama che nel 1828 ispirò il celebre artista inglese Joseph Mallord William Turner per un suo dipinto con la veduta di Orvieto? (una curiosità: c'è un interessante filmato di appena due minuti dal titolo "Ritratti della memoria" realizzato da Michele Pelliccia per il "Cinecittà Internet Film Festival 2001" visitabile al sito http://www.cinecitta.it/agora/corto2001/filmati/ritratti.shtm)
Il celebre quadro di Turner è stato esposto a Roma (e quindi si potrebbe anche chiedere di portarlo ad Orvieto), ma al British Museum sono probabilmente conservati - ci suggerisce Satolli - decine e decine di "appunti" in acquarello che l'artista avrà realizzato sui "librettini da tasca" o su fogli più grandi. Perché non provare a recuperarli?
Satolli fa un'altra proposta interessante: «perché non recuperare il progetto, abbozzato due anni fa e mai realizzato di fare una mostra sulle cartoline di Orvieto? Ci sono circa 5000 cartoline che appartengono a collezionisti privati, che vanno dalla fine del 1800 fino alla prima metà del '900». Perché non farne una mostra e stampare un catalogo?

Insomma, si potrebbe prefigurare una sorta di grande iniziativa in tre tappe: una mostra di cartoline, una di iconografie (quadri, affreschi, disegni ovviamente riprodotti). E una dedicata al cinema: eh sì, perché ci sono una quindicina di film importanti realizzati ad Orvieto da autorevoli registi (Raffaello Matarazzo, Antonio Pietrangeli, Gianni Amelio, i Fratelli Taviani (per citarne alcuni) che hanno documentato la storia di Orvieto nei vari decenni utilizzando Orvieto (e i suoi abitanti) come set cinematografico. Perché non recuperarli, indire una proiezione pubblica e magari, sull'onda di quello che hanno fatto altre città importanti d'Italia, restaurarne uno tra i più significativi?
La memoria storica di Satolli ci aiuta anche in questo caso svelandoci che c'è un film girato a Orvieto, ai tempi del muto, su Clemente VII che scappava durante il Sacco di Roma. La particolarità? Era stato musicato con le musiche di Luigi Mancinelli. Si tratterebbe di ritrovare quella pellicola, magari ristrutturarla e proiettarla al teatro con la banda che suona proprio le musiche del Mancinelli.

Non sarebbe una bella idea?

Pubblicato il: 13/05/2003

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