Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Il Paesaggio, le Frattocchie ed il topolone. Nota sugli amministratori dei comuni dell'Alfina

Roberto Minervini

Ma quanto vale il paesaggio? Verrebbe da chiedersi visto che bisogna continuamente difenderlo da interventi che hanno, almeno apparentemente, una valenza ?economica? mentre il Paesaggio (lo scrivo in maiuscolo per far capire che ha forse un valore maggiore dell?immagine di una cartolina) sta l?, a farsi guardare, ma chi lo guarda non paga, anche se si ferma a guardarlo un?intera giornata e lo fa anche con un gruppo di amici o con la sua donna (o uomo). Insomma a vederla cos? il Paesaggio non vale niente, anzi, a fronte della possibilit? di farci una lottizzazione, una cava, una discarica o un bell?impianto di fotovoltaico, diventa addirittura un freno allo ?sviluppo? e soprattutto alla tanto ricercata occupazione. Ma allora, per dirla chiara con molti imprenditori dell?Orvietano seguiti da molti sindaci, ??ma chi se ne frega del Paesaggio! Facciamo soldi ed anche occupazione con quello che meglio ci riesce senza troppi lacci e laccioli, perch? tanto con il paesaggio (loro lo scriverebbero con la minuscola), ambiente e teorie sulla qualit? della vita non ci ha mai campato nessuno?. Forse le cose stanno cos? e forse no, proviamo quindi ad approfondire le questioni e cerchiamo di capire.

Si dice spesso che l?Italia dovrebbe essere soprattutto un Paese esportatore in quanto trasformatore, quasi privo com?? di materie prime. Non ? proprio cos?, noi infatti abbiamo delle materie prime che non riconosciamo come tali e cio? quelle che qualcuno ha azzardato a chiamare ?giacimenti culturali?. Quel bagaglio ricchissimo di arte, storia, scienza, architettura, ambiente e, consentitemi, Paesaggio, che hanno contribuito, e non poco, a fare  bella ed anche ricca l?Italia fino ad oggi. Al punto che, fino ad recente passato, non si poteva ritenere completo il percorso di un uomo di cultura se non si compiva un viaggio e soggiorno in Italia. Tutto questo ? durato fino a pochi anni fa, tanto che in un modo o nell?altro il nostro Paese era al primo posto, e giustamente aggiungo, fra quelli pi? visitati al mondo. Sono circa dieci anni che questo primato lo abbiamo perso ed al primo posto, aggiungo di nuovo giustamente, ma per altri motivi, si trova la Francia. Poi seguono gli USA, la Cina che ha da poco superato la Spagna e, buona quinta, l?Italia. Quindi noi siamo, nonostante quanto abbiamo di giacimenti culturali, solo al quinto posto e continuiamo a perdere terreno. Possiamo permettercelo? Forse, ma se oggi siamo pi? poveri il mancato flusso turistico degli ultimi dieci- dodici anni non ha contato niente? Se ci riempiamo di cave, lottizzazioni, discariche e fotovoltaico diventiamo pi? ricchi? Non sono un economista e faccio gi? troppe cose per farne un? altra, per? la domanda ? intrigante.

Prendiamo un esempio a caso: le cave. Recentemente ho letto un interessante articolo di Stefano Rodi su ?Sette?, magazine del Corriere della Sera del 22 Settembre, dove si fa una analisi cruda fra quanto producono le cave e quanto rendono allo Stato. Il titolo dell?articolo ? ?Cave milionarie? e la dice lunga (assieme al servizio di Report su RAI 3 di pochi mesi or sono ?La banda del buco?) su quanto rendono le cave ai cavatori e quanto pagano allo Stato per il danno prodotto. Per carit?, a parte un po? di sana invidia per il largo utile che caratterizza queste attivit?, nulla da dire se l?esercizio ? svolto nel rispetto delle regole. Viene da chiedersi per? perch? solo in Italia a tanta devastazione paesaggistica ed ambientale non segua un congruo risarcimento a favore dello Stato (e magari anche delle popolazioni residenti che devono sciropparsi quotidianamente questa ingombrante e devastante presenza). In Francia ed Inghilterra ben il 20% del valore dei materiali estratti viene devoluto allo Stato e non hanno la piaga delle cave abbandonate che possono diventare discariche spesso abusive. Produciamo pi? inerti di Francia, Germania e Spagna e questo disastro non rende quasi nulla alla comunit?, anche l?occupazione stabilizzata ? ridicola. Come quasi nullo ? il concetto del recupero degli inerti dalle demolizioni. Noi caviamo e cementifichiamo e stiamo diventando dal Bel Paese o Giardino d?Europa che eravamo, il ?piazzale? d?Europa. Siamo il paese al mondo con il pi? alto rapporto di metro cubo di cemento per abitante: una follia per un Paese che potrebbe ricavare molto di pi? dal turismo. Messa cos? sarebbe ora che un Governo (non lo far? certo quello di Berlusconi) faccia una acconcia legge quadro nazionale (oggi ancora vige un Regio Decreto del 1927 quando si cavava a picconate e si trasportava a dorso di mulo) per mettere finalmente ordine nella giungla nazionale di questo settore.

