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Intorno alla lettera di Stefano Cimicchi

Fausto Cerulli

Quando era sindaco, usavo chiamarlo filza bianca. Tutto sommato mi era simpatico e mi ? simpatico. Solo che mi fa sorridere leggermente il tono della sua lettera alla citt?. Parlo ovviamente di Stefano Ciimicchi.  Il quale ha pensato bene di intitolare il suo messaggio ?lettera alla citt?? quasi fosse una enciclica, e quasi che lui sia orvietano e non alleronese, come scriveva Pier Luigi Leoni in quel suo sempre attuale scritto sulla vendetta degli alleronesi. Comunque il tono dell?enciclica si addice a Cimicchii, considerato che Stefano ha pontificato ad Orvieto per un numero interminabile di anni. E quando non ebbe modo di ricandidarsi per via di una legge ingiusta che non consente ai sindaci di essere come i papi, che  quando sono eletti papi restano papi fino alla morte, con l?eccezione di Celestino quinto che  fece il gran rifiuto,  il nostro si scelse il successore, facendo in modo che Mocio fosse nominato sindaco, convinto che il modesto Mocio si limitasse a fargli da controfigura, nella convinzione di restare sindaco per interposta persona. Poi successe che Mocio, da bravo democristiano, decise di fare il sindaco senza guinzaglio. Non vorrei turbare la mia amicizia con Cimicchi, so che ? una persona intelligente e sapr? capire il senso di quello che sto per scrivere. Innanzi tutto, vorrei che Cimicchi non parlasse genericamente di vicende giudiziarie che lo hanno tenuto lontano dalla politica. Detto cos?, sembrerebbe che il nostro commettesse una infrazione al codice della strada. Vuoi rientrare in ballo, si capisce benissimo dalla tua lettera pastorale, e ne hai tutto il diritto. Ma dovresti anche, per ricominciar bene, dire le cose giudiziarie come stanno. Solo per chiarezza. Ma di questo ha gi? fatto debita menzione anche il mio amico Gianni Cardinali.

Detto questo, vorrei entrare nel merito della tua bolla pontificia: fai capire che stai meditando di scendere di nuovo in campo, come il mitico Silvio. E fai capire che lo fai soltanto per il bene della citt? che ami.

Dai, Stefano, non ci prendiamo per i fondelli: diciamo anche in questo caso le cose come stanno. Tu vuoi scendere in campo per riprendere posizioni di potere. E non trovo in questo nulla di male. Mi piacerebbe solo che lo dicessi, io rispetto le persone ambiziose, forse perch? io non lo sono e ne sconto il fio. Ma quello che mi ha colpito della tua esternazione ? il suo contenuto. Scopri che Orvieto sta andando alla deriva, ma non dici quanto tu e Mocio abbiate contribuito a questa deriva. E, se posso esprimere una opinione personale, la tua dichiarazione, non tanto celata, di scendere in campo ? diretta allo schieramento politico cui comunque appartieni, e non all?attuale Amministrazione. Ai tuoi compagni dici che manca un leader vero di questa opposizione, e ti candidi ad esserlo.  Ovviamente, rispetto agli attuali responsabili della opposizione orvietana, tu appari nonostante tutto un gigante.  Vogliamo la riprova del fatto che il tuo messaggio ? rivolto soprattutto ai tuoi compagni? Quando passi alle questioni di merito, dopo aver fatto balenare chiss? cosa, ti limiti ad affrontare sostanzialmente due soli problemi. Se ho letto bene. La vendita della farmacia comunale e l?aumento dei costi delle mense scolastiche. Non mi sembra che un progetto alternativo come quello che sembri proporre possa farsi forte solo di questi due elementi. Quanto alla vendita della farmacia comunale, vorrei ricordarti che qualche giorno fa pap? Bersani, nel fare finalmente una specie di programma, ha insistito sul fatto che bisogna liberalizzare, bisogna eliminare le municipalizzate, farla finita con i carrozzoni. Allora debbo pensare che Cimicchi non condivide la linea di Bersani. Fatti loro. Ma quando Cimicchi dice che la farmacia comunale era l?unico elemento positivo della economia orvietana, vorrei ricordargli che almeno per molti anni la farmacia ? costata un occhio della testa, con quello che prendevano, per non fare nulla, i membri del Consiglio di Amministrazione .Notizie attinte da antichi farmacisti, di sinistra e di sinistra dura. E non faccio nomi. La vendita della farmacia comunale ha fatto scattare una sorta di patriottismo farmaceutico: su qualche giornale ho letto che Orvieto ha regalato la farmacia a Bolsena. Facendo ritornare l?antica rivalit? tra orvietani e bolsenesi che data dal tempo del miracolo di Bolsena, scippato, dagli orvietani. Ma Stefano dice cha la farmacia non doveva essere venduta, alla faccia di quello che pensa anche Bersani stando al topolino partorito dalla sua montagna programmatica. Fermo restando che, come avvocato, sono disposto a difendere gratuitamente i dipendenti della farmacia comunale se la nuova gestione decidesse di licenziare ad libitum

