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Il pacco bomba rimarrà un giallo

Sarà chiusa la vicenda sul pacco bomba che il 2 marzo del 2005 fece tremare Orvieto per un'intera giornata

ORVIETO - Sarà chiusa, restando ufficialmente un giallo, la vicenda sul pacco bomba che il 2 marzo del 2005 fece tremare Orvieto per un'intera giornata seminando il panico su un'eventuale attacco inarco - insurrezionalista.  

Entro al fine dell'anno, la procura, infatti, sembra intenzionata ad archiviare il fascicolo aperto per tentata strage calando un velo sulla vicenda.  Gli indizi fin qui emersi a carico dei principali sospettati,  infatti, non avrebbero assunto la dignità di prove e non ci sarebbero sufficienti appigli per andare avanti nelle indagini.  

Abbandonata l'ipotesi dell'attentato a sfondo politico, infatti, l'attenzione della magistratura si era spostata su una pista di natura strettamente privata, iscrivendo al registro degli indagati tre nomi tutti legati alla medesima vicenda.  Ma gli esiti del Ris, depositati ormai da qualche mese, non hanno corroborato i sospetti.  

L'ordigno - una scatola di latta di Cointreau con un chilo di esplosivo con doppio innesco dentro una busta di nylon - era stato trovato di fronte al portone del civico 5 di via Angelo da Orvieto, il mattino del 2 marzo 2005. Anche se quella, secondo quanto sarebbe stato ricostruito poi, non doveva essere l'originaria collocazione del pacco, ritirato, senza essere aperto, e tenuto in cucina per un'intera mattinata da un'inquilina del palazzo.  Un timer rotto ha sventato la tragedia, anche se non è stato mai appurato che la bomba dovesse veramente esplodere.  

La natura dell'esplosivo, una polvere molto comune in possesso a qualsiasi cacciatore, sarebbe stato tra gli elementi che avrebbero portato ad escludere che si trattasse di un ordigno da professionisti.  Anche se nell'ingente quantitativo in cui era presente avrebbe comunque potuto avere un effetto devastante.

Sempre, ovviamente, che fosse stato veramente costruito per esplodere.

Pubblicato il: 02/12/2006

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