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Swap e dintorni

Pier Luigi Leoni

Alla discussione in consiglio comunale sulla transazione con la Royal Bank of Scoltland partecipava, anche se non fisicamente, Massimo Gnagnarini, un mio caro amico (amico deriva etimologicamente dal latino ?amare? e non dall?italiano ?appartenere alla stessa fazione?). La sua battaglia contro l?Amministrazione Concina, concentratasi in particolare sulle scelte in materia di contratti derivati, ? stata dura, tenace e incalzante. ?  comprensibile quindi l?irritazione di una parte della maggioranza, anche perch? Gnagnarini ? iscritto all?UDC, lo stesso partito di Piergiorgio Pizzo, il consigliere di maggioranza al quale Concina ha dato l?incarico di seguire il bilancio, e che tanto si sta spendendo per supportare l?assessore competente Maurizio Romiti, che ben poco tempo pu? dedicare al nostro comune. Ed ? comprensibile la gioia della minoranza, che ha trovato una scusa (accennata pudicamente a mezza bocca) per il voto contrario. Un voto imbarazzante perch?, di fronte a una decisione che comporta rischi personali, non ? elegante chiamarsi fuori, anche perch? la transazione sistema le posizioni di vari ex amministratori di sinistra inguaiati con la corte dei conti.

Per quanto mi riguarda, avevo deciso fin dall?inizio di votare per l?accordo perch? esso libera una parte del  maledetto fronte dei contratti derivati e d? un po? di respiro al bilancio comunale, cio? ai servizi ai cittadini. Ma avevo chiesto una istruttoria seria (che obiettivamente ? stata fatta) per tutelare il sindaco e i consiglieri comunali della maggioranza, che sono stufi da un pezzo di assumersi responsabilit? per tappare voragini scavate da altri. E a chi obiettasse che nessuno ci costringe a stare l? rispondo che il senso dell?onore non ? un pregio esclusivo di chi non fa politica.

Devo per? confermare che la materia dei contratti derivati ? talmente contorta che tutti e nessuno possono aver ragione, perch? si tratta di marchingegni matematici che, come ha scritto l?illustre politologo Giovanni Sartori, non li capiscono nemmeno le banche che ci speculano. Di certo vi ? che ad essi si adatta quel proverbio per cui il cetriolo finisce sempre in quel posto all?ortolano. E l?ortolano, quasi sempre, non ? la banca.

Perci? ascolto tutti, ma riesco a capire solo in parte i vari ragionamenti. Pi? chiare invece mi sembrano le varie motivazioni.

Gli avvocati del comune lavorano evidentemente per chi li ha ingaggiati e non per l?opposizione.

Massimo Gnagnarini ha intrapreso da tempo, come ? sua facolt?, una dura battaglia per mettere in difficolt? l?amministrazione Concina e svegliare la minoranza. Non so se ha riposto bene le sue speranze. Fino ad ora non risulta. Per? Gnagnarini ? uno che ha sempre dimostrato di saper rischiare per i propri obiettivi politici. A volte gli ? andata bene, a volte gli ? andata male.

Quanto ai magistrati della corte dei conti, non vi ? dubbio che non possono esser lieti dello sfascio dei bilanci pubblici e quindi si danno da fare. Con metodi e risultati che mi guardo bene dal commentare.

Un dubbio legittimo

Un dubbio che nessuno ha sollevato in consiglio comunale, e che io ho tenuto per me, ? perch? la RBS, che ha il coltello dalla parte del manico (un contratto scritto in inglese, stipulato con un comune italiano da una banca inglese e, in caso di lite, un giudice competente inglese) ? disponibile a una transazione.

La risposta non ce l?ho, di ipotesi ne ho tre:

1) la RBS ha paura che la legislazione e la giurisprudenza europee si decidano a considerare annullabili i contratti derivati?

2) la RBS ha paura che, anche grazie a lei, il comune di Orvieto vada in dissesto e pure i propri crediti finiscano nel calderone?

3) la RBS ha paura che, nel corso di una possibile vertenza, venga fuori il nome di qualche personaggio che non deve venir fuori?

Una vicenda immorale

Nel corso del dibattito in consiglio comunale ? stato accennato dal consigliere Roberto Meffi, ma non ? stato approfondito, il concetto che la stipulazione di contatti aleatori come quelli derivati non ? conforme all?etica. Infatti chi amministra denaro altrui non deve fare operazioni il cui risultato ? affidato esclusivamente al caso. Non si gioca col denaro degli altri. L?amministrazione comunale, nei confronti del denaro comunale, si trova in una posizione analoga a quella del tutore che gestisce il denaro dell?orfano che gli ? stato affidato. Non deve e non pu? speculare. I derivati rientrano, come il gioco del lotto, tra quelle che sono chiamate le tasse degli imbecilli. Qualche giocatore, dotato di un buon fondo schiena, vince, ma il grosso dell?incasso va a chi conduce il gioco. Molti comuni si sono rovinati per arricchire poche banche, pochi comuni ci hanno guadagnato. ? stato pi? volte ribadito, da destra e da sinistra, durante il dibattito consiliare, che gli amministratori e i funzionari che sottoscrissero gli swap erano in buona fede. Probabilmente alcuni di loro erano in buona fede, ma devono riconoscere che sapevano di mettere a rischio il denaro pubblico, come se avessero deciso di fare coi soldi del comune una grossa giocata al lotto. La legge lo consentiva, ma non tutto ci? che ? lecito legalmente ? lecito anche moralmente (non omne quod licet honestum est).

Speriamo che la lezione serva per il futuro.

Pubblicato il: 04/10/2011

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