Poi Cimicchi si scaglia, da par suo, contro l?aumento dei costi delle mense. Argomento certo importante. Ma non dirimente. Il Comune ha bisogno di soldi, questo ? certo. E ne ha bisogno come tutti i comuni italiani. E per far quadrare il bilancio, si barcamena come pu?. Del resto anche comuni governati dalla sinistra hanno dovuto fare ricorso a misure impopolari di questo tipo.  Vedi Perugia, vedi Bologna. Vedi e non vedi.

Inutile dire che sarebbe stato meglio colpire gli evasori, castigare i ricchi. Ma castigare gli evasori dovrebbe esser compito delle guardie di finanza, e castigare i ricchi non ? compito specifico di una Giunta Comunale. A parte il fatto che molti dei ricchi da eventualmente castigare appartengono alla sinistra che era di battaglia ed ora ? di comodo e di accomodamento borghese. E Cimicchi, senza volergli fare i conti in tasca, non appartiene certamente, sotto il profilo dei redditi, alla fascia proletaria.

Ma voglio tornare al punto essenziale di questo mio discorrere che mi coster? l?ennesima accusa di essere diventato conciniano, e dunque, secondo la vulgata corrente, reazionario, e di aver tradito le mie idee comunque comuniste La mia preparazione, pi? o meno profonda, in fatto di comunismo, mi fa capire che bisogna sempre fare due passi avanti ed uno indietro, lo diceva anche Mao. E Cimicchi ? troppo intelligente per non capire certe cose. Avrebbe potuto usare altri argomenti per giustificare il suo appello accorato. Avrebbe potuto farlo e non lo ha fatto: e questo mi conferma che la sua pastorale ? rivolta non tanto alla attuale Amministrazione Comunale quanto ai compagni. Ai quali filza bianca vuole far capire che lui conta ancora qualcosa e che dunque loro debbono fare i conti con lui, con la sua non troppo nascosta intenzione di riproporsi a leader, in questa fase, ed a candidato sindaco se si faranno nuove elezioni. Cimicchi si atteggia a futuro salvatore della patria, sa di poter contare su quanti, nella poca sinistra, hanno sentito l?assenza di un dirigente celodurista.  La mossa di Cimicchi, come quasi sempre le sue, ? dettata da un indubbio fiuto politico, e da una astuzia sottile. Cimicchi, con questa sua enciclica, ha voluto dire molto ai suoi compagni, contando sul fatto che in terra di ciechi, chi vede anche da un solo occhio ha tutti i vantaggi.

Concludo con una osservazione marginale, ma no del tutto: vorrei chiedere a Cimicchi ed a Mocio di assumersi le responsabilit? che loro competono. Il dissesto del bilancio comunale viene da lontano. Viene anche e soprattutto da quello che Cimicchi e Mocio seppero o non seppero fare quando erano al comando di questa nave destinata, a quanto pare, al naufragio. E mi piacerebbe che Cimicchi, nello scendere in campo, ricordasse prima di tutto a se stesso, che se Orvieto si trova in difficolt?, e nessuno lo vuole negare, qualche colpa ? da attribuirsi anche, perch? no, al comportamento dei sindaci che da sinistra governarono un comune di sinistra con metodi talora sinistri. E non sinistri politicamente: sinistri in senso di apportatori di sciagure future. Che ora sono presenti. Ma non ci sto, al gioco del riciclaggio di personaggi come Stefano, che ha governato a lungo, e che inevitabilmente, in questo lungo governare, ha commesso errori ed ha avuto colpe, chiamiamole cos?  per non rischiare una querela.

 

Pubblicato il: 05/10/2011

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