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La discussione sul bilancio ? stata una seduta di auto-analisi collettiva

Massimo Morcella

 

Finalmente oggi la Citt? sa  quello che fino a ieri solamente intuiva.

La situazione di grande sofferenza finanziaria in cui versa il nostro bilancio, ha cause e responsabili certi. Il Sindaco ha detto (con orgoglio), che la Sua amministrazione si ? fatta carico di tutta la storia di Orvieto; con ci? assumendosi un onere che i pi?, a prescindere dalla puntualizzazione, gli avrebbero comunque imputato, non fosse altro per i suoi noti trascorsi di amministratore. In effetti la storia di una citt?, se da un lato ? la storia di scelte politiche compiute, di atti amministrativi formati e di contingenze pi? o meno favorevoli, ? anche e soprattutto, la storia delle persone che tali scelte e tali atti hanno quantomeno contribuito a porre in essere. Sottrarsi a simili responsabilit? sarebbe inutile, farsene carico ? comunque una presa di coscienza che merita una qualche sottolineatura. Non posso dire se il punto raggiunto sia il pi? basso tra quelli possibili; non so nemmeno se i giuochi di potere che qui, come altrove, si stanno consumando, permetteranno di portare avanti una azione di governo che sia strettamente ed esclusivamente propedeutica al risanamento e allo sviluppo. Quello che con certezza si pu? dire, ? che sarebbe stato impossibile tentare una qualsiasi forma di riscatto, senza passare per una fase catartica di pubblica ammenda, rispetto ad errori compiuti in passato e fino ad oggi ostinatamente perpetrati. L?approvazione del bilancio preventivo dell?anno 2007, in definitiva, questo e stato: la presa di coscienza  di una classe dirigente che, forse per la prima volta nella storia, ammette i propri limiti e, nel contempo, con un misto di mal celata umilt? e di sfrontatezza, chiede ancora maggiori aperture di credito. Pi? che una sessione di lavori del Consiglio Comunale, quella del 30 Marzo ? stata una seduta di auto-analisi collettiva, nel corso della quale i nostri amministratori si sono liberati di un complesso che per decenni ha impedito loro di ammettere e rendere pubblici gli errori compiuti. Il Sindaco, in prima persona, ha coinvolto la cittadinanza, rendendola tardivamente partecipe del pessimo stato di salute della nostra economia e, nel contempo, chiedendole sacrifici di non poco momento. Egli, nel ricordare lo storico consenso elettorale a suo tempo riscosso (definito senza precedenti), di fatto ha chiesto un voto di fiducia, non solo e non tanto ai propri consiglieri di maggioranza, quanto piuttosto alla intera popolazione, dalla quale sola, ritiene di dover trarre legittimazione. Se cosi ?, e cos? mi pare sia, da oggi la Citt? non potr? pi? essere quella di prima. Nessuno potr? pi? permettersi il lusso di distrarsi nella convinzione che altri stanno lavorando per il suo bene; nessuno potr? pi? limitarsi, puramente e semplicemente, a delegare altri affinch? governino o  facciano opposizione. Sar? viceversa necessaria una partecipazione diffusa riguardo alle scelte di fondo della nostra amministrazione. Si dovr? attuare una forma di controllo capillare che riguardi ogni settore della societ?, ad iniziare, ovviamente, dai sindacati e dalle associazioni di categoria. Allo scopo, si profila  alle viste un banco di prova interessante: mi riferisco alla ?questione Piave?. In osservanza allo schema operativo appena delineato, si auspica che il Sindaco voglia attuare immediate e non solo formali consultazioni in ogni ambito della societ? civile, affinch?, finalmente, si possa dar corso a condivise iniziative di rifunzionalizzazione. Ottenuta l?apertura di credito, il Sindaco dimostri ora e per il futuro, di voler tenere in debita considerazione le volont? dei propri amministrati. Considerare il 30 Marzo come uno spartiacque nel modo di governare la Citt? ? un obbligo; partecipare compiutamente le scelte che attengono alle  possibilit? di riscatto, pu? essere una opportunit?.

Pubblicato il: 02/04/2007

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