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Voglio fare l?intellettuale snob

Fausto Cerulli

Oggi voglio fare l?intellettuale snob, alla salute degli intellettuali democratici della festa democratica.  E scrivo di una nicchia di cultura inattesa, nascosta in un cortile dietro la Libreria ? Parole Ribelli? anche essa ignota ai pi?, anche ai lettori che amano fare quattro passi in libreria, e si perdono nell?ampiezza spropositata della Libreria che fu dei Sette ed ora ? dell?Uno, e si chiama Libreria Mondatori. Nella libreria ?parole ribelli? ? difficile passeggiare, ? pi? confacente il sostare; dinanzi a libri che non trovi altrove, a compact disc altrove sconosciuti. Qui ritrovo i mitici libri di Stampa Alternativa, i libri che costavano 1.000 lire e forse adesso costano un euro; e che gettarono un sasso nello stagno della letteratura in vestito da sera, e sapevano di sessantotto e poi di settantasette; ed erano guardati male anche a sinistra, perch? fu quello il primo filone che mise

in dubbio la liturgia della sinistra di governo e di governo, in nome di una sinistra che voleva essere di lotta. Stampa Alternativa era, ed ?, una storia editoriale pronta a non prendersi troppo sul serio: convinta che si pu? essere contro il sistema anche con un sorriso e una risata; era lo slogan del sessantotto francese. ?una risata vi seppellir??. Fino a questo punto ho fatto elogio al mio amico Baraghini, che ? l?ideatore di Stampa Alternativa e che ? anche di Acquapendente, dunque vicino in molti sensi. Ma voglio tornare ora a ?Parole Ribelli?: che ha dato alloggio ad una iniziativa culturale passata sotto silenzio o quasi: una serie di proiezioni di ?corti?: che sono costruzioni cinematografiche che durano pochi minuti e graffiano a lungo. La sera del 10 luglio eravamo al massimo dieci persone a gustare quattro o cinque imperdibili ?corti?; italiani, belgi, spagnoli; con l?aria di essere fatti in casa, ma con il senso profondo dell?artigianato artistico. Dieci persone al massimo, in un cortile scavato tra alti muri di tufo, e sopra le stelle di luglio. Pochi ma buoni, vorrei dire senza modestia; proprio io che adoro la folla dei comizi seri, quelli, per intenderci, di Piazza san Giovanni quando parlava Berlinguer, e Veltroni era soltanto un ragazzino un poco tonto, che crescendo sarebbe maturato in spensierata stoltezza.  Pochi ma buoni; e lo dico io che ho odiato la folla che si fa soggiogare da un Di Pietro dalla faccia feroce; o che ride della Guzzanti che parla elegantemente di donne che s??.no l?uccello, alla faccia del femminismo e della solidariet? di quando si proclamava la f?..? mia e me la gestisco io, anche con Berlusconi, se mi serve.

Divago, come sempre: ma solo per dire che mi ? dispiaciuto che gli orvietani abbiano disertato un appuntamento gradevole e graffiante; preferendo sbracasi di vino proseccato dinanzi ai quattro o cinque bar di moda. Oppure schiaffati dinanzi alla televisione, a rincoglionirsi con gli spettacoli coatti del berlusconame; salvo poi lagnarsi del fatto che il Berluska ? il padrone dell?etere italiano. Sar? stato, come si dice oggi, un difetto di comunicazione; sar? stato che pochi erano informati del gradevole appuntamento con il ?corto?. Ma qualcosa mi dice che, se anche la manifestazione fosse stata pubblicizzata come il G 8, le presenze sarebbero state poche. Quasi che un pizzico di intellettualismo, magari anche snob, sia da considerarsi un peccato in questa civilt? di cervelli all?ammasso. Pochi ma buoni, e divertiti, ed attenti.

Mi ? tornata alla soglia della memoria una fetta di storia culturale locale: quando, nel posto ora occupato da un supermarket, viveva ancora il cinema Roma; che dopo essere stato un cinema di terza categoria, si trasform? per qualche tempo in un cinema d??ssais. Dove era possibile vedere pellicole che non sarebbero apparse mai sui circuiti normali. E dopo si commentava il film, si faceva una specie di dibattito: cinema d??ssais allora voleva dire cinema impegnato. Ed impegnato nella sinistra di allora: e c?era Antonio Barberani, accanito cultore della pellicola bella, e Guido Barlozzetti non ancora divenuto gloria televisiva. E c?era il gusto di considerare il cinema come uno strumento di crescita politica e culturale; perch?, a quel tempo, la politica sapeva essere anche cultura. E viceversa. Ora la libreria ?Parole Ribelli? si presta a riprendere quel discorso che ci fu caro; e ci regala qualche serata di intellettualismo sano, sanamente snobistico.

Pubblicato il: 11/07/2008

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