Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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Orvieto: dove? La comunit? di popolo unita contro il rischio di cadere ?dalla padella nella la brace? e la sindrome della 'sora Camilla ?'

Silvio Manglaviti

Terni, Perugia, Viterbo, Siena, Roma, sono realt? territoriali consolidate amministrativamente e strutturalmente con le quali la nostra non pu? e non potr? ? almeno fino al prossimo Diluvio ? confrontarsi pariteticamente senza scadere in patetiche commiserazioni autoreferenziali.

Alea iacta est e cos? il destino di Orvieto ? inevitabilmente innestato su quello ternano e, insieme a quest?ultimo, entrambi su quello perugino.

Anche se la Pubblica Opinione e quelle di politica, cultura ed amministrazioni sono impegnate in riflessioni e discussioni, soprattutto sull?onda delle recenti decretazioni governative (tutte per? ancora da esplorare a livello parlamentare), nulla in concreto potr? cambiare negli assetti territoriali (perch? costerebbe troppo, mentre invece da spendere v?? men che poco o niente addirittura, a fronte di debiti al limite dell?insolvibilit?: situazione non solo orvietana ma ? come si vede ? global). In pi?, potrebbe configurarsi il concreto rischio di cadere in situazioni ben peggiori dell?attuale se non si affronta la questione del nostro futuro amministrativo e territoriale in modo adeguato ed opportuno, prefigurando ed analizzando scenari eventuali a premessa di qualsivoglia sviluppo successivo. Una cosa sola ? certa. Orvieto deve, ed ? nelle proprie capacit?, porsi fermamente, in maniera autonoma ed indipendente, al centro della discussione in corso nei palazzi ternani e perugini, per affermare la propria individualit? (non individualistica) territoriale, geografica e storica che la caratterizza da tre millenni.

I nostri politici, Consiglio Comunale e Giunta lancia in resta ad investire e dar mandato ai rappresentanti di ogni ordine e grado, provinciali, regionali e statali, portabandiera della nostra realt? locale di Citt? e Territorio, che in questo tempo come mai prima d?ora hanno gravissime responsabilit? vitali sul futuro di Orvieto.

? l?ora di uscire dalle rispettive tane per unire forze e sforzi nel nome delle vestigia e del Popolo. ? ora di farla finita con le rispettive divisioni, condite e alimentate da reciproci battibecchi, sgambetti, tattiche, delazioni, disconferme, strategie, indifferenze, nascondini, ostruzionismi e struzzismi.

Mentre Terni (gi? da tempo pendente su Rieti e stizzita con Perugia) strizza l?occhio a Viterbo e a Roma, Perugia non gioca alle belle statuine: le stelle non stanno a guardare e cominciano a fare la conta. Orvieto mica ? tonta, questo lo sa.

Il nostro Sindaco ? che riveste anche ruolo di promotore della Citt? e del proprio Comprensorio ? sa bene che non potr? e non dovr? trovarsi in fondo alla coda dei questuanti in cerca di un posto su una scialuppa che non c?? (sia il posto sia la scialuppa), sul Titanic. Come sa che la maggior parte di noi Orvietani siamo per la centralit? di Orvieto e per l?assunzione di un ruolo proattivo e non di conserva nei contesti provinciali e regionali. Ruolo che bisogna da subito impostare e prefissare anche nei contesti contermini interregionali ed interprovinciali.

Si deve cominciare da una promozione corretta e completa. Sono sufficienti poche semplici cose. Orvieto non deve dimostrare quel che ? stato il proprio passato, deve semplicemente mostrarlo. Allestendo, ad esempio, una cartellonistica stradale congrua e sponsorizzata (per non gravare sulle casse comunali), in cui figuri finalmente che Orvieto ? la medievale Urbs Vetus del Corpus et Sanguis Domini e l?etrusca Velzna del Fanum Voltumnae, tanto per cominciare, senza attendere paludati riconoscimenti accademici al riguardo. Ed i cartelli devono stare all?ingresso e all?uscita del territorio comunale sulle principali vie di comunicazione (A 1, SR 71, 74, 79, 205, 448 ?, sulla Cassia presso Bolsena e San Lorenzo Nuovo, sull?Aurelia presso Orbetello e Albinia). Assocommercio sta gi? muovendosi in questa direzione che dovr? necessariamente essere implementata.

Ad Orvieto non servono triviali diatribe, cinicostoiche (quando va bene). Serve Amore. Per uscire dal ghetto dell?indifferenza territoriale serve Amore. Oggi siamo la Porta della Tuscia in Umbria, un tempo si era, in Tuscia, Ponte tra Patrimonio e Granducato.

Macch? saudade, macch? revanscismi, imposizione perentoria e salda della propria volont? d?indipendenza, coscienza della propria individualit? ? quel che ci vuole; ma non certo nel senso di Miglio. Oltre le linee prenditempo perditempo dei partiti (? e mai ritornati).

