Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

BANDIRE ARROGANZA ED IGNORANZA DALLE AMMINISTRAZIONI NELLA GESTIONE DEL TERRITORIO

Silvio Manglaviti, Societ? Geografica Italiana ? vicepresidente Italia Nostra Orvieto

? la sintesi-slogan di Francesco Maria Giro sottosegretario ai Beni e le Attivit? Culturali, tra i relatori che hanno presentato a Roma (Montecitorio, Sala del mappamondo) il 10 luglio scorso l?edizione 2009 del Rapporto annuale della Societ? Geografica Italiana, ?I paesaggi italiani tra nostalgia e trasformazione?.

Al tavolo ha aperto i lavori il Vice Presidente del sodalizio prof. Mazzetti, l?estensore del rapporto prof. Massimo Quaini dell?Universit? di Genova (tra i massimi esperti di territorio e paesaggio), Enrico Letta e Ilaria Sotis, di Radio RAI, nel ruolo di moderatrice. In apertura, il saluto del Presidente della Camera Gianfranco Fini.

La Societ? Geografica Italiana nasce a Firenze nel 1867 con l'obiettivo di promuovere la cultura e le conoscenze geografiche e fin dalla sua nascita si impegna nell'attivit? di esplorazione delle terre di recente scoperta. Ente morale dal 1869, si trasferisce a Roma nel 1872, dove ha tuttora sede in un edificio cinquecentesco, recentemente restaurato, il Palazzetto Mattei, all'interno della Villa Celimontana. Attualmente l'attivit? della Societ? ? prevalentemente concentrata sulla promozione della ricerca scientifica e su attivit? di divulgazione, che vengono realizzate mediante programmi di studi e ricerche sul territorio e l'ambiente, una vivace attivit? editoriale, l'organizzazione di convegni e viaggi di studio e attraverso la stretta collaborazione con le associazioni ed istituzioni aventi interessi affini e con altre societ? geografiche, italiane e straniere. La Societ? Geografica Italiana, che non ha fini di lucro, ? aperta a tutti coloro che ritengono di condividere le finalit? di studio e conoscenza della realt? geografica terrestre.

Il Rapporto 2009 fa il punto sull?attualit? socio-politica, economica ed ecologica dei nostri paesaggi non urbani, mettendo in luce la peculiare condizione ?border line? in cui si muovono le amministrazioni, da quella pubblica a quelle locali, tra la preoccupante diffusione, il dilagare dell?abuso paesaggistico (inteso non solo come edificazione abusiva, ma anche come consumo dissennato di suolo) da una parte e l?impegno, la tensione alla conservazione fine a s? stessa dall?altra.

Proprio Quaini ha parlato di questa sorta di ?soglia, crinale, in cui sempre ? presente il rischio di scivolare da qualche parte del versante?: da una parte il baratro dell??annullamento del passato e del patrimonio culturale e paesaggistico, che dobbiamo invece consegnare (non solo adeguatamente conservato, ma migliorato) alle generazioni future?; dall?altra parte della cresta ? il ?precipizio? relativo al rischio di ?essere paralizzati da una conservazione in qualche modo nostalgica, elitaria, che vede un paesaggio da conservare totalmente, in maniera assoluta?. Il punto per? ? un altro.

Sempre per Quaini, ? che ?non si pu? fare conservazione se non si valorizza il paesaggio, poich? il paesaggio non ? n? ambiente n? territorio n? economia, ma ? il fulcro di tutte le questioni e non esiste paesaggio senza ?manutenzione? attiva. Se non viene curato, il paesaggio crolla?.

Riguardo a questo, Quaini ha allargato il discorso ricordando l?uso strumentale di certi miti ?della natura e della naturalizzazione?, che insieme ad altri fattori ha fatto s? che ?non siano state intraprese politiche per il paesaggio, perch? si pensava che la natura avrebbe fatto da sola: ma quei paesaggi abbandonati ai processi naturali perdevano di diversit??, come dimostra tanti depauperamenti della biodiversit? che ad esempio ha fatto seguito all?abbandono al proprio destino di aree a vocazione agrosilvopastorale.

In questo senso, Quaini ha ribadito come ?una delle soluzioni per uscire dalla crisi ? investire risorse, capitali, energie sui territori abbandonati ai processi naturali?.

Ovviamente la soluzione migliore ? quella di trovare un equilibrio tra conservazione e valorizzazione (e tra le esigenze ?dell?uomo? e quelle ?della natura?, cio? dell?ecosistema), ma al di l? di questa considerazione banale occorre vedere, nei singoli e molteplici casi locali, quale tipo di equilibrio sia effettivamente pi? adatto ad un dato luogo.


