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Gli orvietani non considerano la tossicodipendenza un reato

Grande civiltà del nostro territorio nell'affrontare il delicato argomento. Risulta da uno studio sulla percezione della tossicodipendenza che sarà presentato al pubblico venerdì prossimo e di cui anticipiamo alcuni contenuti

foto di copertina

Gli abitanti di Orvieto e dell'Orvietano percepiscono la tossicodipendenza con grande civiltà. Ne comprendono la gravità ma non attuano comportamenti di esclusione nei confronti di chi ne è coinvolto. E, importante, non considerano la tossicodipendenza come reato ma come patologia da curare. Questa percezione del fenomeno è determinata da una realtà locale in cui la criminalità non è collegata all'uso di stupefacenti, come invece accade in altre zone del Paese.
Sono alcuni risultati dell'indagine sulla percezione della tossicodipendenza confezionata dalla Visa srl Visitini & Associati di Perugia, finanziata dalla Fondazione CRO e condotta  dall'Associazione Orviet'AMA, Associazione di Auto Mutuo Aiuto e dal SERT.
I risultati saranno presentati venerdì 1° dicembre alle ore 16,00 presso l'aula magna del Centro Studi Città di Orvieto.
Ieri mattina l'assessore alle politiche sociali, Maria Cecilia, il responsabile del servizio, dr. Massimo Marchino e la presidente dell'Associazione di Auto Mutuo Aiuto Orviet'AMA, Antonella Fortunati,(nella foto) li hanno presentati alla stampa.

Lo scopo della ricerca è verificare il livello di conoscenza dei servizi e dei gruppi di auto-mutuo-aiuto da parte della popolazione e delle famiglie, per adeguare e migliorare le modalità di comunicazione e quindi intercettare meglio i bisogni e le aspettative, organizzare le azioni da intraprendere.
Ricordiamo che il SERT assiste oggi 114 tossicodipendenti, in gran parte eroinomani, che rappresentano intorno al 50% degli assuntori di eroina. Cocainomani o assuntori di altre sostanze non sono controllabili e sono certamente più numerosi. Le droghe da "sballo" e l'alcool sono infatti assunti in occasioni specifiche, come il fine settimana, e coinvolgono una quantità importante di soggetti che non possono esser definiti tossicodipendenti, ma che sono ovviamente a rischio. Il SERT e l'associazione Orviet'A.M.A. svolgono un'azione di straordinaria importanza nell'assistenza  a tossicodipendenti, alcolisti e tabagisti, ma la ricerca ha evidenziato che sono servizi poco conosciuti e quindi le loro potenzialità risultano inespresse.

 

L'atteggiamento nei confronti della tossicodipendenza è stato il tema principale dello studio ed è stato affrontato su due livelli: in modo più approfondito attraverso colloqui di gruppo con gli esperti del SERT, con i giovani in trattamento, con i loro familiari e con gli adulti non coinvolti dal problema.
La ricerca è stata strutturata attraverso interviste condotte su un campione di 160 famiglie, rappresentative delle circa 17.000 famiglie residenti nell'Orvietano e su un campione di 40 famiglie con un componente seguito dal servizio. Le interviste sono state effettuate nel comune di Ficulle che molto esprime la caratteristica della realtà rurale, nel comune di Baschi in cui emerge maggiormente la realtà industriale, ad Orvieto centro e nel quartiere di Sferracavallo e nella frazione di Rocca Ripesena.

Dal punto di vista metodologico, la ricerca ha analizzato quattro grandi aree: i vissuti della tossicodipendenza, il ruolo della famiglia, i percorsi di ingresso e i percorsi di recupero.

 

Le cause tradizionalmente associate all'ingresso nell'area della tossicodipendenza, gravi traumi psicologici e conseguenti disturbi nella psiche del soggetto da un lato, frequentazione di cattive compagnie dall'altro, sono largamente condivise da tutti. Le famiglie coinvolte più della popolazione in generale, parlano anche di fuga del soggetto dalle proprie responsabilità e di incontri casuali con la droga sotto la spinta della curiosità.

L'imbarazzo provato dalle famiglie in cui vive un tossicodipendente è condiviso da tutti, come pure la difficoltà della famiglia di vivere questa condizione. Basti pensare che su 114 assistiti dal SERT, soltanto 8 famiglie partecipano attivamente alle diversi fasi di assistenza offerte dal servizio.
Sulle responsabilità i pareri tendono però a differenziarsi: mentre la popolazione in generale è molto d'accordo nel parlare di responsabilità dirette della famiglia e anche di fallimento del ruolo dei genitori rispetto al figlio che si droga, nelle famiglie coinvolte prevale un atteggiamento meno univoco, dove i fattori esterni alla famiglia assumono probabilmente maggior peso.

