No alla complanare
Carlo Perali- Comitato per il casello Orvieto nord
Dopo un periodo buio passato ad esercitare il potere e non a risolvere i problemi urgenti del traffico, ecco l?opposizione affrettarsi e sollecitare la realizzazione di un?opera (la complanare ndr) che tra incertezze ed intoppi gi? adesso nascerebbe incompleta, in ritardo, invasiva e gi? vecchia, mentre un ulteriore rinvio allontanerebbe per sempre il secondo casello.
Certo ad Orvieto le scelte sono sempre sofferte ma questa che viene in aiuto ad una mancata progettazione urbanistica ? evidente che nasce come un rattoppo e non pu? essere la panacea di tutti i problemi, e poi ? sempre valido il detto che quando gli amministratori esultano il popolo resta perplesso.
Infatti la complanare che correr? in terza fila, accanto all?Autostrada del Sole, sormontando laghetti e il mitico stadio, peraltro invaso da una bella rotonda obbligata a raccordarsi a questo tratto di strada, non sar? mai terminata, non servir? la zona industriale, non risolver? il traffico dei mezzi pesanti e non si innester? con la viabilit? secondaria di Sferracavallo: e allora a che serve iniziarla?
Non sarebbe pi? logico dare la precedenza al secondo casello, osservando gli effetti del traffico e solo dopo apportare opportune modifiche, ma evitando nel frattempo un inutile scempio e uno spreco di risorse economiche? A meno che questa strada non rappresenti un?opportunit? di lavoro e quindi una ?convenienza economica?.
Ragione per cui questa scelta non pu? essere il programma di entrambe le forze politiche, con l?unico scopo di guadagnare i consensi e ripagare l?accordo con profitti volatili, anche perch? il secondo casello, che avr? benefici effetti anche sul traffico, vuole avere soprattutto una funzione diversa e aprire ad una realt? di sviluppo dove concretizzare nuove e durevoli opportunit? di lavoro, mentre la complanare soltanto un alleggerimento del traffico.
L?importante per? consiste nell?avere le idee molto chiare circa gli scenari futuri e come invertire un sottosviluppo spesso scambiato per attivit? produttiva.
Desta invece stupore che ?Italia nostra?, sempre pronta a fare rispettare le proprie ragioni, questa volta rimanga in silenzio e mostri disinteresse nei confronti di un?opera di devastante impatto ambientale.
Pubblicato il: 29/09/2009