Ciononostante, e non si capisce perch?, i sindaci del comprensorio Orvietano sono sempre molto disponibili nei confronti dei cavatori, gli esempi non mancano a cominciare dall?ultimo atto della giunta di Cimicchi per la cava di Benano (poi risolta con l?abolizione da parte del sindaco Mocio), alla cava di Castelviscardo a cui il sindaco Tiracorrendo, nonostante la richiesta di ?temporeggiare? che gli veniva sollecitata per iscritto dall?allora assessore all?Ambiente Bottini circa tre anni fa ha concesso, senza frapporre indugi e per ?atto dovuto?, l?autorizzazione ad esplorare un giacimento di basalto sull?Alfina per ben cinquanta ettari. Oggi lo stesso sindaco sembra che si sia inventato le ?ecosagre? in cui si usano vettovaglie biodegradabili, ma, come diceva un vecchio monaco che ci insegnava catechismo a scuola ??cento fioretti non assolveranno mai un peccato mortale?. E che dire della cava delle Greppe ad Acquapendente che dovr? chiudere a breve, grazie ad un intervento della Sovrintendenza, ma a cui il comune di Acquapendente aveva concesso vistosi ampliamenti.

Il tutto poi sull?Alfina dove, ormai lo sanno anche i polli, ma certi sindaci ancora no, c?? la risorsa idropotabile a cui attingiamo tutti noi fino ad Allerona, Orvieto ed oltre e che gi? d? seri sintomi di inquinamento di diversa natura. E cosa ci facciamo noi che quell?acqua la beviamo? Ci apriamo sopra enormi voragini di decine e decine di ettari e per decine di metri di profondit?, intercettiamo le falde e le apriamo all?inquinamento esterno. Tutti gli studi effettuati dicono che ? una follia aprire cave sull?Alfina (Paesaggio a parte!), ma i sindaci autorizzano, parlano di ?atti dovuti?, gli assessori regionali e provinciali non si decidono a mettere un vincolo su quell?area e a farla finita una buona volta con manfrine e giochi di parole. Il problema serio ? la qualit? della politica, i partiti (tutti) premiano non i bravi amministratori del territorio, ma quelli pi? fedeli e disponibili a collaborare con le aziende vicine ai partiti, alla faccia quindi del bene ed interesse collettivo. E cos? piccoli sindaci (dico piccoli perch? amministrano piccoli comuni non per sminuire la loro statura politica o morale) possono creare disastri smisurati. Colpa di questa vischiosit? politica che ormai tutto avvolge e che sta rovinando l?ex Bel Paese e senza remore. A Castel Giorgio, per occuparci ancora di casa nostra, la giunta Peparello ? stata capace di ?ammucchiare? sull?Alfina la bellezza di 160 ettari di progetti di fotovoltaico, un caso unico in Italia. Verrebbe da chiedersi, visto che di aree pianeggianti idonee ? piena l?Italia, come mai questa concentrazione proprio a Castel Giorgio? Sappiamo che a seguito di una legge tardiva quanto sbagliata si sono dati incentivi smisurati che hanno stimolato un fotovoltaico speculativo che sottrae territorio all?agricoltura, al Paesaggio (e quindi al turismo) e, nel caso di Castel Giorgio non d? quasi niente al comune. Ma perch? farlo fare? Altri ?atti dovuti?, anche se Peparello era stato messo sull?avviso su quello che stava per accadere gi? due anni fa? O ? un caso di ?fedelt?? al PD? Una vicenda che certamente merita approfondimenti ed il sindaco ne dovrebbe trarre le giuste conseguenze vista l?insostenibile situazione in cui viene oggi a trovarsi il comune.

Tutto da rifare quindi? Non tutto, ma quasi, si salvano solo esempi ?anomali? di giunte che di fotovoltaico speculativo sui terreni agricoli non ne vogliono nemmeno sentire parlare ed hanno fatto delibere tempestive in cui lo hanno escluso dai loro territori comunali o come quello di Porano dove il sindaco Giorgio Cocco ha fatto un impianto per circa 2 MW, ma non lo ha fatto fare a beneficio di altri singoli, ma per il comune. Un impianto che ? stato fatto laddove non dava fastidio, sentito il parere dei residenti, che ? stato protetto da una piantumazione di protezione e dato da realizzare dopo regolare asta pubblica. Un impianto che ? l?unico in un comprensorio che il sindaco (di lista civica guarda caso) intende tutelare e mantenere cos? com??, considerato anche il valore che pu? assumere un paese praticamente intatto, difeso dalla speculazione edilizia ed altro ancora. Un impianto che rende al Comune di Porano, cio? a tutti i Poranesi, ben 100.000 euro al mese. Esempi di questo tipo fanno impallidire giunte che, come a Castel Giorgio, hanno previsto nel piano regolatore il raddoppio della attuale cubatura di tutto il comune, squalificando cos? quelle gi?  esistenti, in tempi poi di grave crisi dell?edilizia e con migliaia di metri cubi di invenduto. La fissazione del mattone ? una tragedia tutta italiana che non risparmia nessuno. Progetti di espansione edilizio coinvolgono tanti comuni dell?Orvietano non escluso Orvieto stesso che pens?, appena insediatosi il sindaco Concina, ad  un patto (edilizio) con Roma, tardivamente smentito e ripudiato dallo stesso sindaco.

