Porano, la violenza, il fascismo che riemerge
Fausto Cerulli
Prendo spunto dall?episodio vandalico verificatosi a Porano, ai danni della signora Peletti, consigliere di minoranza, e del marito Enrico Brugnoli, ex sindaco di Porano, per tentare modestamente una riflessione sul clima di violenza e comunque di aggressivit? che si manifesta nel territorio orvietano, come del resto in tutta Italia. Credo anzitutto che questo clima possa essere collegato alle crescenti difficolt? economiche, che storicamente tendono ad esasperare gli animi; ma subito mi correggo e penso che la esasperazione, se dettata da motivazioni economiche, tende a portare ad atteggiamenti di ribellione verso chi non sa o non vuole tentare di risolvere queste difficolt?. Ma se invece di questo senso, sacrosanto, di ribellione verso un sistema che mostra crepe sempre pi? evidente, dobbiamo assistere ad episodi di aggressione personale, il mio discorso cambia. E dunque parto da una premessa che forse mi inimicher? qualche cittadino di Porano, ma che ritengo necessaria: Porano, questo paese alto e strano, ha nella sua stranezza anche una forte componente di violenza fisica e verbale. E cito una esperienza personale: quando venni ad abitare a Porano, mia moglie fu aggredita da una donna, figlia di un costruttore locale, che, accampando infondate pretese economiche per conto di suo padre, non esit? a colpirla violentemente al volto, costringendola ad un ricovero ospedaliero. Io stesso fui minacciato di morte dal costruttore. E non sono mie invenzioni, sono fatti consacrati da sentenze di condanna che hanno colpito la figlia del costruttore e il costruttore stesso.
Non voglio fare un esame sociologico a Porano e ai Poranesi, e non voglio generalizzare, voglio soltanto dire che la violenza ? un male che non accenna a guarire, e parlo di Porano, dove vivo ormai da anni, solo per prendere spunto da una esperienza personale. L?episodio che ha interessato la signora Peletti ed Enrico Brugnoli ? inquietante, sia per l?accanimento vigliacco sia perch? ? la spia di una violenza diffusa, la recrudescenza di un clima di aggressivit? che sale e ritorna come un cancro nella nostra societ? che non riesce ad essere civile. Allargando il discorso potrei e dovrei, e dunque posso e voglio, riferirmi a Casa Pound, una formazione che sotto una parvenza culturale, si distingue per la violenza fisica e verbale, e che fa aperta apologia del fascismo e del nazismo, contravvenendo a leggi esistenti e non applicate.
Casa Pound, tanto per far capire di cosa si tratta, ha brindato alla morte di Giorgio Bocca, e del giudice Saviotti, che era a capo del pool antiterrorismo e si stava interessando, guarda caso, proprio delle formazioni di estrema destra. E se insisto su Casa Pound, ? proprio perch? questa formazione sembra avere molto seguito proprio nel nostro territorio, e Guardea ? una specie di roccaforte del gruppo, che ha macchiato della sua presenza anche Orvieto, cercando di tenere una assemblea addirittura al Palazzo del Capitano del Popolo, spazio negato in extremis dall?Amministrazione: e mi vien fatto di ricordare che in quella occasione la sinistra orvietana si distinse per il suo clamoroso silenzio, e furono i compagni anarchici, da soli e sorvegliati dalle forse dell?ordine, a mettere in piedi una protesta. Ed io ero con loro. Un presidio, come si dice in gergo, che fu snobbato dai compagni di non lotta e non governo. Io sento che il fascismo, nonostante le ipocrisie di Fini, ex picchiatore, sta riprendendo spazio strisciante nella vita politica italiana, contando sul disinteresse di chi avrebbe il dovere di applicare le leggi che proibiscono non solo la ricostituzione di un partito fascista, ma anche qualsiasi apologia di quello che fu il fascismo, mai abbastanza sconfessato. Il fatto ? che i padroni, scusatemi se uso questo termine arcaico, hanno sempre contato sulla violenza fascista e parafascista, tenendola come scorta di riserva per eventuali momenti difficili, della serie hai visto mai che qualche comunista rialza la testa, e riprende la lotta al posto degli imbelli bersaniani di turno. I miei trentacinque lettori sanno che difficilmente mi lascio prendere la mano dallo sdegno, e che spesso cerco di fare dell?ironia su tutto, magari sdrammatizzando. Ma l?episodio di Porano, essendosi svolto a me vicino, ed avendo colpito persone che conosco, mi ha riaperto una ferita personale. Ma non essendo io abituato a fare il martire, e non volendo trasformare Porano in Marzabotto, voglio ribadire che ho preso spunto dall?episodio per tornare a rievocare la violenza prepotente, che rinasce o almeno si riscopre nel neofascismo strisciante e troppo tollerato da chi dovrebbe combatterlo per legge, e troppo sottovalutato da chi non riesce a capire, da sinistra, che il fascismo ? l?armata di riserva di ogni capitalismo quando si sente in crisi. Io non so se l?episodio, comunque squallido, verificatosi a Porano, abbia una matrice fascista; e come si dice sempre in gergo, attendo che la giustizia faccia il suo corso. Ma non posso e non voglio nascondere un mio senso di inquietudine. Per anni abbiamo scherzato, e forse no, sul fatto che ci toccher? morire democristiani: non mi va di pensare che potremmo tornare a vivere sotto un nuovo fascismo, comunque mascherato. E, da comunista residuale, torno ad affermare che il fascismo prospera quando il capitalismo si trova alle strette. E concludo citando ancora qualcosa che mi riguarda di persona: sul sito di Casa Pound, per qualche tempo, ? apparso il mio nome, con apprezzamenti non troppo lusinghieri, secondo la loro logica: potevo denunciarli, ma non l?ho fatto: io, se mi chiamano comunista non mi offendo, anzi. Certo Porano non ? l?Italia, ma l?Italia ? fatta di ottomila Porano potenziali. Porano, sotto la neve, ? stupenda: ma la neve non ? nera, per fortuna.
Pubblicato il: 05/02/2012