Giro ha evidenziato come col progredire dell?urbanizzazione si sia ?spezzato il rapporto ancestrale tra cittadini e luogo in cui vivono?. In particolare, il Sottosegretario ha messo il dito sulla piaga della ?dissoluzione tra paesaggio urbano e rurale: non c?? pi? l?armonia della reciproca integrazione tra citt? e campagna, e soprattutto ci sono moltissime zone ?grigie?, n? citt? n? campagna. Questo perch? l?urbanistica si ? concentrata troppo sull?organizzazione della citt?, che ? tipicamente nodo di interessi economici, e si disinteressa della campagna. Dobbiamo affrontare il problema di questa frattura?: da agosto sar? operativa, in tal senso, la nuova Direzione Generale dei Beni Architettonici e del Paesaggio.

Non posso non condividere e plaudire all?interesse per Paesaggio, Ambiente e Territorio che il Sottosegretario ha dichiarato e, fin qui, dimostrato nei fatti.

Non si pu? non condividere e plaudire quando lo stesso Sottosegretario ricordi come la gestione di tali beni indiscutibili dell?umanit? tutta, senza colori e spiriti di parte, sia da ricondurre al ?semplice? rispetto delle regole, delle normative vigenti: a partire dall?art. 9 della Costituzione, attraverso tutto (ancorch? datato) l?ordinamento in materia (leggi Bottai, ? con i contributi persino di Benedetto Croce!) e, soprattutto, della gerarchia normativa per cui ? ad esempio ? un piano regolatore urbanistico non pu? derogare dai piani territoriali regionali sovraordinati, in cui sono stabiliti tutti i vincoli caso per caso.

Enrico Letta ha illustrato gli aspetti economici che fanno del ?paesaggio un bene economico, produzione di ricchezza: spesso si pensa di legare la tutela del paesaggio a politiche per la decrescita: non ? cos?, esso ? invece ? elemento di crescita del paese e dell?economia. Ma la creazione di valore ha bisogno di tempi medio-lunghi?, ed ? proprio sull?accorciamento e sulla buona gestione di questi tempi che la politica deve esercitare la sua azione. ?Repubblica? ha messo in risalto il rapporto laddove denuncia come nell?Italia di oggi ?il disastro ai danni del paesaggio non sta tanto nello scandalo dei grandi abusi e nei mostri edilizi, quanto piuttosto nell?erosione continua, quotidiana, che si consuma sotto ai nostri occhi, e minaccia di cancellare del tutto il confine tra citt? e campagna?.

Le Amministrazioni, con il problema di dover far quadrare i conti, spesso percorrono pericolosissimi campi minati senza accorgersene (almeno si spera). La miopia ipocrita di nascondersi dietro l?offerta di posti di lavoro (peraltro a scadenza) in settori che sfruttino e condannino il paesaggio, l?ambiente e il territorio a morte certa (vedasi per esempio le cave; certa urbanizzazione incontrollata e inutile), trova purtroppo terreno fertile nella cronica disconoscenza che molti troppi di noi cittadini abbiamo riguardo al Luogo in cui si vive.

Disconoscenza che si fa arroganza, ignoranza, supponenza. Mai per? lungimiranza.

? un comportamento da ?meglio l?uovo oggi?, senza considerare (sconsiderato, appunto) che finite le uova, morta pure la gallina, che cosa si far??

La verit? ? che molto di frequente gli interessi in gioco sono tali e tanti che, sia tra gli amministratori che tra gli amministrati, si finisce per cadere irretiti nella cecit?, nel disinteresse, nel malvezzo ? suicidio.

Depauperare dissennatamente le risorse paesaggistiche, ambientali e territoriali condanner? a morte infatti anche il boia stesso: che sia esso l?amministratore incauto spalleggiato da un?opinione pubblica ciuca e struzza.


?Repubblica? ha ricordato che i geografi ?sostengono che per tutelare il paesaggio occorre prima sapere di cosa si parla?. Purtroppo dal punto di vista quantitativo, ancora non si sa di cosa si stia in effetti parlando.

La Societ? Geografica, con la propria Consulta sul Paesaggio, si mette intanto a disposizione dell?Osservatorio ministeriale e della Direzione Generale di cui ha ricordato il Sottosegretario Giro.

C?? da auspicarsi che gli amministratori locali, da parte loro, comincino a creare tavoli di studio e lavoro con tutte le varie autorit? del settore ed interessate, insieme alle associazioni che si occupano della corretta fruizione, gestione e della difesa, manutenzione e conservazione di Paesaggio, Ambiente e Territorio.

Guai a quel popolo che non abbia cura del proprio territorio, anche come paesaggio.

Il paesaggio ? il risultato di un dono di Madre Natura, l?Ambiente, ai suoi figli, anche l?umanit?.

Diritto ? viverci bene. Dovere ? mantenerlo in condizioni che ne garantiscano la rigenerazione delle risorse.

E siccome anche l?occhio vuole la sua parte: ? ora di dire basta a cementificazione e urbanizzazione selvaggia.

Perch? noi tutti siamo il Luogo in cui viviamo, datoci in concessione temporanea dai nostri figli.

 



Pubblicato il: 28/07/2009

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