Anche sui percorsi di recupero le opinioni fra popolazione e famiglie coinvolte su differenziano: tra le prime prevale l'opinione che il tossicodipendente debba essere ricoverato in Comunità, mentre per le seconde sta al tossicodipendente decidere come curarsi, se in Comunità o ricorrendo al SERT e quindi continuando a vivere nel proprio ambiente.

Rispetto alle iniziative da intraprendere per contrastare il fenomeno della tossicodipendenza, il campione della Popolazione pone l'accento soprattutto sul mondo della Scuola, mentre le Famiglie coinvolte sottolineano il ruolo degli incontri fra le famiglie che hanno vissuto questa esperienza con altre famiglie, specie quelle con figli in giovane età. 

Il ruolo delle associazioni di volontariato e delle strutture dedicate come il SERT è giudicato molto importante, tanto da auspicare un aumento delle risorse destinate ma, accanto ad un riconoscimento virtuale emerge la scarsa conoscenza della presenza attiva di questi enti sul territorio e del lavoro svolto quotidianamente da anni. La scarsa conoscenza dell'Associazione di Auto Mutuo Aiuto è tanto più sorprendente se si considera che circa il 90% delle famiglie concordano nel ritenere  che le associazioni di volontariato svolgono un ruolo di grande importanza nell'assistenza ai tossicodipendenti. Il SERT invece risulta sconosciuto al 41% delle famiglie del campione della popolazione, circa un quarto dichiara di averne sentito parlare, un quarto del campione dichiara di conoscerlo bene o abbastanza bene, ed il 93% delle famiglie coinvolte dice di conoscere molto o abbastanza bene il servizio, contro il 7% che lo conosce molto poco.

Questi dati segnalano la necessità di far conoscere la presenza attiva dell'Associazione di Auto-Mutuo-Aiuto Orviet'AMA e dei suoi gruppi di intervento, nonché di rafforzarne il ruolo sia a livello di affiancamento nel percorso di recupero, sia principalmente nella prevenzione della tossicodipendenza.

 

"L'indagine sulla percezione del fenomeno della tossicodipendenza approfondisce numerose tematiche - ha spiegato il dr. Massimo Marchino - che vanno dalla conoscenza del grado di pericolosità delle droghe, alla figura del tossicodipendente, all'efficacia del ruolo parentale in situazioni di tossicodipendenza. La ricerca riflette anche le opinioni sulle esperienze legate al vissuto del tossicodipendente e quindi il problema della stigmatizzazione, che è particolarmente sentito dagli utenti del SERT. La ricerca fornisce senza dubbio preziose indicazioni per migliorare la conoscenza dei servizi esistenti e conferma che la collaborazione fra le istituzioni, i servizi e il volontariato è l'unica strada da  praticabile".

" Questo studio- ha detto la presidente dell'associazione Orviet'AMA, Antonella Fortunati- ci permette anche di giungere alla sintesi dell'esperienza finora realizzata dai gruppi AMA nei diversi ambiti della realtà delle dipendenze (droga, alcolismo, tabagismo) e rilanciarla poiché essi costituiscono una testimonianza molto forte ed importante. Il linguaggio della comunicazione di chi ha vissuto i problemi, infatti, fa intrecciare livelli di professionalità ed emotività che riescono a raggiungere meglio la scuola, i giovani e le famiglie. Proprio per questo molto presto verrà attivato un progetto mirato rivolto alle scuole primarie dove si è posizionata la soglia di attenzione sociale rispetto alle azioni di prevenzione".

"La ricerca - ha confermato l'assessore alle politiche sociali, Maria Cecilia Stopponi - apre scenari che non immaginavamo. L'Amministrazione comunale ha scelto la linea della condivisione delle strategie e questo studio favorisce azioni concrete nella direzione della conoscenza e del potenziamento dei servizi ma anche del ruolo del volontariato sociale che, per sua natura, ha scelto una modalità di approccio all'esterno il più diffuso possibile. Tutto questo permette di svolgere meglio l'azione nel campo della prevenzione dei molteplici disagi che sono poi alla base del fenomeno delle tossicodipendenza e delle dipendenze in genere. Basti pensare ai fenomeni di disagio purtroppo ormai emergenti fra i giovani di cui l'anoressia o la bulimia, ad esempio, sono la manifestazione. Il lavoro di rete è importante, dunque, perché è l'unico modo per affrontare veramente il problema, cioè ricreare il tessuto sociale per affrontare la tematica delle dipendenze".

 

 

 

 

 

 

Pubblicato il: 29/11/2006

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