Semmai prendendo a spunto e sprone, qual esempio civico, l?effetto descritto da La Pira:

?? effetto che la terminologia ascetica definisce composizione di luogo: rividi, cio?, con la fantasia la mia dolce, composta e armoniosa Firenze; rividi, come in un sol colpo d'occhio, assieme a quelle signorili e storiche, le nostre piccole citt? della Toscana, dell?Italia; gettai lo sguardo su tutte le incomparabili citt? dell?Europa ? irte di cattedrali e di monumenti di inestimabile valore, autentiche rifrazioni dell?eternit? nel tempo; ? autentiche ricchezze delle nazioni, ? essenziali strutture della civilt? umana ? strutture in cui trovano espressione i valori storici e creativi dell'uomo e, in certo senso, gli stessi valori storici e creativi di Dio ?? [?] ?Le citt? hanno una loro vita e un loro essere autonomi, misteriosi e profondi: esse hanno un loro volto caratteristico e, per cos? dire, una loro anima e un loro destino: esse non sono occasionali mucchi di pietre, ma sono le misteriose abitazioni di uomini e, vorrei dire di pi?, in un certo modo le misteriose abitazioni di Dio ? La nostra insensibilit? per questi valori fondamentali che danno, in maniera invisibile ma non meno reale, peso e sorte alle cose degli uomini, ci ha fatto smarrire la percezione del mistero delle citt?: e tuttavia questo mistero esiste e proprio oggi ? in questo periodo cos? decisivo della storia umana ? si manifesta attraverso segni che si rivelano sempre pi? rimarchevoli e che richiamano alla responsabilit? di ciascuno e di tutti.? [?] ?? ? un fatto incontestabile quello che sta svolgendosi sotto i nostri occhi, un fatto che ha un valore storico e sintomatico senza dubbio eccezionale: ? giunta, per cos? dire, la epoca storica delle citt?, l?epoca storica che deriva la sua nozione, la sua figura e il suo nome dalla cultura delle citt?. ? superfluo citare la letteratura indicativa di questo fatto essenziale; non si tratta solo di letteratura urbanistica (in proposito mi limiter? a citare solo il libro del Mumford), ma di letteratura storica, politica, metafisica, mistica perfino. Ed esiste un complesso di fatti sintomatici che nelle biografie, per cos? dire, delle citt?, si rivela veramente in mille modi. Basta pensare al fermento cos? vivo che anima ? cementandoli insieme ? i comuni d'Europa; o all'interesse crescente che provocano le biografie delle citt? pi? caratteristiche (sto leggendo una biografia su la ?Santa Mosca? nel XIX secolo); o alle manifestazioni del pensiero giovanile orientato giustamente verso l'intuizione del valore culturale e politico delle citt?./Tutto ci? ? innegabile: la cultura della citt?, la metafisica della citt? sono diventate, in qualche modo, il centro nuovo di orientamento di tutta la meditazione umana. Siamo a una nuova ?misura? dei valori: la storia presente e ancor pi? quella futura, si serviranno sempre pi? di questo metro destinato a fornire la misura umana a tutta la scala, gi? tanto sovvertita, dei valori.? Le citt? come ?? ?unit? viventi? ? veri microcosmi in cui si concentrano i valori essenziali della storia passata e veri centri da cui si irraggiano i valori per la stessa storia futura ? che costituiscono il tessuto intero della societ? e della civilt? umana ? beni che derivano dalle generazioni passate e di fronte ai quali le presenti rivestono la figura giuridica degli eredi fiduciari: i destinatari ultimi di questa eredit? sono le generazioni successive ? un caso che i Romani definivano sostituzione fidecommissaria, cio? di un fidecommesso di famiglia destinato a per:petuare in seno al gruppo familiare l'esistenza di un determinato patrimonio. Ne domus alienaretur sed ut in familia relinqueretur (D. 31-32-6), dice Papiniano. Ecco definita con mordente chiarezza la posizione giuridica degli Stati e delle attuali generazioni di fronte alle citt? che sono state loro trasmesse dalle generazioni precedenti: ne domus alienaretur sed ut in familia relinqueretur!? [?] ?? come nell'alba del secondo millennio il pilotaggio storico fu affidato alle citt?-cattedrali d?Europa, cos? in quest?alba remota del terzo millennio sono ancora le citt?-cattedrali d?Europa che danno orientamento e definizione alla storia del mondo ??.

 

Questo ? il messaggio che Orvieto (una delle europee ?citt? delle cattedrali?) ha il dovere e la responsabilit? di riprendere e portare nei palazzi di Terni, Perugia, Viterbo, Siena e Roma: Dignit?.

Pubblicato il: 25/08/2011

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