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La bacheca del Manifesto a servizio di Santoro e Travaglio

Fausto Cerulli

Immagino che questo mio intervento?corsaro?mi aliener? definitivamente le simpatie della pseudosinistra orvietana, quella, per intenderci che ha tollerato gli sgarri di Cimicchi, filza bianca, e di Mocio, abile sacerdote  quasi  laico, e che mi accusa di aver venduto l?anima a Concina solo perch? mi rifiuto di condannarlo qualsiasi  cosa faccia. Stavolta debbo rimproverare il mio amico Giulio Montanucci, che gestisce la bacheca del Manifesto: stavolta, a mio deciso e non sommesso parere, l?ha fatta grossa. .Ha ospitato sulla bacheca, per molti versi gloriosa, un articolo di Marco Travaglio che spara a zero contro Gianni Stella. Io, lo dico con tutta franchezza, nutro un profondo disprezzo per Marco Travaglio: e non solo per il suo passato fascista, ma anche e soprattutto per la sua assoluta mancanza di stile. E non mi riferisco allo stile giornalistico, che ? come il coraggio, che uno che non lo ha non se lo pu? dare. Parlo dello stile umano, qualcosa che somiglia alla classe, e di cui Travaglio ? assolutamente privo. Io gli perdono il fatto che non sappia scrivere, la stampa italiana essendo stracolma di gazzettieri sgrammaticati, ma non posso perdonargli il livore. Un giornalista livido ? solo e sempre un livido giornalista. Stavolta se la prende con Stella, per via che Stella non si inginocchia davanti a Re Santoro, detto anche Sant?oro, con l?apostrofo, a cagione dei miliardi che ha guadagnato facendo il tribuno dei poveri. Senza disdegnare i soldi di Berlusconi, quando lavorava, sempre arcipagato, per Mediaset, la voce del padrone. Travaglio ? della stessa razza di Santoro, razza presuntuosa e villana, di quelli che non sapete chi sono io. Con il risultato, tra l?altro, di portare voti al mulino del Berlusca. Ricordo certi interventi di Santoro in occasione delle campagne elettorali. Ogni bordata di Santoro finiva per convincere un milione di persone a votare Berlusconi: per qualche tempo ho pensato che Santoro fosse addirittura un infiltrato, mandato dal Berlusca nelle file nemiche per fare il doppio gioco a suo favore. A pensar male, ecc?.Ora il punto ? che Stella non vuole Santoro alla 7. Stella dice che Santoro non vuole accettare un minimo di regole, quelle che sono state accettate, tanto per dire, da gente come Lerner e Piroso, di cui tutto si potr? dire meno che siano cagnolini scodinzolanti per far felice il padrone. Voglio anche pensare che il veto di Stella sia dettato dalle pretese economiche di Santoro, convinto di essere tant?oro quanto pesa.  Ma debbo stare alla lettera, e dunque alle motivazioni di Stella. Per chi non lo sapesse, la 7 ? una Societ? per azioni, quotata in Borsa, un soggetto squisitamente privato. Ora, giusto o ingiusto che sia, un soggetto privato agisce nella sfera del diritto privato. E questo diritto comporta la facolt? di scegliere i propri indirizzi, di fissare regole proprie. Tra queste regole vale anche quella che chi comanda si assume precise responsabilit? nei confronti degli azionisti. Oltre ad assumersi precise pesanti responsabilit? penali: nel caso di specie le responsabilit? che attengono al direttore, appunto, responsabile. Io sono stato per anni legale del Manifesto, in un?epoca in cui le querele per diffamazione erano all?ordine del giorno. Ebbene, so per certo che ogni articolo del giornale, prima di essere pubblicato, veniva discusso in una riunione della Direzione del quotidiano comunista. E non mi risulta, tanto per fare nomi di giornalisti veri, che Pintor abbia gridato alla violazione del diritto di opinione, se si decideva che un suo articolo andava modificato, o addirittura cancellato, perch? non si atteneva alle regole che il giornale si era dato.

Nel nostro caso, lo dice Stella e lo conferma Travaglio, Santoro vuole assoluta carta bianca. Capisco che lui si senta un inviato speciale del Signore: ma anche un inviato speciale del Signore deve scendere a patti col Signore, che il Signore mi perdoni. Santoro non ci sta. Bene: esistono in Italia centinaia di canali televisivi: se non gli piacciono le regole della 7, trover? mille braccia pronte ad accoglierlo. Ma torno adesso al travaglio di Travaglio; voler imporre un minimo di regole a Santoro, da parte di chi dovrebbe pagare, a fior di milioni di euro, le sue sparate tribunizie, viene considerato da Travaglio un vero e proprio attentato alla libert? di stampa e di opinione. E il tutto viene fissato in un attacco personale e volgare a Gianni Stella. Con riferimenti a non meglio precisate banane,con la gentile definizione di ? Canaro? e via con gli insulti personali. Non ultimo quello secondo il quale il veto di Stella sarebbe dettato da ambigui interessi politici dei padroni del vapore 7. Come se non si sapesse che i giornalisti del Corriere della Sera sono comunque controllati dalla famiglia Crespi, e Repubblica da quel povero benefattore che si chiama De Benedetti. E che persino l?Unit?, s? proprio il giornale fondato da Gramsci, ? notoriamente sovvenzionato da palazzinari non proprio comunisti.

Travaglio si scandalizza; lui, con quella faccia di volpe, fa il finto tonto: immagina un mondo che dipende dal Vangelo di Santoro, e si fa apostolo di questo Vangelo. E con lo zelo infido di tutti i neoconvertiti, non arretra dinanzi alla utilizzazione livida di invettive del tutto personali e personalizzate.

Per questo condanno, modestamente, la sostanza del ragionamento di Travaglio, e ne condanno, da giornalista senza tesserino, l?assoluta assenza di quel minimo di educazione che un giornalista dovrebbe dimostrare. Non si discute offendendo, magari si pu? usare una ironia anche feroce. Ma Travaglio e Santoro, a mio parere, non conoscono neppure l?indirizzo di casa della Signora Ironia.

E scrivo questo, lo dico sinceramente, con l?amarezza di un comunista che vede ancora una volta la sinistra abbandonarsi al mero turpiloquio. Travaglio e Santoro, la non strana coppia. Con avversari di questo stampo

Berlusconi pu? dormire tranquillo.

Pubblicato il: 06/09/2011

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