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Avventura dentro la passione politica. Note intorno a PD e COVIP

Mario Tiberi

Quando si ? superato il limite di ben oltre la met? della propria vita biologica, saggezza consiglierebbe di chetarsi per favorire la catarsi della spiritualit? personale in vista dell?appuntamento supremo con la leggiadra e democratica Signora di nero mantello vestita.

Anche la saggezza, per?, alcune volte imprime accelerazioni impreviste sul tachimetro della individuale tabella di marcia, si affanna e si affretta e, come ? notorio, la fretta ? spesso foriera di bizzarri consigli. E? quanto sto vivendo nel contesto storico delle mie attuali contingenze.

Potevo starmene tranquillo e sereno dedicando buona parte del mio tempo alla riflessione e alla lettura dei molteplici volumi lasciatimi in eredit? da mio Padre che, mi si creda, rappresentano un qualcosa di pi? alto e nobile al confronto di modeste ?pillole di Bignami? e, invece, mi sono ritrovato, quasi per caso, ad essere divorato dal ?fuoco sacro? della passione politica e, a nulla, sono valsi gli interventi di spegnimento operati dalla vigilanza della prudenza e della ponderazione.

E?, cos?, per me iniziata una affascinante, per alcuni versi irrazionale avventura che, come tutte le avventure, ? composta da variegate sfaccettature e distinte porzioni. Di due di quest?ultime, vorrei intrattenerVi.

Nell?aderire entusiasticamente al progetto ideale del Partito Democratico mi sono illuso, ingenuamente, di rapportarmi a volont? e coscienze libere da pregiudizi e retaggi fuorvianti mentre, nella realt? toccata con mano, ho trovato davanti al mio incedere uno spesso invalicabile muro costituito da mattoni impastati di ottusit?, stoltezza e ostinazione. E il bubbone epidemico, avente come ceppo originario il vertice nazionale, si ? propagato e diffuso a celerissima macchia d?olio alla periferia che, seppur fervida e volenterosa, non ? stata in grado di frapporre adeguati cordoni sanitari per non restarne contagiata.

Alle porte bussano i congressi di base e, da essi, potrebbero venire almeno alcune delle risposte che il popolo democratico e l?opinione pubblica pi? allargata stanno chiedendo, da tempo, a gran voce.

Pressano, per?, delle condizioni imprescindibili perch? i predetti congressi possano produrre i deliziosi frutti auspicati: la prima risiede nell?imperativo categorico che tutti coloro che sono stati chiamati a rispondere, dalla giustizia contabile, del loro operato amministrativo debbano percepire e fare proprio, se non il dovere morale, quantomeno il buon gusto e lo stile signorile di porsi in temporaneo stato di quiescenza fintantoch? i singoli atti comportamentali non siano chiariti, emendati e/o sanzionati; la seconda condizione consiste nel fatto che solo da un tesseramento serio e rigorosamente rispettoso delle regole statutarie, non falsato quindi dalla ?longa manus? dei padroni di pacchetti di tessere cumulativamente acquistate, potranno discendere assemblee congressuali pluralmente rappresentative, credibili e veritiere.

Di ci? intendo assumermi il compito di imparziale garante di fronte al popolo cittadino e denuncer? pubblicamente eventuali e riscontrati abusi, devianze o irregolarit? procedurali.

L?altra porzione di avventura si ? avviata allorquando ha iniziato a muovere i primi passi il Centro Orvietano di Vita Politica, caratterizzato dal segno della novit? e della creativit? intellettuale.

E? nato, alcuni hanno affermato quasi per scherzo, io invece, direi meglio, al pari di una scommessa sull?avvenire della nostra citt? e se ? vero, come ? vero, che le moderne forme assicurative hanno avuto origine in Inghilterra scommettendo sul ritorno o meno delle navi mercantili dalle Indie, cos? il COVIP, da scommessa, possiede in s? tutte le potenzialit? per trasformarsi in solida polizza assicurativa sulla vita futura della orvietanit? a patto che ognuno di noi, da onesto cittadino, ne corrisponda il giusto premio.

Con il COVIP, inoltre, si sta materializzando un mio antico pensiero che, in sintesi, pu? essere espresso dalla formula concettuale della ?Utopia della positivit?? intesa, restrittivamente, come dispiegamento della volont? dell?ottimismo e, estensivamente mutuandola dal termine latino ?positum?, come posta e calata nella realt? immanente, cio? industriarsi e indaffararsi con i piedi a terra pur sognando.

Ho parlato di una avventura: ora mi ci trovo immerso e la vorr? vivere fino in fondo e, se al cuor non si comanda, almeno in questa occasione consentir? a me stesso che il cuore prevalga sulla ragione.

Pubblicato il: 11/09/2010

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