E? evidente che il gioco preferito di chi si mette in politica ? la monetizzazione del territorio attraverso la sua svendita e non la valorizzazione dell?esistente. Non a caso la Francia ? al primo posto, e di gran lunga, fra i Paesi pi? visitati al mondo. Perch? la politica francese ? quella di reale valorizzazione della qualit? locale. Non solo di ?eccellenze? come il Duomo di Orvieto o il Colosseo, ma di tutto il territorio. Tantissimi paesi e paesini sono gradevoli, ospitali e pieni della loro identit? territoriale, dove ? piacevole stare ed al giusto prezzo. Dove  si cerca di dare tipicit? anche solo valorizzando un piccolo produttore di vino o di formaggio. Questo costituisce e costituir? ancor pi? nel tempo un ?marchio? territoriale inimitabile. Vini e formaggi di qualit? si fanno ormai in tutto il mondo (si sta attrezzando anche la Cina), ma ci? che li rende unici ? la loro origine territoriale che nessuno potr? mai imitare e sottrarre all?economia di quell?area. Ed ecco che un territorio ben conservato e tipico nelle sue produzioni diventa una fonte di economia locale che rafforza i comprensori, anche i pi? sperduti, rendendoli unici. Se gli agricoltori dell?Alfina si coalizzassero per una produzione biologica locale (che preserverebbe anche le falde!), con le incredibili potenzialit? agricole di quell?area, si farebbe un marchio che potrebbe dare lavoro a centinaia di persone. Un?economia ?diffusa? e finalmente ?di sinistra?, altro che cave!

Invece siamo abituati a ben altro, infatti nell?Orvietano, al di l? dei proclami comunali, provinciali e regionali, le vere attivit? che hanno caratterizzato l?economia comprensoriale di questi ultimi vent?anni sono state edilizia abitativa, cave e discariche. E?cos? che sono nati borghi privi di identit? come Cicoria e Sferracavallo, contribuendo allo spopolamento del centro storico. Senza considerare la mania dei piccoli comuni di fare ognuno una piccola quanto ridicola ?zona industriale?, sottraendo ancora spazio, territorio, Paesaggio e bellezza alla nostra regione. Ho sentito pubblicamente il sindaco di Allerona lamentarsi del fatto che la mancata apertura del secondo casello autostradale di Orvieto gli impediva di vendere i lotti della ?sua? zona industriale. Un mio amico irlandese comment? ? sarebbe come doversi allargare i denti per aver bisogno degli stecchini?. Non viene in mente al sindaco di Allerona che forse una zona industriale nel suo piccolo comune ? una inutile quanto disperata forzatura? Non riesce a concepire qualcosa di pi? utile e soprattutto di pi? consono alla struttura, al territorio ed alla cultura del comune che rappresenta?

Credo che abbia ragione Bersani, segretario del PD, quando dice che bisognerebbe riaprire una scuola per amministratori pubblici come quella delle Frattocchie voluta da Togliatti per gli amministratori del PCI e chiusa nel 1991. Una scuola di cui, da cittadino, vedo che c?? un forte bisogno, non solo per formare meglio tecnicamente gli amministratori pubblici, ma anche per formarli ?moralmente? al rispetto dei valori di condivisione e rilancio delle aspettative dei cittadini, una scuola che spieghi con chiarezza ai suoi discenti che l?onest? e la correttezza amministrativa non sono solo vaghi valori etici, specie per degli amministratori della cosa pubblica, ma veri e propri fattori di sviluppo senza i quali il Paese va a rotoli. Una scuola che abitui al rispetto delle regole ed all?assunzione di responsabilit? anche contro i dettami del proprio partito.

C?? bisogno di amministratori prepartati e disponibili in grado di intervenire quando ? necessario, specie nei casi pi? difficili, come invocato ripetutamente all?assessore Rometti, per risolvere una volta per tutte la ?questione Alfina?. Avevamo riposto molta fiducia in un regolamento con spunti ad hoc per quell?area ed invece ci troviamo costretti a fare ricorso al Presidente della Repubblica per difendere territori stupendi di interesse collettivo come La Renara, frequentata da scolaresche, naturalisti e stranieri di tutto il comprensorio. Ma, come spesso accade, la montagna ha partorito non un topolino (il Mus musculus, il Topo Campagnolo, da biologo fatemelo dire), ma un regolamento ambiguo, flessibile, da interpretare, diciamo che ha partorito un topolone, un Rattus norvegicus, al secolo, il Ratto delle Chiaviche.

Pubblicato il: 30/09/2011

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