Io al congresso dell?associazione Luca Coscioni
Fausto Cerulli
Ho conosciuto Mina Welby su facebook. Mi ha invitato a partecipare al congresso dell?associazione Luca Coscioni, una delle tante associazioni dell?universo radicale. Sono stato indeciso se andare o no, non sono persona da congressi. Mi congresso da solo. Poi ho pensato che fosse quasi un dovere per me andare, in nome dell?amicizia che mi ha legato a Luca. Il congresso si ? tenuto in un grande albergo d Roma. I radicali, per i loro congressi, non badano a spese. Anche se poi piangono sempre miseria. Mina Welby mi aveva fatto preparare un lasciapassare nientepopodimeno che come relatore. Hanno preso la parola, prima di me, il fluviale Pannella, re della sceneggiata della incavatura perenne, e poi esperti di tutti i rami della scienza radicale. Pannella ha parlato per ore, e giustamente. Anche perch? ai patriarchi non si pu? dire il tempo ? scaduto, non essendoci tempo che scade per i patriarchi che sono padroni del tempo e del tempio radicale. Mi ha sorpreso che in nessun intervento fosse fatto il nome di Luca. E mi dicevo che Luca, essendo per i radicali e non solo, una sorta di simbolo, non deve essere nominato. Come nella religione ebraica, non nominate il nome di Dio invano.. ? lo dico senza ironia. Se non altro perch? Luca era comunque presente, con la sua Maria Antonietta al tavolo della presidenza. Ho sentito parlare di testamento biologico, di riforma del diritto di famiglia, della vergognosa mancanza di assistenza per i malati di malattie diverse. E mi ? venuta in mente la orrenda frase, pubblicata dai giornali, di un oncologo che invitava i colleghi a risparmiare sulle medicine per i malati di tumore affidati per modo di dire alle sue cure. Non sprecate le medicine, ha detto l?illustre orrendo clinico, tanto quelli debbono morire.
Della seria tagliamo le spese, teniamoci i soldi. Mi sentivo vagamente imbarazzato, tra tanta sapienza e cotanta dottrina.. Stavo per rinunciare al mio intervento, poi Mina Welby, che conosce non so come la mia storia, ha insistito, e sono infine salito sul podio- si dice cos??- destinato ai relatori. Mi ? stato detto che il mio intervento doveva condensarsi in cinque minuti. Tempo fisso, per tutti, meno che per i radicali doc, quelli di casa e cosa. Gli altri relatori avevano letto relazioni gi? scritte e rimeditate. Io non avevo preso neppure un appunto, dovevo parlare a braccio, e questo non mi spaventava, essendo io abituato a dire a braccio le mie rituali cazzate di avvocato. Mi spaventava semmai il fatto di dover condensare in cinque minuti cinque tutto quello che avrei voluto e forse dovuto dire. Ma ormai ero in ballo, ed ho ballato. Ho sparato subito la frase ad effetto: premetto che sono comunista. Qualche mugugno, poi un applauso, quello della sana trasversalit? radicale. Ho parlato allora di Luca, e solo di Luca. Di come lo conoscessi da sempre, da quando almeno era un brillante docente universitario, e un consigliere comunale di destra. Come se gli altri fossero stati di sinistra. Ho raccontato poi come Luca, ormai molto malato della sua malattia incredibile, mi avesse cercato con la posta elettronica, e mi avesse chiesto di andare a trovarlo, e di come fossi andato, pur essendo in preda da una delle mie solite allora depressioni. E d come mi sentii quasi in colpa, chiamare malattia la mia depressione di fronte a quella di Luca. Che era pieno di entusiasmo e di vita, in quegli occhi che erano il suo solo modo di comunicare. Ho detto do come sia stato io a pubblicare per primo in un quotidiano a tiratura nazionale un articolo sulle cellule staminali embrionali, che erano per Luca la speranza e per la Chiesa il diavolo. E di come Feltri, che dirigeva quel giornale e mi ospitava nonostante fossi dichiaratamente comunista, dovette scontrarsi, per pubblicare quel mio articolo, con Renato Farina, il suo vice, che lui chiamava il talebano cattolico per via che era uno dei capi di Comunione Liberazione, con rispetto parlando. Ed io dissi a Feltri che se quel mio articolo non usciva, io lasciavo il giornale. E l?articolo fu pubblicato. E il giorno dopo Repubblica ed il Corriere furono costretti a scrivere delle cellule staminali embrionali. Ed ho raccontato di quando mi presentai candidato al Senato, mentre Luca era candidato alla Camera, e di come presi solo 2.300 voti, che servirono nella loro esiguit? a far mancare il quorum ad un candidato al senato per il partito di Berlusca.. Poi ho voluto richiamare, dal mio piccolo pulpito, i radicali a riprendere la loro battaglia laica, giudicando io, come loro, come loro la cattolica chiesa il bubbone della nostra storia politica., e ricordando che ero uno dei pochi italiani ad essere stato condannato per oltraggio al Papa, dalla giustizia italiana. Tutto questo doveva essere detto in cinque minuti, mi consentirono di sforare a sette. Mi chiedo come sia stato capace di dire tante cose in un tempo cos? breve. E penso che sia stato un miracolo laico di Luca.
Pubblicato il: 03/10/2011