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LE TASCHE SEMPRE PIU? VUOTE DEGLI ITALIANI

Mario Tiberi

?Cantabit vacuus coram latrone viator?!.Ride cantando, o canta ridendo, il viandante sorpreso dal rapinatore sulla strada maestra e senza un soldo in tasca: chi nulla possiede, nulla deve temere perch? nulla gli pu? essere tolto neanche con la forza pubblica per la sua debolezza privata.

Con codesto ?incipit? principiai, agli inizi dell?anno in corso, una riflessione sulla devastante crisi economica che ancora ci affligge, anzi si ? di gran lunga aggravata. Le considerazioni di allora valgono per l?oggi per cui, rivedute ed integrate, mi permetto di sottoporle di nuovo all?attenzione di lettori e lettrici. Si proceda e si inizi con un celere richiamo storico.  

Dionigi il Vecchio, tiranno di Siracusa, ad ogni giro di vite sulle tasse inviava degli informatori agli angoli delle vie e delle piazze cittadine affinch? gli riferissero sugli umori e sulle reazioni della popolazione. Finch? le spie gli riportarono che i Siracusani si comportavano mesti e irosi gli uni contro gli altri e ancor pi? verso il Ministro pubblicano e impositore, seguit? imperterrito ad aumentare i giri della vite fiscale. Solo quando, dopo l?ulteriore emissione di un nuovo oneroso balzello, gli informatori lo misero al corrente, increduli e stupefatti, di aver visto i contribuenti incontrarsi e abbracciarsi con ilarit? e canto gioioso, decret?: ?Ora basta!. E? chiaro che oramai nulla resta, per i miei esattori, da portar via ai cittadini?.

Se si aumentano le tasse, vuol dire che le ?casse pubbliche? sono vuote; ma pi? si accrescono le imposte, dirette o indirette che siano, e pi? si svuotano le tasche del popolo consumatore: il sistema economico, prima si inceppa, e poi si collassa fino alla sua totale disgregazione. E? ci? di cui siamo tutti testimoni nei ?mala tempora currunt? che, tristemente, stiamo vivendo sulla nostra viva pelle.

Eppure n? il singolo privato n? il potere pubblico sembrano volersi avvedere di un tale caos finanziario e, nascondendosi dietro a un dito o celando la verit?, si trascinano in avanti alla meno peggio facendo finta di non vedere e di non sentire.

Si prenda l?esempio seguente che valga per tutti gli altri.

Che nessuno abbia la minima esitazione nel chiedere ai tesorieri degli Enti pubblici di cui si compone lo Stato, dai pi? alti in grado fino agli ultimi, di trarre assegni a vuoto su un conto corrente con saldo in rosso, ossia negativo, pur di veder soddisfatte le proprie esigenze, ? arcinoto e non desta granch? di meraviglia.

Esiste, per la verit?, una differenza fondamentale fra il privato e lo Stato: il privato non pu? obbligare nessuno affinch? siano incassati i suoi assegni a vuoto, anzi se tenta l?operazione corre il rischio di essere acciuffato e condotto a guardare il sole a scacchi; ben diverso ? il caso dei mandati di pagamento sul disavanzo pubblico, emessi dalle tesorerie statuali, e che prendono il nome di ?biglietti al portatore? della Banca d?Italia ieri, oggi BCE, e che posseggono il privilegio del corso forzoso.

A divergenza dei rapporti tra privati e privati, ogni cittadino ? invece obbligato ad accettare, in pagamento dei suoi crediti, gli assegni tirati dallo Stato con l?avallo fideiussorio della Banca Centrale.

Matteo Pantaleoni, acutissimo analizzatore di disastri economici, in un illuminante saggio su ?La caduta del credito mobiliare? avanz? la teoria dei salvataggi di imprese industriali, agricole e bancarie, arrivando a sostenere che salvataggi se ne possono e se ne debbono fare in ogni momento storico, quando sia in gioco l?interesse pubblico. Ma ad una condizione: che coloro i quali chiedono e coloro i quali autorizzano i salvataggi sappiano, in piena loro consapevolezza, di commettere un atto moralmente condannabile, socialmente iniquo ed economicamente pericoloso.

Moralmente condannabile, perch? ? male trarre assegni a vuoto ed il male morale non cessa di essere tale solo perch? compiuto dallo ?Uomo pubblico? invece che dal privato. Socialmente iniquo, perch? la svalutazione della moneta, conseguente all?aumento della circolazione a scopo di salvataggio, va massimamente a danno delle classi sociali non strutturate, dei ceti medi, dei risparmiatori e dei lavoratori pi? deboli e indifesi e, tra i lavoratori, di quelli peggio pagati. Economicamente pericoloso, perch? con le emissioni a vuoto di pezzi di carta si tamponano per il momento le falle potenzialmente pi? dannose sugli argini di un fiume in piena; ma il livello della piena continua per? a crescere e, dunque, il tamponamento degli argini diventa di giorno in giorno sempre pi? arduo ed oneroso.

Nonostante ci?, quando si ? posti dinanzi alla scelta tra un pericolo incombente per l?ordine pubblico ed atti ai limiti estremi della legge, si pu? e qualche volta si deve decidere per questi ultimi, divenendo tale scelta una vera e propria necessit? politica.

Ecco allora che la politica, come branca nobile della filosofia al pari dell?etica e dell?estetica, si riappropria della sua funzione principe di equilibratrice sociale riducendo al minimo essenziale il concetto, ampiamente diffuso, che il potere pubblico ? forte con i deboli e debole con i forti.

Il potere pubblico ? s? detentore del diritto ad esercitare la sua autorit? ricorrendo, ove necessario, anche all?uso della forza cogente; ma che sia una forza non della coercizione prepotente e della imposizione iniqua, bens? la forza di una giusta e ben calibrata e ponderata legislazione perch? non si arrivi mai all?aberrante paradosso del ?Summum ius, summa iniuria?.

Pubblicato il: 30/11/2011

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