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Piermar di Fabro prima udienza

Gli addebiti di irregolarità mossi all'azienda. L'avvocato della difesa, il legale orvietano Antonio Barberani, insiste "sul limitato quantitativo di materiale trovato non in regola" e parla di una forma di "accanimento"

FABRO - Taniche con residui di liquido tossico, materiale plastico stoccato in maniera non conforme e mancato adeguamento alle normative vincolanti della Provincia.  Sono questi i principali addebiti mossi, ieri mattina in aula, alla prima udienza contro la Piemar, la ditta di Borgosole che recupera materiale plastico, tornata sotto sequestro in questi giorni per un'operazione del Noe.  

Il procedimento che si è aperto ieri, invece, fa riferimento al sequestro effettuato sempre dal nucleo operativo ecologico dell'Arma nel marzo del 2005.  Sul banco dei testimoni sono sfilati ieri gli inquirenti e un funzionario dell'ufficio Ambiente della Provincia che ha sottolineato come la ditta non si sia mai messa in regola con gli adempimenti richiesti dall'Ente.  

L'avvocato della difesa, il legale orvietano, Antonio Barberani insiste "sul limitato quantitativo di materiale trovato non in regola" e parla di una forma di "accanimento".  

Nell'ambito di quella operazione i carabinieri sequestrarono, tra il materiale ricevuto in fabbrica per il recupero, una partita di materiale plastico (una trentina di taniche contenenti residui di liquido tossico) che risultò inquinato da sostanze pericolose.  I militari avevano anche accertato varie violazioni al decreto Ronchi e ad altre norme di tutela ambientale.

Pubblicato il: 02/12/2006

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