Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

La soppressione della Provincia di Terni pu? diventare un'opportunit? per il rilancio di Orvieto

Guido Turreni

Si parla molto negli ultimi tempi di riduzione dei costi della politica, della "casta" e dei suoi privilegi.

In quest'ottica, si ? mosso un gruppo politico trasversale che ha pi? volte sollecitato la soppressione delle provincie ritenute enti inutili, da cui potevano ricavarsi, secondo alcune stime, circa 7 miliardi di euro di risparmi.

Il Governo Berlusconi ha optato per una soluzione intermedia, puntando sul dato dimensionale e progettando di sopprimere le piccole provincie al di sotto dei 300.000 residenti e sotto i 3000 kmq di superficie, fra cui rientra anche quella di Terni.

Sulla carta non si tratta di una buona notizia perch? si prospetta una perdita di autonomia degli enti locali, da cui potrebbe discendere l'ennesima perdita di autonomia del territorio orvietano, legato al carro di quello ternano.

In realt?, per?, questa soppressione non danneggia pi? di tanto Orvieto e gli Orvietani, quanto la politica ternana in generale, che perder? diversi posti "di potere e sottopotere" buoni per i poltronari incalliti che vivono di politica e per la politica.

Mi auguro che l'operazione del Governo continui decisa senza subire condizionamenti dell'ultima ora, in modo che si paghi un po' tutti, cittadini ma anche politici dei vari livelli, che devono dare il buon esempio per tutti.

Peraltro ad Orvieto hanno gi? soppresso un po' tutto (ricordiamoci sempre la ASL, gli uffici del catasto, quelli della sopraintendenza, le caserme ricomparse a Foligno, ecc. ecc.), quindi non credo che subiremo ulteriori gravi perdite dalla soppressione dell'ente provinciale.

Mi auguro che vengano chiuse, insieme alle piccole provincie, anche le comunit? montane e i vari ATI, ATO, ATINI e ATETTI che hanno ingrassato personaggi pi? o meno noti della politica locale insieme ai corrispondenti gestori, il SII, tanto per capirci, che costituiscono solo in apparenza societ? private che, in realt?, mostrano di avere i difetti pi? incalliti degli enti pubblici.

Sul piano generale, dunque, condivido l'azione del governo che, da un lato, ci chiede sacrifici in un periodo difficile e di vacche magre ma, dall'altro, si autoriduce posti e prebende per dare diciamo il buon esempio.

Intanto la notizia della probabile e possibile soppressione della Provincia ha gettato la sinistra locale nel panico, almeno quella che di politica ci campa.

Si sono rincorse voci incontrollate di riequilibri territoriali assurdi per far superare alla Provincia di Terni il tetto dei trecentomila abitanti includendo nella provincia stessa addirittura i Comuni di Spoleto, Norcia, ed addirittura il Comune di Todi che dista poco pi? di una ventina di chilometri da Perugia; fra un po' penseranno a includere nei confini provinciali di Terni anche tutti i comuni della fascia appenninica dell'Umbria e magari a quelli del Trasimeno.

La paura di dover tornare al lavoro fa 90, ? evidente.

Ma accanto a questa proposta di salvataggio, a dir poco ridicola, (vorrei sentire cosa ne pensano per esempio a Todi), si sta facendo largo l'idea della fine dell' Umbria, che conta meno abitanti di un popoloso quartiere di Roma come il Casilino (900 mila abitanti).

Pare infatti che anche a Terni comincino a chiedersi perch? continuare ad alimentare l'Umbria perugino-centrica dei Locchi e compagnia cantante (che aveva come slogan "La citt? Regione", Perugia, ovviamente), anzich? riscoprire gli antichi legami economici e commerciali con Viterbo, Rieti e con Roma che avevano contribuito allo sviluppo dell'intera area fino alla creazione della Provincia di Terni nel 1924.

E a dirlo non ? Guido Turreni, tuscista della prima ora, ma un noto esponente dell'UDC ternana (capogruppo in Provincia), Massimo D'Antonio, che il 13 agosto scorso sul Corriere dell'Umbria teorizza letteralmente a proposito della temuta soppressione: "Va da s? che, se cos? sar?, non potendo coesistere una regione con una sola provincia, chiuder? anche quella di Perugia e, per sillogismo, la Regione Umbria". E prosegue: "Faccio la mia proposta: apriamo un confronto con le due provincie del Lazio, ipotizziamo una macro provincia di 700.000 abitanti ed un territorio di oltre 8.500 kmq, ricco di risorse agricole e forestali, industriali, commerciali, con grandi potenzialit? turistiche rappresentate dai monti, dal mare e dalle terme," e, udite-udite, "con il potenziale secondo aeroporto di Roma, l'Universit? della Tuscia e un rapporto con la Capitale tutto da esplorare e costruire".

Insomma diciamo che anche a Terni stanno scoprendo la Tuscia ed il vituperato patto con Roma, tanto snobbato ed addirittura deriso dalla casereccia sinistra nostrana.

Cos? stando le cose, si potrebbero finalmente saldare gli interessi territoriali di Terni ed Orvieto, che unite potrebbero rovesciare nettamente quegli equilibri territoriali a dir poco svantaggiosi per Terni, Orvieto e tutta la provincia, che fino ad ora hanno visto queste citt? soccombere sul piano politico, economico e culturale rispetto a Perugia, citt? matrigna a tutti gli effetti.

E proprio la soppressione della Provincia di Terni costituisce l'elemento catalizzatore della fine della divisione fra Terni ed Orvieto nella lotta egemonica di quella che ? l'Umbria di oggi.

Orvieto, nella Nuova Tuscia, sarebbe proprio al centro geografico economico e culturale di questa nuova provincia e non pi? una desolata landa, marginale e coloniale, del Locchi pensiero, e di qualche locale intellettuale snob, dall'emetica facile dinnanzi a centri commerciali ed aeroporti, insomma dal conato facile per il lavoro e lo sviluppo.

Pubblicato il: 16/08/2011

Torna ai corsivi...