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Il tema non ? ?salvate le Province? ma chi far? e che cosa

Giorgio Santelli, consigliere provinciale IdV

Che la Provincia di Terni possa essere cancellata non pu? essere un argomento affrontato da chi l? ricopre oggi una carica elettiva.

Se non altro perch? una difesa dell?Ente verrebbe letta come ?difesa? di posizioni personali acquisite. Acquisite, va comunque detto, grazie al voto degli elettori, a differenza di chi, anche in Regione e non solo a livello nazionale, si trova eletto per scelte di partito (listini regionali e legge porcellum insegnano). Il problema che va posto ? un altro. La Provincia di Terni ha senso di esistere se le sue funzioni sono chiare e se ? risorsa per il territorio. Oggi, a 150 anni dall?unit? d?Italia, il quadro istituzionale va modificato e semplificato. La proposta del taglio delle province dell?Idv ? uno strumento di sollecitazione della necessaria riforma dello stato e delle articolazioni della repubblica, che ? ora nell?agenda politica del paese e ci evita di subire la propaganda leghista sul federalismo.

Ma pi? che ragionare sulla sopravvivenza della Provincia di Terni, preferisco porre una serie di domande a chi partecipa al dibattito.

Immaginiamo che dalle prossime elezioni amministrative non ci sar? pi? la Provincia di Terni. Poich? in politica ritengo che valga la regola del cambia tutto per non cambiare nulla, credo che ci? non avverr?. Per? facciamo un esempio di scuola.

Avrebbe senso una provincia regionale di Perugia? Provincia che accoglierebbe, non dimentichiamocelo, lo stesso vizio di rappresentanza negata ad un territorio: quello ternano. Il 75% di eletti della nuova provincia regionale sarebbe eletta nei collegi perugini. Il 25% nel ternano. No. Qualsiasi persona di buon senso direbbe che l?assenza della Provincia di Terni porta con s? l?inutilit? della Provincia di Perugia. Diventerebbe un organismo simile alla Regione. Meglio, in questo caso, sarebbe azzerare entrambe le province e ragionare su una riforma che dia valore e contenuti alle unioni dei comuni. Ma se si dice cancelliamo le province e facciamo l?unione dei Comuni senza capirne prima ruoli, deleghe, capacit? economiche e rapporti con i cittadini, anche questa riforma non avrebbe senso. Faremmo la classica cornice prima di comprare il quadro. Un?altra provocazione:  una Regione senza Province, che ha tanti abitanti quanti una grande Provincia, avrebbe senso? Ci sono Province italiane che hanno pi? abitanti della Regione Umbria; alcuni esempi: Caserta, Verona, Padova, Bologna, Catania, Bergamo, Salerno, Brescia, Bari.  Il minacciato taglio della Provincia di Terni ha dunque il merito ? se un merito lo dobbiamo trovare ? di spiegare alla politica regionale che il problema, a distanza di decenni, resta sempre il solito: il riequilibrio territoriale. Se ci fosse stato maggiore equilibrio tra le due province, oggi tutto questo dibattito non ci sarebbe. Cos? non ? stato e oggi ? quel vizio, voluto da tutti i partiti politici, dico tutti nessuno escluso, sta provocando il terremoto istituzionale. Oggi qualsiasi soluzione tampone, sarebbe letta come tardiva dall?opinione pubblica. Politica che ? in ritardo, come spesso accade. Ed allora? Come se ne esce? Serve un lavoro congiunto di Regione e Province e Comuni che sappia andare oltre al semplice tentativo di ?conservazione?.

 

Non basta oggi lavorare per il riequilibrio territoriale. Per dare all?opinione pubblica l?idea che la politica esca da questa crisi con idee chiare, servirebbe s? il riequilibrio, ma procedere contemporaneamente ad eliminare quei costi della politica reali che non stanno ? questo ? corretto dirlo agli elettori ? nella Provincia. Con una linea guida semplicissima rappresentata dalla domanda ?chi fa e che cosa?.

Eliminiamo le partecipate o diminuiamo pesantemente la presenza del pubblico in esse, tranne negli asset strategici utili allo sviluppo. Annulliamo le competenze di enti ed entucoli inutili che pesano sui costi della politica, affidando le competenze ad un organismo che si pu? chiamare Provincia o in qualsiasi altro modo. Evitiamo i doppioni e rendiamo pi? funzionale il controllo del territorio. Quante competenze sovrapposte esistono? Incentiviamo, a livello regionale, le funzioni associate dei Comuni, disincentivando, ovviamente, chi non le fa. La Regione, che discute di riforma endoregionale, definisca deleghe concrete a organismi di area vasta ? possono essere le Province od altro, il nome, ripeto, non mi interessa. Non deleghe false o prive di copertura economica. Poi i veri costi della politica, quel sottobosco di nomine molto care alla politica che hanno l?unico scopo di far quadrare gli equilibri interni. Infine il tema dei territori, che non ? andare con chi ma cogliere le opportunit? vere per lo sviluppo. Ed allora si sa che l?Orvietano guarda alla Toscana e al Lazio perch? sono quelli i territori dove la gente lavora e dove esistono maggiori scambi. Ad Orvieto ci sono 2000 pendolari che vanno verso Roma o in Toscana. Molti meno vanno verso Perugia o Terni. Il ternano ha forti rapporti con il reatino. Rapporti consolidati, in entrambi i casi, nel tempo. Se questo significa ridefinire confini o immaginare che i territori confinanti siano legittimati a discutere autonomamente protocolli di intesa tra di loro, ben venga. Qualcuno dice: ?Questo ? gi? possibile?. Sbagliato! Qualcuno, per esempio, deve ancora spiegare all?orvietano perch? venne negata la presenza universitaria Romana ? quando era ormai raggiunta ? solo perch? ci fu la chiusura da parte dell?Universit? di Perugia. Territori dunque in Umbria, non come ospiti ma da protagonisti.

 

Pubblicato il: 24/08/2011

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