Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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Cari monumenti! Monumenti cari?

cerco guai

E' di qualche giorno fa la notizia che i turisti se ne andrebbero da Orvieto perch? indispettiti dal caro monumenti. Mi si permetta, essendo anche parte in causa, di buttare gi? qualche considerazione. Siccome le cose da dire sono tante, le ho suddivise per argomenti, cos? che anche i lettori che mi rimproverano di essere troppo lungo possano agevolmente fruire di queste mie note a rate, sorbendosi uno o due paragrafetti al giorno, prima o dopo i pasti.

Il buon senso:

Chiss? se i signori intervistati, che hanno fatto centinaia di chilometri per poi ripartire alla ricerca di nuove fantastiche avventure, hanno considerato che l?ingresso ad un monumento costa molto meno dei rincari della benzina che hanno consumato? Per? il pieno si fa e zitti, anche se il petrolio cala e la benzina no, mentre per la cultura c?? sempre tempo.

Mi ? successo di sentirmi dire da un paio di turisti, in occasione del penultimo Presepe nel Pozzo: ?Ma come?!? Noi siamo venuti da Perugia per vedere il presepio e voi ci fate pagare due euro??; certo la tentazione era grande, ma quella volta ce l?ho fatta a non rispondere: ?Potevate pure informarvi, prima di spenderne venti di benzina!? e mi limitai a sorridere.

Probabilmente chi arriva a Orvieto non adeguatamente informato non si aspetta che ci siano cos? tante cose da vedere, dato che in cittadine analoghe i punti di interesse a pagamento sono due o tre, ma la reazione razionale non ? la fuga, quanto, casomai, la selezione. E per selezione intendo la libera e democratica scelta del turista e non la pretesa di ulteriori monopoli. Ogni riferimento alla reiterata assenza del Pozzo della Cava sulle mappe delle piazze orvietane e alle ?leggende metropolitane? su offerte in denaro fatte in passato ad altre realt? private per invitarle a chiudere i battenti ?, forse, puramente casuale.

Il confronto:

A gennaio sono stato a Barcellona, citt? molto spesso presa ad esempio per lo straordinario rilancio turistico degli ultimi anni, e posso garantirvi che con meno di 4 o 5 euro si riesce a visitare giusto la mostra parrocchiale dei presepi, e forse poco altro. L?ingresso alla casa Battl?, ad esempio, con accesso con audioguida al solo primo piano e ad una parte dell?attico, costa la bellezza di 16 euro e 50 a cranio, e non ? certo il monumento simbolo di Barcellona, n? l?unico edificio civile di Gaud?, essendo praticamente di fronte alla altrettanto famosa, e molto pi? grande, Pedrera.

C?? anche da dire, per?, che, sempre a Barcellona, abbiamo dovuto faticare per spendere pi? di 12 o 13 euro a testa per mangiare, e non certo nei fast food. In tutta la Spagna, poi, un litro di benzina costa in media dai 30 ai 50 centesimi meno che in Italia.

Perci?, guardiamoci intorno e rendiamoci conto se quello che non ci permette di fare la vacanza che vorremmo ? il quadro o la cornice, e magari molte affermazioni si ridimensionerebbero.

Il marketing e il de-marketing:

Mettere un biglietto di ingresso significa selezionare l?utenza. Lo so per esperienza, dato che, per la riscoperta delle nove grotte del Pozzo della Cava ci siamo mossi per gradi, cercando di trasformare una trattoria con la cantina visitabile in un monumento con dei servizi annessi. Perci? nel 1996, dopo lo svuotamento del pozzo, abbiamo introdotto il pagamento di un biglietto e abbiamo subito notato un calo di presenze, ma anche di atti vandalici e di sporcizia. Quando, nel 2003, abbiamo aperto le nuove grotte e aumentato il costo dell?ingresso, il numero dei visitatori ? ancora calato ma il loro grado di interesse e di soddisfazione ? cresciuto. Quasi ogni giorno vediamo persone che, quando scoprono che c?? da pagare un ingresso, seppur non esoso, preferiscono non entrare. Probabilmente non siamo riusciti ad attrarli, o probabilmente non erano sufficientemente interessati.

Alzare i costi dei biglietti per restringere e selezionare l?utenza ? una classica operazione di de-marketing, e dovremmo chiederci se esiste una correlazione tra offerta culturale e promozione generale adeguata alle aspettative del pubblico a cui vogliamo rivolgerci e che vogliamo interessare. Se invece si alza il prezzo sicuri che tanto di l? i turisti debbano passare senn? non hanno visto Orvieto, allora ? un altro paio di maniche. E in questo caso la citt? rischia di perderci.

