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Il Comune di Orvieto ? incasinato, ma non dissestato

Pier Luigi Leoni

Il mio amico Massimo Gagnarini paventa la dichiarazione di dissesto del Comune di Orvieto. Testualmente: ?Temo che la questione vera che si porr? ineluttabilmente nelle prossime settimane non sar? quella dello sfondamento del patto di stabilit? del bilancio, ma quella ben pi? grave della dichiarazione del cosiddetto dissesto finanziario. Decisione assai pi? radicale e difficile, ma temo ineluttabile?.

Ma, per dichiarare il dissesto, il dissesto deve esserci. E i comuni, finch? hanno beni da vendere, non sono tecnicamente dissestati e non possono dichiarare il dissesto. Infatti il dissesto comporta l?accollo da parte dello Stato dell?onere di ripianare il bilancio, in cambio di una temporanea rinuncia del comune all?autonomia di spesa. Ma lo Stato non si accolla un bel niente se il comune ha ancora beni da vendere.

Il comune di Orvieto ha beni da vendere di valore molto superiore al buco di bilancio. Solo quel che rimane del Casermone vale oltre 20 milioni di euro, mentre ne bastano due per ripianare il bilancio fasullo del 2009 e uno per pagare i debiti fuori bilancio.

Il problema ? se si trova qualche fesso (o furbo in misura per me inconcepibile) disposto a tappare il buco del bilancio comunale per spendere soldi nel Casermone senza divenirne proprietario. Altrimenti non resta che vendere, almeno in parte.

Aspettiamo l?apertura delle famose buste, e speriamo che dentro non ci siano solo cenere e carbone per l?amministrazione di Stefano Mocio, che indisse la gara.

Ma perch? Stefano Mocio, che non ? un fesso, si assunse la responsabilit? di varare un bilancio fasullo confidando nel salvagente del Casermone? L?insondabilit? di questo mistero gli ? costata la carica di sindaco di Orvieto. La rivelazione del mistero gli ridar? l?onore o lo affosser? definitivamente?

Pubblicato il: 26/08/2009

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