Idem se si fanno offerte combinate, legando qualcosa che non ha poi troppo appeal ad un monumento molto visitato, costringendo a comprare tutto il pacchetto anche se interessati ad una sola delle proposte. Strategie simili, anche se animate dal nobile intento di rendere pi? visibile il bene culturale meno famoso, andrebbero ben soppesate, magari proponendo sia biglietti singoli che integrati, o valutando seriamente quanto il turista, che si trova ad aver gi? pagato un altro museo o monumento, sia poi davvero invogliato a proseguire il suo tour o butti via il tagliando perch? non ha tempo o voglia. Non siamo nuovi, n? in Italia n? ad Orvieto, a musei o mostre offerti ?in combinata? in cui i visitatori effettivi sono molti, forse troppi, meno dei biglietti staccati. Ma, ripeto, ? tutto da verificare.

La carta unica:

18 euro per vedere Orvieto non sono pochi, ma non sono pochi manco nove luoghi da visitare e i trasporti pubblici. Il problema ? che il turista-tipo orvietano, che sta qui mezza giornata, non ce la fa a visitare tutti i monumenti in cos? poco tempo. Capitano spesso da noi gruppi e singoli che vanno di corsa, attraversano i nostri sotterranei in tre minuti e poi chiedono dove si passa per la necropoli e se c?? un pulmino che possa accompagnarceli, perch? non hanno trovato il passaggio di Porta Vivaria, hanno la macchina a Piazza Cahen e, siccome hanno pagato, vogliono vedere tutto.

Non credo di incappare in altre diffide o minacce di querela (ma giusto perch? cito dati gi? pubblicati nei mesi passati e mai smentiti) se osservo che se tutti i monumenti facessero l?83% di sconto imposto al Pozzo della Cava (pena l?esclusione dalla promozione dei beni culturali orvietani), la carta unica costerebbe meno della met?.

Magari avremo modo di confrontarci su questo e altri temi con il nuovo presidente della Associazione Culturale Carta Orvieto Unica, quando avr? il tempo e la possibilit? di farlo.

Magari valuteremo pure se conviene adeguare l?offerta ad un turista frettoloso o adeguare le scelte promozionali ad una citt? che ha molto da offrire, ammesso che si riesca a comprendere quali siano i nostri referenti per la promozione: Comune? Consorzio provinciale? APT? Regione? Boh!

Le strategie di promozione:  

Molti si lamentano del costo del biglietto del Pozzo di San Patrizio, monumento simbolo di Orvieto e secondo solo al Duomo. Ebbene, ? notorio, poich? approvato in Consiglio comunale, che questo monumento-mito non ha nessuna intenzione di abbassare i prezzi e che concede uno sconto complessivo del 10% per la sua quota parte nella carta unica, e questo solo perch? il Comune assesta il bilancio coi biglietti del pozzo.

Mi spiego meglio: il biglietto intero del Pozzo di San Patrizio costa ? 4,50 e la sua quota parte dei 18 euro del biglietto unico ? ? 4,05 (ossia 4 dei 18 euro della carta unica vanno al Pozzo di San Patrizio); il biglietto intero delle grotte del Pozzo della Cava ? ? 3,00 e la nostra quota parte ? di 50 centesimi (cio? 50 centesimi dei 18 euro vanno a noi, prendere o lasciare); naturalmente non faccio esempi di altri monumenti perch? non sono gi? stati pubblicati da altri ed ? sempre bene pararsi il deretano?

Mi si dir? che un bene culturale di sicuro richiamo deve essere trattato coi guanti bianchi perch? aumenta notevolmente  il valore e l?appeal del biglietto unico, ma, dati alla mano, cos? non ? stato, visto il brusco calo di vendite della carta unica dello scorso anno, da quando ? entrato il Pozzo di San Patrizio, comportandone un notevole innalzamento del costo.

Io resto dell?opinione che una amministrazione che sa di avere un bene di richiamo turistico, se non vuole fare concorrenza sleale e se ha davvero a cuore la promozione della citt?, dovrebbe utilizzare quella risorsa per diffonderne i benefici all?intero territorio, rinunciando magari ad una fettina dei propri introiti (o rendendosi conto che 100 biglietti a ? 4,50 sono 450 euro, mentre 130 a ? 3,50 sono 455) per far migliorare l?economia generale, provando, magari, a prolungare la permanenza media dei turisti.

Ma, ripeto, sono punti di vista, niente altro che punti di vista...

Pubblicato il: 08/09/2008

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